La Grande Guerra 1914–1918. Le vicende e le passioni politiche, le operazioni militari

Copertina di: La Grande Guerra 1914–1918Mario Isnenghi (Venezia, 1938), professore emerito dell'Università Cà Foscari di Venezia e Presidente dell`IVESER, Istituto veneziano per la storia della Resistenza, è uno dei più autorevoli storici italiani e tra i principali studiosi della Prima guerra mondiale. Nella sua lunga carriera di docente, ha insegnato anche all'Università di Padova e all'Università di Torino.

Giorgio Rochat (Pavia, 1936) è un accademico, storico e saggista italiano. Ha insegnato all'Università di Milano, Ferrara, Torino.

I due autori firmano insieme, senza attribuzione separata di parti e capitoli, questa sintesi ampia e sfaccettata della Grande Guerra, di come fu voluta e non voluta, condotta e contestata, maledetta e ricordata. Racconta il ruolo delle forze politiche e degli intellettuali e l'agire e il pensare dei generali, ma anche le terribili condizioni dei soldati al fronte e le atroci punizioni loro inferte in caso di insubordinazioni, le sofferenze causate ai civili dalla guerra, gli scioperi e le agitazioni popolari di malcontento, le gravi violazioni dei diritti civili conseguenti ai decreti governativi e alla cessione all'autorità militare.

Dalla IV di copertina del libro:

Nel libro si intrecciano due filoni di studio solitamente divisi: vicende e passioni politiche e culturali e operazioni militari vengono rilette assieme alle ideologie, ai sogni e alle cifre del primo conflitto mondiale. Un esercizio di memoria che prosegue fino ai giorni nostri perché la "Grande Guerra" fu un memorabile accumulo di vissuto collettivo.

Un mondo in frantumi

p.428: "… dopo Caporetto […] 600.000 [civili] circa – la gran parte della popolazione urbana – si sono ritirati frammisti all'esercito italiano in rotta. I profughi a lunga distanza sono questi delle città o cittadine occupate o – come Treviso e la stessa Venezia – a rischio di occupazione e i loro diversi destini nei vari luoghi di rifugio della penisola costituiscono un problema nel problema; ma vanno profughi, sono costretti dalle operazioni militari a forme di migrazione interna alla spicciolata, a lasciare casa e paese e a trovare precario rifugio altrove, anche molti di coloro che pure rimangono al di là del Piave. Un mondo in frantumi."