"Si è parlato ovviamente molto dei soldati, poi si è parlato dei feriti, dell'aspetto legato alle cure farmaceutiche, dell'assistenza medica e infermieristica, anche degli animali legati alla guerra.
Si è parlato poco dei civili, quelli che non hanno partecipato alla guerra, quelli che la guerra l'hanno subita.
Si vedono le battaglie, ci si dimentica dei soldati. Si vedono i soldati, ci si dimentica dei civili."
Silio Rigatti Luchini
in occasione del Centenario della fine della Prima Guerra MondialeVideo disponibile su Mediaspace
La prima guerra mondiale, come tutti i conflitti di tale portata, causa uno spostamento in massa di popolazioni costrette a lasciare le proprie terre. La Grande Guerra coinvolge attivamente il Regno d'Italia per 1250 giorni, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918. In questo lungo periodo si verificano tre diversi flussi di profughi:
- un primo flusso, abbastanza modesto e volontario, avviene fin dai primi mesi di guerra, a seguito della occupazione da parte delle truppe italiane di alcune zone del Trentino meridionale, tra cui Cortina d'Ampezzo e del Friuli orientale, tra cui Aquileia, Caporetto, Cervignano, Cormons, Gradisca d'Isonzo, Grado e Monfalcone;
- un secondo flusso nell'estate del 1916 di circa 76 mila profughi della provincia di Vicenza avviene quando parte del territorio – particolarmente l'altipiano di Asiago – viene invaso dal nemico durante la Strafexpedition e sgomberato per necessità belliche o perché soggetto al tiro delle artiglierie nemiche. Questo secondo esodo più consistente di profughi può quindi considerarsi non spontaneo ma subito da parte della popolazione civile.
- Il terzo e più rilevante flusso è quello che si verifica nell'ottobre-novembre 1917, come ripercussione della ritirata dell'esercito italiano dall'Isonzo al Piave e la conseguente occupazione austriaca del Friuli e del Bellunese e parte delle province di Treviso e Venezia e coinvolge circa 135.000 profughi. Rispetto ai precedenti esodi, quello del Friuli presenta una uniformità maggiore sul territorio, interessando più o meno tutti i circondari o distretti.