Le parole per dirlo

Profughi, rifugiati, migranti sono termini utilizzati spesso come sinonimi, in maniera quasi intercambiabile, ma hanno invece significati differenti e possono indicare diverse situazioni giuridiche.

Per poter comprendere, valutare e misurare un fenomeno la statistica ci insegna che è importante chiarire i concetti per verificare la comparabilità nel tempo e nello spazio del fenomeno a partire dalla sua definizione. L'intento di quantificare i profughi della Prima guerra mondiale e di rapportarli al contesto odierno pone perciò innazitutto la questione della definizione "condivisa" di profugo.

Già in relazione alla Prima guerra mondiale le definizioni di profugo che si susseguirono furono diverse ed evidenziarono alcune incongruenze. Ma oggi, nel complesso contesto socio-politico in cui viviamo, chi può essere definito profugo?

Proviamo a fare un po' di chiarezza.

 

Profugo

Secondo la definizione utilizzata per la realizzazione del Censimento dei profughi del 1917 profugo è chi proviene da aree geografiche direttamente o indirettamente coinvolte nel conflitto mondiale, impossibilitato a svolgere una normale vita civile, e per questo costretto a spostarsi in Italia ma anche all'Estero.

La confusione generatasi per la questione degli "Irredenti" nel Primo conflitto mondiale porta ad una nuova definizione del termine in occasione del secondo Censimento del 1918. Per poter disambiguare il fenomeno vengono definiti profughi tutti i cittadini costretti ad abbandonare la loro dimora, per invasione o ordine militare, comunque impossibilitati a svolgere la loro vita civile. Ma la confusione generata porta comunque ad errori di classificazione e di interpretazione.

Il dizionario Treccani aiuta nella definizione sostendo che: "il profugo è colui che per diverse ragioni (guerra, povertà, fame, calamità naturali, ecc.) ha lasciato il proprio Paese ma non è nelle condizioni di chiedere la protezione internazionale". Quindi solo lo status di rifugiato è sancito dal diritto internazionale.

Si utilizza il termine profugo anche per indicare una persona che è stata costretta a lasciare la propria casa, ma che non ha ancora lasciato il proprio Paese di origine (profugo interno). I profughi non hanno diritto alla protezione internazionale da parte dei paesi che hanno ratificato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, tuttavia possono ricevere aiuto da organizzazioni umanitarie come l'UNHCR e la Croce Rossa.

Il termine profugo ha quindi un significato un po' diverso da quello di rifugiato. È importante notare che la differenza tra rifugiati e profughi è legale, non morale. Sia i rifugiati che i profughi sono persone che hanno bisogno di aiuto e protezione.

 

Rifugiato

La condizione di rifugiato è definita dalla convenzione di Ginevra del 1951, un trattato delle Nazioni Unite firmato da 147 paesi. Nell'articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che

"temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese".

Dal punto di vista giuridico-amministrativo a un soggetto viene riconosciuto lo status di rifugiato perché se tornasse nel proprio paese d'origine potrebbe essere vittima di persecuzioni. Per persecuzioni s'intendono azioni che, per la loro natura o per la frequenza, sono una violazione grave dei diritti umani fondamentali e sono commesse per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale.

L'Italia ha ripreso la definizione della Convenzione nella legge numero 722 del 1954.

I rifugiati hanno diritto alla protezione internazionale da parte dei paesi che hanno ratificato la Convenzione. Ciò significa che hanno diritto a non essere rimpatriati nel loro paese di origine, a ricevere un permesso di soggiorno e ad accedere ai servizi essenziali come cibo, alloggio, istruzione e assistenza sanitaria.

Lo status di rifugiato è una condizione giuridica: può quindi essere "perso", come stabilisce la Convezione di Ginevra, se la persona ha volontariamente richiesto la protezione dello Stato di cui possiede la cittadinanza. E ancora, se ha volontariamente riacquistato la cittadinanza persa; se ha acquistato una nuova cittadinanza e gode della protezione dello Stato di cui ha acquistato la cittadinanza; se è volontariamente tornata e si è domiciliata nel Paese che aveva lasciato; se, cessate le circostanze in base alle quali è stata riconosciuta come rifugiato, essa non può continuare a rifiutare di domandare la protezione dello Stato di cui ha la cittadinanza (se, in pratica, la situazione nel suo Paese è cambiata in meglio).

 

Richiedente asilo

Un richiedente asilo è una persona che, avendo lasciato il proprio Paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale. Fino a quando non viene presa una decisione definitiva dalle autorità competenti di quel paese (in Italia è la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato) la persona è un richiedente asilo e ha diritto di soggiornare regolarmente nel Paese, anche se è arrivato senza documenti d'identità o in maniera irregolare.

 

Beneficiario di protezione umanitaria

È una forma di protezione internazionale, normata dall'Unione europea come protezione sussidiaria, riconosciuta a chi rischia di subire un danno grave se rimpatriato, a causa di una situazione di violenza generalizzata e di conflitto. Può inoltre godere della protezione sussidiaria chi corre il pericolo di subire tortura, condanna a morte o trattamenti inumani e degradanti per motivi diversi da quelli previsti dalla Convenzione di Ginevra. Ragion per cui un beneficiario di protezione umanitaria non è riconosciuto automaticamente un rifugiato.

 

Migrante/Immigrato

Termine utilizzato in maniera generica per indicare il flusso di persone che si trasferiscono dal proprio Paese a un altro. Per la precisione indica chi decide di lasciare volontariamente il proprio Paese d'origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. A differenza del rifugiato, un migrante non è un perseguitato nel proprio Paese e in teoria può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza, senza nessun rischio. Migrante ha quindi una connotazione più economica.

L'immigrato regolare risiede in uno Stato con un permesso di soggiorno rilasciato dall'autorità competente.

L'immigrato irregolare è una persona che: è entrata in un Paese evitando i controlli di frontiera; è entrata regolarmente in un Paese, per esempio con un visto turistico, ma ci è rimasta anche dopo che il visto è scaduto; non ha lasciato il Paese di arrivo, anche dopo che questo ha ordinato il suo allontanamento dal territorio nazionale.

 

Clandestino

In Italia, la L.94/2009 stabilisce che commette reato di immigrazione clandestina lo straniero non comunitario che

  • fa ingresso in Italia privo di passaporto valido o di altro documento equipollente, di visto d'ingresso, non attraverso i valichi di frontiera
  • che vi si trattiene in mancanza di permesso di soggiorno, carta di soggiorno oppure di autorizzazione per motivi di studio, turismo, affari o visite secondo quanto previsto dalla legge n. 68 del 2007.
(Legge 15 luglio 2009, n. 94 (GU Serie Generale n.170 del 24-07-2009 - Suppl. Ordinario n. 128), Disposizioni in materia di sicurezza pubblica).

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Apolide

L'apolide è "una persona che nessuno Stato considera come suo cittadino nell'applicazione della sua legislazione" (ONU, Convenzione sullo status degli apolidi, 28/9/1954). Un apolide può essere riconosciuto come rifugiato se per i motivi sopra descritti (guerra, persecuzioni…) non vuole o non può tornare nel proprio Paese di origine.

 

Convenzione sui rifugiati

 

FONTI

 

Codice italiano per la qualità delle statistiche ufficiali https://www.sistan.it/index.php?id=63
Censimento dei profughi 1918 pag. 7
Censimento dei profughi 1919 pag. 8
Enciclopedia Treccani https://www.treccani.it/
Franchin, Anna. Che differenza c'è tra profughi e rifugiati?, in "Internazionale" 20 giugno 2013. https://www.internazionale.it/notizie/2013/06/20/differenza-profughi-rifugiati
Tallia, Stefano; Miletto, Enrico. Vite sospese: profughi, rifugiati e richiedenti asilo dal Novecento a oggi. Milano: Angeli, 2021.
RaiNews. Migranti, profughi, rifugiati: ecco significati e differenze, settembre 2015. https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Migranti-profughi-e-rifugiati-ecco-significati-e-differenze-d7c2f4b7-3f7f-4e74-9237-29da18e13075.html