La guerra di Abele è la guerra che sconvolge le vite delle persone comuni, le cui storie ieri come oggi galleggiano e si perdono nella grande Storia. Piccole testimonianze che è importante salvare dall’oblio, per rendere loro giustizia e per per non perdere mai di vista il fattore umano degli avvenimenti, altrimenti impersonali.
Cento anni fa i giovani Abele, Giuseppe, Toni e Fabio vengono mandati al fronte nella Grande Guerra. Le loro vicende riemergono grazie a frammenti di storia arrivati fino a noi: nel caso di Abele Lago e Giuseppe Mercatali, si tratta di materiale archivistico eterogeneo conservato nella Biblioteca di Ca’ Borin e del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea. A ridare voce a Toni Bio e a Fabio De Lorenzo, invece, sono due bibliotecari del Polo di Scienze Sociali, che narrano le vicissitudini dei loro parenti attraverso documenti e oggetti personali – che nel caso di Fabio si riducono emblematicamente a una lapide con il suo nome.
Oggi le storie di Makak, cittadino del Sud Sudan rifugiato in Etiopia e arrivato a Padova nel 2019, e di Yuliya Paska, scappata dall’Ucraina invasa e ora studentessa a Padova, ci ricordano che ogni vittima ha il volto di Abele e che le grandi questioni del mondo contemporaneo non trovano soluzione stabile se non attraverso la difesa delle istituzioni democratiche e dei diritti fondamentali dei cittadini.
Quello che accomuna queste piccole storie è l’urgenza di essere raccontate e diventare così testimonianze vive, capaci di uscire dalla pagina scritta per coinvolgere il lettore e stimolare riflessioni, empatia e solidarietà.