I dati del Censimento definitivo

Il Censimento finale rileva circa 632 mila profughi in Italia per causa di guerra, che si possono distinguere in tre gruppi in base alla provenienza:

  1. circa 504 mila profughi provenienti dalle province venete di Vicenza, Treviso, Belluno, Venezia, Padova e Udine, che nel 1915 si trovavano entro i confini del Regno d'Italia e che avevano dovuto abbandonare la loro dimora abituale per le avvenute invasioni del nemico o per ordine dell'autorità militare o per le difficoltà create dalla guerra allo svolgimento della vita civile.
  2. circa 86 mila profughi fuggiti dai territori irredenti appartenenti all'Impero Austro-Ungarico (50.564 dalla Venezia Giulia e Dalmazia e 32.945 dal Trentino Alto Adige);
  3. circa 42 mila italiani rimpatriati dagli Stati in guerra con l'Italia, esclusi i richiamati alle armi.

Volendo focalizzare l'attenzione sul primo gruppo, che rappresenta l'esodo dalle province venete entro i confini del Regno d'Italia anteguerra, la situazione è riassunta nella seguente tabella, tratta dal libro di Gaetano Pietra: Gli esodi in Italia durante la guerra mondiale (1915–1918). Roma: Tipografia Failli, anno 17 (1939), pag. 14.

Distribuzione dei profughi secondo il loro domicilio originarioTAV. I - Distribuzione dei profughi secondo il loro domicilio originario (fonte: Gaetano Pietra, Gli esodi in Italia durante la guerra mondiale (1915–1918). Roma: Tipografia Failli, anno 17 (1939), pag. 14.)


La distribuzione dei profughi nel Regno non avviene, ovviamente, in base a un piano prestabilito o in relazione alle condizioni dei profughi ed alle loro esigenze, ma in ordine di necessità contingenti. Molti si spostano all'interno del Veneto in località lontane dalla linea del fronte e in grandi centri industriali dell'Italia settentrionale in grado di assorbire buona parte della manodopera profuga. Bologna diventa il primo grosso centro di smistamento dei fuggiaschi oltre il Po e la corrente di questi viene poi incanalata per la maggior parte oltre l'Appennino e al sud, come è possibile vedere dalla seguente tabella tratta dal libro di G. Pietra, Gli esodi in Italia durante la guerra mondiale (1915–1918), pag. 27.

Distribuzione dei profughi in Italia secondo le provincie di provenienza ed i compartimenti di destinazioneTAV. X - Distribuzione dei profughi in Italia secondo le provincie di provenienza ed i compartimenti di destinazione (fonte: Gaetano Pietra, Gli esodi in Italia durante la guerra mondiale (1915–1918). Roma: Tipografia Failli, anno 17 (1939), pag. 27.)


I profughi nelle grandi città Per il resto d'Italia i profughi preferiscono riparare nelle grandi città nella speranza di trovare più facilmente un lavoro e la possibilità di vivere, come si evince dalla tabella a p. 266 del libro di Leone Kawan, Gli esodi e le carestie in Europa attraverso il tempo. Roma: Accademia dei Lincei, 1932.

Sempre a pag. 266 del libro di L. Kawan, Gli esodi e le carestie in Europa attraverso il tempo, si legge che la fuga dei profughi italiani non ha lunga durata. Raggiunge la massima intensità a partire dalla ritirata di Caporetto (1917) ma diminuisce rapidamente dopo Vittorio Veneto (1918), e via via che nelle regioni devastate dalla guerra vengono riparati i danni, ricostruite le case, ripristinate le vie di comunicazioni, i profughi gradualmente ritornano nelle loro abitazioni.

I dati non rilevati dal Censimento


Il Censimento dei profughi non rileva le molte famiglie italiane del Friuli e della riva sinistra del Piave, territori occupati dagli austriaci dopo la rotta di Caporetto, internate dal nemico in territorio austro-ungarico.

Mancano anche le molte famiglie italiane residenti in territorio austriaco all'inizio delle ostilità, allontanate dalle zone di confine divenute zona di combattimento. In particolare, il 22 maggio 1915 nelle zone austriache di confine con l'Italia vengono arrestati e deportati i cittadini italiani tra il diciottesimo ed il quarantesimo anno d'età (l'età di leva in Italia) ed evacuati vari centri abitati. (P. Svoljšak, La prima guerra mondiale e le sue ripercussioni sul margine occidentale dell'area alpina slovena, Università della Svizzera italiana, in Histoire des Alpes – Storia delle Alpi – Geschichte der Alpen, 2, 1997, pag. 117).
A partire dal giugno del 1915 anche le autorità militari italiane danno avvio, nei territori ex-austriaci appena occupati, ad ampi sfollamenti delle popolazioni e ad una severa politica di internamenti volta a garantire la sicurezza militare e una rapida italianizzazione di questi territori (G. Procacci, L'internamento di civili in Italia durante la prima guerra mondiale, Deportate, esuli e profughe, n. 5/6, 2006, pp. 33-66).

Allo stesso modo nel Censimento dei profughi non compaiono circa 3–5.000 persone provenienti dall'Isontino, dal Cadore e dal Trentino che, con l'accusa di essere "austriacanti" sovversivi o spie, vengono internate dagli italiani e costrette a risiedere all'interno della penisola in particolare nelle regioni centro-meridionali (Matteo Ermacora, Le donne internate in Italia durante la Grande Guerra, in Deportate, esuli e profughe, n.7, 2007, pag. 2).