Testimonianze ed immagini della Grande Guerra

Testimonianze ed immagini della Grande Guerra

Alberto Coppe, autore anche di altri libri sulla Grande Guerra (Diario degli ultimi giorni di Fener. 1917–1918; Immagini nel Tempo. Alano Quero Segusino Vas).

Marco Rech, insegnante, si interessa da anni di cultura e storia locale, in particolare di Seren del Grappa, suo paese natale. È stato in Germania alle dipendenze del Ministero Affari Esteri, dove ha effettuato ricerche d'archivio sulla presenza germanica e austroungarica in provincia di Belluno e su Erwin Rommel, nella sua partecipazione allo sfondamento di Caporetto.

Dalla Prefazione del libro:

Questo libro è il frutto di un'attività di ricerca e di ascolto che ha riunito e coinvolto un gran numero di fonti: archivi parrocchiali, periodici, archivi privati di famiglia, diari e testimonianze orali. Attraverso le testimonianze raccolte racconta le vicende umane delle popolazioni del territorio di Sette Ville Feltrino: le loro sofferenze, i paesaggi familiari devastati dalle granate e dalle bombe, le avversità ma anche la voglia di sopravvivere, la speranza nella fine della guerra e, a contrapporsi al clima di violenza e di privazioni, una necessaria e diffusa solidarietà.

Novembre 1917: per il bellunese e il feltrino comincia "l'an de la fam"

 

Segusino: scacciati dal paese.

Arrivo dei profughi del Basso Feltrino nella città di Feltre (Fonte: Testimonianze ed immagini della Grande Guerra)
1917 Vas, ponte sul Piave fatto saltare (Fonte: Testimonianze ed immagini della Grande Guerra)

p. 59: "…i racconti degli ultimi testimoni oculari ed alcuni scritti, [...], ci permettono di narrare quei crudeli giorni, in cui la partenza delle genti dalla valle del Piave, significava aprire un capitolo di tribolazioni, di miseria, di malattie e soprattutto di fame e di stenti. Si apre il triste capitolo de 'l'an de la fam', che coinvolse tutti: profughi, la gente residente da sempre nei paesi del Bellunese e del Feltrino, e persino i militari tedeschi. [...] Le prime truppe germaniche giunsero nel paese la sera del 10 novembre 1917.
Clelia Jäger Verri nel suo diario "Ricordi della Grande Guerra" così li descrive:

'Non tutti gli abitanti avevano ancora disertato dalle proprie case, quando alle nove di sera, nella tetra oscurità della notte, il nemico numerosissimo entrò affamato nel paese e nelle abitazioni, come padrone assoluto mettendo tutto a soqquadro'.

Il primo dicembre il sindaco di Segusino venne chiamato al comando tedesco, dove gli venne imposto di sgombrare il paese con tutta la sua gente; chi fosse rimasto in loco sarebbe stato fucilato.
La
Verri così descrive la partenza delle genti dal paese:

'E come qui si potrà descrivere per esteso le scene d'angoscia avvenute nel dare l'ultimo addio al paese (culla d'ogni affetto) per andare alla cieca come un branco di umili pecore, doce gli invasori ci volevano trascinare ? Una sola ragione ci fece superare il dolore per non impazzire tutti, cioè quella della fame cge già si pativa perchè tutto era finito... [...]' La lotta continuava sempre crescendo: privazioni di ogni genere, perquisizioni continue, oltraggi, prigionia sempre più dura e crudele fecero di tutti tanti martiri.'...".

Fener: troppo tardi per scappare.

Fener ridotta in macerie (Fonte:Testimonianze ed immagini della Grande Guerra)

p. 116: "Ed ora raduniamoci per fuggire. Sono le 11 e mezza. In Canonica par festa; vi è un via vai di gente che interroga, che propone, che mette difficoltà, che assilla per la premura. Ce n'è di Fener di Alano... Intanto era partito l'ultimo treno, fra breve si sarebbero fatti saltare i ponti della ferrovia [...]. Insomma, verso mezzodì, ci decidiamo e, in frotta disordinata, si parte. La pioggia continua ad imperversare, le strade sono quasi impraticabili, il fango ci sprizza. Non siamo borghesi soltanto, ma sono intruppati con noi i rimasugli delle milizie sbandate, coi muli, bovini, carriaggi, salmerie, provvigioni d'ogni sorta. Ci sarebbe il lato ridicolo, specie di qualche ragazza atteggiatasi per lieta circostanza a signorina, gli ombrelli da sole che facevano da parapioggia, ma allora si pensava a Castelfranco, la bellezza di 25 Kilometri da farsi in quelle condizioni. Siamo appena usciti dall'abitato ed ecco un crepitio secco, insistente. Cos'è ? Lo sanno bene i soldati che lasciano tutto sulla strada e come camosci s'inerpicano sulla Monfenera senza cercar viottoli o passaggi: una voce maschia, sta a vedere di chi, lancia un ordine come quello di Menico la sera della fuga di Renzo: indietro tutti o siam morti! Il nemico prendeva oramai posizione sulla sinistra del Piave e cominciava il suo lavoro sterminatore con le mitragliatrici. Il panico è enorme: giovano ad accrescerlo in quel tragico momento i terribili scoppi di violentissime mine che fanno saltare i ponti e la linea ferroviaria. Si corre al riparo fuggendo all'impazzata fra muli, bovi, carri abbandonati. Dopo mezz'ora di trambusto siamo tutti nelle nostre casa ad attendere... che cosa? Che l'Angelo del Signore ci insegni la via, perchè umanamente parlando non c'è più scampo."