La Guerra in Montagna 1915–1918

La guerra in montagna 1915–1918Heinz Lichem (Graz, 1941 - Monaco, 2007). Storico militare, è stato per lungo tempo il principale esperto della prima guerra mondiale in alta montagna, tema che ha studiato per molti anni presso l'Università di Innsbruck. La sua passione per l'alpinismo, integrata dal suo studio di storia e geografia, lo ha reso il perfetto cronista di questo teatro di guerra.
Dopo aver intervistato migliaia di sopravvissuti fra gli eserciti austro-ungarici e italiani, ha realizzato un archivio di guerra con oltre mille registrazioni originali, diari, mappe di guerra e fotografie originali. Oltre alla rappresentazione storica dei fatti, l'autore ha posto l'accento sulla descrizione di personalità eccezionali, anche tra i soldati semplici e da entrambe le parti in conflitto.

Il libro affronta la descrizione di due delle tre offensive che gli austroungarici sferrarono per sbloccare lo stallo e sfondare le linee italiane e che portarono l'una alla rotta di Caporetto e l'altra a tentare di infrangere le difese sul Piave e sul Grappa. Anche se il punto di vista è decisamente orientato alle vicende militari, vi si trovano tuttavia delle considerazioni che riguardano le sofferenze e le distruzioni patite dalla popolazione civile.

Era meglio emigrare

La Guerra in montagna

p. 275: "Lungo tutto l'Isonzo le spaventose battaglie causarono danni inconcepibili, distruggendo non solo tutti i paesi sul fronte e nelle retrovie, compresi villaggi, le case sparse, le baite sui pascoli, ma persino in molti tratti ogni vegetazione e sconvolgendo il terreno, avvelenando l'atmosfera, ogni genere di esplosivi diffusero nell'ambiente sostanze chimiche assai velenose. Perciò molti dei profughi non tornarono più. A che scopo rivedere la propria casa ridotta in un cumulo di macerie, i campi forse ancora minati e inquinati, trasformati in trincee? [...] Quando ero più giovane non mi rendevo conto del fatto che la guerra inquini enormemente l'ambiente, ma la vegetazione spontanea risana molte ferite, rinverdendo zone devastate e desertificate dalla guerra. Negli ultimi anni si è risvegliata in generale la coscienza ecologica [...]. Avrebbero potuto chiarire molte cose i residenti sul posto a tal riguardo, ma questi furono evacuati ed in gran parte non tornarono più ai paesi in cui dopo il 1918 regnava solo distruzione, inquinamento miseria e fame, pericolo di mine bombe a mano abbandonate ecc.; era meglio emigrare".