Una prima osservazione generale sui volumi a stampa provenienti da Verdara fin qui inseriti nell'OPAC SBN: se il luogo di pubblicazione meglio documentato resta ovviamente Venezia (216 titoli), seguito a molta distanza da Parigi (46 titoli) e da Roma (20 titoli), il latino è la lingua prevalente e anche le opere in greco si presentano generalmente col testo a fronte in latino; italiano e francese si mantengono in seconda e terza posizione a buona distanza (rispettivamente 372, 134 e 94 titoli).
Questo spiega perché in biblioteca non potevano mancare strumenti come i trattati di grammatica e ortografia ora a carattere espositivo ora lessicale (vocabolari ed elenchi di voci): fondamentali per il discente ma utili anche all'erudito per poter interpretare nel modo più corretto la Sacra Scrittura, dominare le lingue antiche e poter scrivere a propria volta nella lingua dei dotti (almeno fino a quando non verrà sostituita dal francese nel Settecento; Varese lo utilizzava correntemente). Ecco allora per il latino i fortunatissimi Rudimenta grammatices di Nicolò Perotti su cui studiarono generazioni di principianti e il ben più complesso De emendata structura latini sermonis dell'inglese Thomas Linacre, oltre alle grammatiche di Lorenzo Valla (Sec.XV.878) e Aldo Manuzio in una delle numerose ristampe; quelle greche di Teodoro Gaza, Introductivae Gramatices e di Urbano Bolzanio (sia nella princeps che nella edizione a stampa del 1560) o gli Erotemata del Lascaris (Sec.XV.573; Sec.XV.795); il trattato di ortografia dei grecismi trasposti in latino del Tortelli e le Cornucopiae, il repertorio filologico del Perotti.
Sul versante del volgare invece sono presenti le Regole Grammaticali del friulano Fortunio, prima grammatica della lingua italiana, i Quattro libri della lingua volgare del Tomitano, per una retorica e poetica dell'italiano e la riedizione delle Osservationi importante trattato di Ludovico Dolce uscito poco dopo le Prose della volgar lingua del Bembo. Non mancano i vocabolari come quello della Crusca nell'edizione 1686 o il Thesaurus linguae graecae di Guillaume Budé ma anche letture come le Epistulae Criticae et ecclesiasticae di Jean Le Clerc in cui si pongono le basi della disciplina su cui avrebbe dovuto fondarsi l'analisi filologica fino ad arrivare alle Eleganze del Manuzio, prezioso dizionario con le occorrenze sia in toscano che in latino, "utilissime al comporre nell'una, e l'altra lingua", che incontrò larghissima fortuna editoriale.
Funzione eminentemente pratica hanno anche le antologie e raccolte di detti o proverbi tratti dalla sapienza senza tempo degli antichi sui temi più diversi: vere "biblioteche portatili" (Blair 1996) utili da un lato per dominare l'universalità della cultura, dall'altro per fornire, con incisiva concisione, argomenti efficaci alla dialettica dello studioso come agli ammonimenti del sacerdote, senza dimenticare l'insegnamento scolastico. Così si possono trovare il Proverbiorum libellus di Virgilio Polidori -miscellanea anticipatrice degli Adagia erasmiani- e i Concetti diuinissimi di Girolamo Garimberto oppure le Prepositiones, raccolta di massime aristoteliche, del domenicano Teofilo Ferrari (1495), o ancora i Detti notabili del canonico lateranense Niccolò Bernardo, ma anche antologie come quella del domenicano Remigio Nannini dedicata alle Orationi militari da Tucidide e Livio fino agli storici rinascimentali, tradotte in volgare e ancora André Rodrigues con le sue raccolte di esempi e di sentenze in latino (tratte da un centinaio di autori classici) cui si affiancano quelle religiose raccolte da Tommaso d'Irlanda (fl. 1306-1316).
Indispensabile al filologo erudito per poter esercitare il suo lavoro critico-esegetico sia sui classici che sulle Sacre Scritture, un buon metodo per esercitare recensio ed emendatio, i capisaldi della critica del testo: a ciò potevano sovvenire l'Ars critica di Jean Le Clerc, ma anche i repertori bibliografici come la prima edizione Della Eloquenza italiana di Giusto Fontanini vero e proprio catalogo -articolato in classi- della letteratura italiana stampata fino a quel momento, o il francese Des Satyres personnelles del Baillet (1689), allo stesso tempo elenco di opere pubblicate contro qualcuno o qualcosa e risposta arguta dell'autore al suo detrattore Gilles Ménage. Altrettanto indispensabili repertori a tema, come il Proprinomio evangelico di Donato Calvi per il lettore incuriosito da quei personaggi del Vangelo citati in modo poco chiaro o senza particolari qualifiche o una riedizione delle frasi celebri di Cicerone tratte dalle lettere, selezionate da Manuzio anche nella versione solo latina del Riccio. Chiude la lista un caposaldo imprescindibile di ogni biblioteca religiosa che si rispetti: l'Index librorum prohibitorum nell' edizione clementina aggiornata al 1629.