A metà strada fra un mondo al tramonto -quello di copisti e amanuensi- e l'era nuova dell'ars typographica ai suoi primi passi, l'incunabolo unisce i frutti migliori di entrambe le stagioni in un insieme di grande splendore; un prodotto seriale con un testo facilmente leggibile e dal prezzo relativamente contenuto che capilettera, frontespizi, bas de page affidati alle sapienti mani di abilissimi miniatori, rendono un unicum irripetibile. E quindi mercato importante quello di docenti e studenti dell'Università di Padova e delle scuole dei monasteri che attirò fin dal Duecento miniatori, copisti e poi stampatori per la produzione di libri di argomento teologico, filosofico e giuridico poi -spesso- donati alle comunità religiose.
Per la maggior parte gli incunaboli di Verdara conservati nella Biblioteca Universitaria si presentano o molto semplici o con decorazioni mai troppo elaborate in quanto destinate a soddisfare le esigenze di un pubblico colto fatto di maestri, studenti e professionisti che utilizzava questi libri come strumento di studio e di lavoro.
In molti di essi si può individuare l'opera di una bottega di miniatori, ancora anonimi, portatori di un linguaggio di matrice ferrarese che si impose in città intorno alla metà degli anni Settanta del XV secolo ed ebbe nel cosiddetto Decretum Gratiani Roverella (Venezia, Nicolas Jenson, 1474), attualmente a Ferrara, l’espressione più articolata per ricchezza di immagini e di iniziali. Nei testi a contenuto filosofico o teologico la caratteristica iniziale rosa in “stile Roverella” poteva accogliere l’immagine dell’autore. Nell'iniziale proposta è raffigurato il domenicano san Tommaso colto mentre attende alla stesura della sua opera (Sec.XV.105 e 638).
Nei testi giuridici, oltre all’iniziale, la pagina poteva accogliere, nello spazio predisposto dal tipografo, una vignetta “giuridica”, generalmente la presentazione dell’opera al papa da parte di un monaco alla presenza della corte pontificia. La scena a volte può trovarsi semplificata, ad esempio con solo il papa e il monaco inginocchiato o con solo il pontefice (Sec.XV.210).
A Venezia, capitale della stampa, il protagonista della decorazione per incunaboli per tutto l’ultimo trentennio del Quattrocento fu il Maestro del Plinio di Pico. Dalla seconda metà degli anni Settanta per far fronte ad un numero sempre crescente di commissioni elaborò modelli standardizzati e tecniche veloci e si giovò probabilmente di collaboratori che apportarono alcune variazioni al suo corredo decorativo. Al Maestro di Pico spettano diversi tipi di decorazione per libri a stampa: tra gli incunaboli della Biblioteca Universitaria la sua mano è riconoscibile in testi classici e umanistici e in testi filosofici e teologici con la sua versione di iniziale e fregio colorati alla ferrarese (BUPD, Sec.XV.893.1, appartenuto a Evangelista Scroffa).
Tre incunaboli con le opere di Matteo Bosso (BUPD, Sec.XV.763, 164 e 552.1) presentano le iniziali a “bianchi girari”, che si diffusero nella Firenze umanistica del primo Quattrocento quando l’unico decoro ammesso per le carte di testi classici, elegantemente stampate talora anche su pergamena, era costituito da sobrie iniziali epigrafiche splendenti d'oro e attraversate da volute di tralci, viticci e gemme che restavano bianche su sfondi colorati in rosso, verde e blu: una decorazione detta “all’antica” perché imitava i motivi dei manoscritti toscani del XII secolo che gli umanisti avevano riportato alla luce traendoli dai depositi delle ricche biblioteche degli ordini religiosi, durante le loro spedizioni filologiche alla riscoperta dei classici greci e latini.
In ambiente veneto, e in particolare padovano, si diffuse intorno alla metà del XV secolo una tipologia decorativa costituita da un vocabolario di motivi tratti dal mondo classico, quali iscrizioni, sculture, architetture, vasi, cartigli etc. dipinti con effetti di trompe l’oeil, come nella coeva pittura di Squarcione e Mantegna. Questo secondo modello antiquario conobbe una grande diffusione anche nella decorazione dei libri e fu utilizzato soprattutto per i frontespizi xilografici come nel bellissimo esempio miniato da Antonio Maria da Villafora (1469-1511; BUPD, Sec.XV.220; altri particolari alle pagine della Presentazione e Bibliografia), artista di probabile formazione estense, attivo a Padova per una clientela variegata, sia laica che ecclesiastica e che lavorò anche ad un volume appartenuto a Nicoletto Vernia (BUPD, Sec.XV.717). Anche in biblioteca Marciana si trovano conservati "una quarantina" di incunaboli provenienti da Verdara, selezionati da Morelli ma privi, a differenza dei manoscritti, del talloncino di provenienza; per vederli, cliccate sul nome del donatore: Giovanni Calfurnio; Giovanni Marcanova; Pietro da Montagnana; Nicoletto Vernia; S. Bartolomeo di Vicenza; S. Giovanni di Verdara.
Per maggiori approfondimenti su artisti, moduli decorativi e relativa bibliografia, Vi invitiamo a scaricare il catalogo "Un tesoro nascosto. Incunaboli decorati della Biblioteca Universitaria di Padova" realizzato in occasione della mostra realizzata nel maggio 2007, a cura di Stefania Villani.