I manufatti in pietra e in terracotta dell'Alto Vicentino

Tra i materiali della collezione Cibin sono presenti alcuni reperti ceramici di cui non è noto il contesto di provenienza e per i quali le indicazioni pervenute riportano soltanto generiche diciture che rimandano al territorio altovicentino. Si tratta di poco meno di venti oggetti databili per lo più all’età romana imperiale e attribuibili a varie classi di materiale utilizzate per portare avanti diverse attività in ambito domestico.

Alcuni pezzi sono riferibili a contenitori da mensa, ossia a vasi destinati a presentare il cibo sulla tavola oppure a servire e consumare bevande; sono poi presenti alcuni balsamari (piccole ampolle utilizzate per conservare oli, profumi o sostanze pregiate per uso cosmetico o medicinale) e lucerne, funzionali ad illuminare gli ambienti.

Tali manufatti potevano essere impiegati anche in ambito funerario per la celebrazione di banchetti funebri e la presentazione di offerte, oppure come corredo per i defunti. Visto l’ottimo stato di conservazione di molti degli esemplari della collezione Cibin, non è escluso che alcuni di essi provenissero in origine proprio da contesti di necropoli. Del resto era impiegato per la realizzazione di una tomba a cassetta anche un bell'esemplare di tegola bollata presente nella collezione, rinvenuto nell'area di Santorso.

Resta invece più incerta la provenienza di un interessante peso da telaio in terracotta, recante l'impressione di una gemma con la raffigurazione di una tessitrice, a quanto pare ritrovato anch'esso a Santorso.

Di provenienza altovicentina, infine, è pure una macina a sella in trachite euganea, confrontabile con esemplari provenienti da Santorso, Caltrano e altri siti del territorio.

Alcuni di questi manufatti sono sinteticamente presentati in: A. De Bon, Romanità del territorio vicentino, Vicenza 1938.