PRESENTAZIONE

Scuole tecniche al Castello, sede del primo Museo Civico di Schio“A decoro di Schio intellettuale e studiosa”. Il titolo della mostra riprende le parole con cui, in un articolo apparso sul periodico “La Provincia di Vicenza” del 4 aprile 1912, si elogiava lo sforzo profuso dal Conservatore Guido Cibin (1860-1947) nella realizzazione del neonato Museo Civico scledense, destinato a preservare il patrimonio artistico locale e a raccogliere le principali testimonianze archeologiche che, proprio in quegli anni, stavano emergendo nel territorio circostante. Il Museo ebbe però vita brevissima, complice anche lo scoppio della Grande Guerra, che infuriava sul Pasubio e lungo quel fronte che in Schio aveva le sue immediate retrovie.

Cibin fu figura conosciuta e apprezzata nel panorama archeologico del suo tempo, al punto da intrattenere uno scambio epistolare con il celebre paletnologo Luigi Pigorini (alcune sue lettere, datate tra il 1909 e il 1913, sono presenti nel "Fondo Pigorini" dell’Università di Padova) e da ricevere attestati di pubblica stima da parte di archeologi quali Giuseppe Pellegrini e Alfonso Alfonsi (“Notizie degli Scavi di Antichità”, 1917 e 1920), nonché ripetute citazioni in due volumi del topografo Alessio De Bon (Romanità del territorio vicentino, Vicenza 1938 e Storia e leggende della terra veneta. I. Le strade del diavolo, Schio 1941).

Era quello un periodo di grande vivacità per le ricerche archeologiche ai piedi del Summano, che videro coinvolti i già citati Pellegrini e Alfonsi. Tra i protagonisti locali si devono ricordare Cibin, Regio Ispettore Onorario dei Monumenti e degli Scavi per il distretto di Schio, il suo fido sodale don Rizieri Zanocco (i due effettuarono le prime scoperte presso la grotta di Bocca Lorenza, a Santorso, nel 1908), ma anche Giovanni Piccoli, valente artigiano e ricercatore appassionato, al quale va il grande merito di aver riconosciuto e recuperato, nel 1912, parte delle corna di cervo iscritte del santuario preromano di Magrè, oggi custodite presso il Museo Nazionale Atestino di Este.

Ma all’epoca a Schio vi era pure chi si dedicava con altrettanto zelo al collezionismo di antichità, sulla scia della tradizione avviata nella seconda metà del Settecento dal geologo e naturalista Girolamo Barettoni, il cui "museo" - ora disperso - è menzionato ed elogiato dal contemporaneo Gaetano Maccà (Storia del territorio vicentino, XI.1, Caldogno 1814). Tra questi si devono ricordare perlomeno lo stesso Cibin, con la sua ricca e poliedrica collezione (la sezione archeologica ne costituisce soltanto una parte), e Teopisto Strolin (1868-1951), custode del Macello comunale, il quale riuscì da autodidatta a costituire una sorprendente raccolta numismatica di oltre 12000 esemplari, in buona parte antichi.

La collezione di monete e medaglie creata da Strolin era nota a livello nazionale, al punto da essere citata in vari manuali del settore. Essa compare ad esempio, accanto a quelle di Cibin e della famiglia Barettoni, nel manuale di Memmo Cagiati edito nel 1925 (Numismatici, raccoglitori e raccolte, di monete e medaglie, in Italia, Napoli). Anche Strolin figura tra i donatori del Museo Civico, come si evince dall’Elenco delle monete e medaglie esistenti nella Raccolta Civica Scledense (conservato presso la Biblioteca Civica “Renato Bortoli” di Schio).

Risale invece alla seconda metà del secolo scorso la raccolta dell'industriale scledense Giovanni Mazzon (1925-1993), nella quale si distingue un gruppo di 12 imitazioni di vasi greci e magnogreci, che destano un certo interesse per la varietà delle forme ceramiche e la scelta dei soggetti raffigurati. Uomo generoso e profondamente legato alla città natale, Mazzon lasciò in eredità al Comune di Schio la propria raccolta personale. I vasi ceramici, benché non autentici, rappresentano un utile repertorio di riferimento ai fini didattici, in particolare per docenti e studenti delle Scuole superiori.

Manifesto della mostra "Di poche parole ma ben coniate, come le sue monete". Teopisto Strolin e la sua collezione numismatica (Schio 2017)Una data più recente, quella del 2014, accomuna le sorti delle collezioni Cibin e Strolin. Fu in quell’anno infatti che le famiglie dei discendenti, con formule diverse, vollero trasferire al Comune di Schio quanto rimasto delle due raccolte, compiendo un gesto di meritoria liberalità nei confronti della cittadinanza e facendosi interpreti della volontà più profonda dei loro cari, quella di contribuire alla piena riuscita del Museo Civico scledense.

In quest’ottica, a partire dal 2015 il Comune di Schio ha stretto un accordo di collaborazione scientifica con il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova per il riordino, la catalogazione e lo studio delle raccolte Cibin, Strolin e Mazzon e per la progettazione di idonee forme espositive, didattiche e divulgative.

Rinnovato nel 2016 e poi ancora nel 2020, l’accordo ha comportato sinora il riordino delle collezioni, la loro catalogazione preliminare, l'inserimento dei materiali greci e magnogreci nella banca dati del Progetto MemO, la stesura di tesi di Specializzazione e di articoli scientifici e la realizzazione della mostra intitolata “Di poche parole ma ben coniate, come le sue monete”. Teopisto Strolin e la sua collezione numismatica, a cura di Michele Asolati e Alessandro Cattaneo, tenutasi a Schio nell’autunno 2017 nelle sale di Palazzo Fogazzaro.

Manifesto della mostra "A decoro di Schio intellettuale e studiosa". Le collezioni archeologiche nel Museo Civico di Schio (Schio 2023)Sullo slancio di quanto compiuto, nel 2022 è nata questa mostra virtuale sulla piattaforma Movio, cui ha fatto seguito nella primavera-estate 2023 una più tradizionale esposizione “in presenza” nel nuovo Museo Civico di Palazzo Fogazzaro, affinché le collezioni archeologiche del Comune di Schio, ora felicemente riunite grazie alla sensibilità degli eredi, tornino a svolgere la loro piena funzione civica, “a decoro di Schio intellettuale e studiosa”.Palazzo Fogazzaro, sede del Museo Civico di Schio