V'ha altresì buon numero di ... Stromenti matematici, astronomici ed ottici (Rossetti 1780, pp.186-187).
di Sofia Talas (Museo di Storia della Fisica, Università di Padova)
Nel 1738 venne istituita presso l’Università di Padova una cattedra di "filosofia sperimentale", quella che oggi chiamiamo fisica sperimentale. Si dette così l’avvio a lezioni di fisica spettacolari, basate su esperimenti e dimostrazioni. Sia per queste lezioni che per le ricerche in fisica, l’ateneo si procurò nel corso dei secoli migliaia di strumenti, che costituiscono oggi la raccolta del Museo di Storia della Fisica dell’Università di Padova. Si tratta perlopiù di strumenti che erano all’epoca alla punta della ricerca, ma compaiono anche negli inventari storici alcuni oggetti più antichi, spesso acquistati per esigenze didattiche, come recenti ricerche hanno mostrato: è il caso ad esempio di un microscopio di Eustacchio Divini, costruito nel 1671 e acquistato a metà Settecento da Giovanni Poleni, il primo professore di filosofia sperimentale, o di una sfera armillare cinquecentesca acquistata da un successore di Poleni, Salvatore Dal Negro, docente di fisica sperimentale nella prima parte dell’Ottocento.
Proprio nell’inventario stilato nel 1807 da Dal Negro, figurano però diversi dispositivi, tra cui molti strumenti matematici, di cui non conosciamo né l’origine né le ragioni per cui vennero acquisiti.
Precisiamo che il termine “strumenti matematici” fa riferimento alla matematica pratica nel senso rinascimentale. Si tratta di fatto di strumenti in cui si utilizzava la matematica – la geometria in particolare – applicandola ad “arti” diverse, quali la topografia, la cartografia, la navigazione o la misura del tempo. Queste arti, nel Rinascimento, vennero riformate attraverso gli strumenti, così come la matematica, attraverso la scienza della prospettiva, stava riformando l’arte pittorica dell’epoca. Anche per questo “l'arte militare” conobbe in quegli anni un notevole sviluppo, e le misure astronomiche vennero sostanzialmente perfezionate grazie a nuovi specifici strumenti – diversi tipi di quadranti ad esempio - e al sensibile perfezionamento di dispositivi di antica origine, primo fra tutti l’astrolabio.
Fra gli strumenti matematici elencati da Dal Negro, compaiono per l’appunto tre astrolabi di ottone, ma anche un grafometro dorato, un quadrante, compassi di vario tipo e diversi orologi solari, solo per fare qualche esempio. Diversi di questi oggetti figurano anche negli inventari successivi e sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, come ad esempio un astrolabio costruito da Renerus Arsenius nel 1566 e unico al mondo per la sua estensione, alcuni compassi seicenteschi e vari orologi solari, costruiti fra il XVI e il XVIII secolo.
Si tratta di strumenti prestigiosi e sofisticati, e potrebbero decisamente corrispondere agli strumenti matematici del monastero di San Giovanni da Verdara che vennero assegnati a fine Settecento al Gabinetto di Fisica dell’ateneo patavino. Le ricerche per chiarire la questione sono attualmente in corso: potrebbero far luce in questo senso sia l’archivio stesso del monastero sia la documentazione relativa al trasferimento dal monastero all’Università di Padova.