L’inizio della monetazione moderna viene convenzionalmente fatto coincidere con la scoperta dell’America e con le risorse metalliche che ne conseguirono e che, sommandosi ai nuovi filoni d’argento scoperti nel Vecchio Continente, determinarono il successo e la diffusione di nuovi modelli monetari e portarono all’evoluzione dei sistemi produttivi verso la meccanizzazione.
Nel corso del ‘500 e ancor più per i secoli successivi quel ruolo che in precedenza era stato di città come Verona, Venezia, Milano e Firenze divenne tipico di altre realtà europee economicamente più dinamiche (Francia, Olanda, Inghilterra), mentre le zecche italiane si dovettero via via adeguare ai modelli monetari che da lì provenivano. In questo contesto, all’inizio del XVI secolo, si impose una nuova moneta d’oro d’origine francese, lo scudo del sole, mentre nuovi pezzi d’argento di grande modulo (30-40 mm) e di peso incomparabile con quelli delle monete argentee medievali (30-40 grammi circa) entrarono in circolazione in tutto il continente. Accanto al trionfo dei grossi nominali in argento e dello scudo d’oro, questo periodo vide anche il successo della monetazione fiduciaria in puro rame o a bassissimo contenuto d’argento, destinata agli scambi minuti e circolante per lo più nelle aree geografiche politicamente dipendenti dagli stati di emissione.
Questa lunga fase storica è poi caratterizzata da numerosi tentativi di uniformazione della moneta a livello internazionale, soprattutto in aree frammentate politicamente, come la Germania e l’Italia; tentativi che conducono progressivamente all’idea di una moneta unica, in altre parole all’Euro. Un primo caso si ebbe nel 1596 quando nello Stato pontificio si autorizzò la circolazione e il pagamento tramite gli scudi d’oro delle bone stampe (o delle sette stampe), ovvero emessi dalle sette più importanti zecche che coniavano questo nominale, Roma, Francia, Napoli, Spagna, Venezia, Firenze e Genova.
Per quanto riguarda i territori della futura Italia, tra XV e XIX secolo, la frammentarietà politica portò a sviluppi differenti nelle diverse zecche di produzione. Importante fu sicuramente Venezia, dove i dogi continuarono ad emettere moneta fino alla fine del Settecento, quando il territorio della Repubblica Veneta passò sotto la dominazione austriaca. Le monete dei dogi si caratterizzano per una forte presenza dell’elemento religioso, con le figure del Redentore, della Vergine e di San Marco. Diversa la situazione in Italia meridionale, dove invece i sovrani borbonici del Regno di Napoli, del Regno di Sicilia e del successivo unificato Regno delle due Sicilie, produssero monete recanti sempre il proprio ritratto. Tutte le varie situazioni locali si unificarono nel 1862 quando la lira sabauda, su base decimale, venne estesa a tutti i territori del Regno di Italia, dando origine alla nuova lira italiana, che ha avuto corso legale nel nostro Paese fino all’introduzione dell’Euro.
Repubblica di Venezia, Alvise Contarini doge, soldo, zecca di Venezia (1676-1684)
D/ S·M·V·ALOYS·CON·
Il doge genuflesso, tiene la mano destra contro il petto e nella sinistra il vessillo sormontato dalla croce e con banderuola a destra; di fronte a lui, il leone alato e nimbato, stante verso destra con la testa di fronte e la zampa anteriore sinistra appoggiata sul libro aperto; il tutto in un cerchio di perline; in esergo, ✶12✶ .
R/ ✿ DEFENS • • NOSTER ✿
Il Redentore, stante frontalmente, benedice con la mano destra mentre tiene nella sinistra il Vangelo; il capo nimbato esce dal cerchio di perline e divide la legenda.
AE; 21 mm; 1,86 g; 12 h
Repubblica di Venezia, emissione anonima, bezzo, zecca di Venezia (1676-1684)
D/ ✶R✶C✶✶✶L✶A✶
Mezza figura frontale della Vergine, nimbata, con il Bambino sul braccio sinistro; in esergo, ✶6✶.
R/ ✶ SAN • MARC • VEN ✶
Busto frontale di San Marco, nimbato, nell’atto di benedire con la mano destra mentre tiene il Vangelo nella sinistra.
AE; 23 mm; 2,33 g; 1 h
Governo Provvisorio di Venezia, 5 centesimi, zecca di Venezia (1849)
D/ GOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA ★
Sopra doppia linea orizzontale, leone marciano, nimbato e alato, seduto frontalmente con la zampa anteriore destra appoggiata sul libro aperto, su cui si legge PAX / TIBI / MAR/CE // EVAN/GELI/STA / MEVS ("Pace a te, Marco, mio evangelista"); sotto la linea, in mezzo, Z.V.; in piccolo, poco più in alto a destra, A·FABRIS.
R/ ★ CENTESIMI ★ DI LIRA CORRENTE
Nel campo, il valore 5; sotto, 1849.
AE; 24 mm; 4,56 g; 6 h
Contea di Gorizia, Giuseppe II d’Asburgo Lorena, soldo, zecca di Hall (1788)
D/ Scudo trinciato con leone andante e due fasce, in cartella coronata e ornata di volute.
R/ In cartella ovale ornata di volute, su quattro righe, 1 / SOLDO / 1788 / F.
AE; 21 mm; 2,52 g; 12 h
Stato della Chiesa, emissione anonima, quattrino, zecca di Bologna (1580-1586)
D/ DE· BONONIA·
Chiavi decussate, a due occhielli, non legate; in alto, tiara.
R/ S·PE[TR]ONIVS·
San Petronio, nimbato e mitrato, seduto frontalmente, tiene nella mano destra la città appoggiata sul ginocchio e nella sinistra il pastorale.
MI; 16 mm; 0,56 g; 5 h
Regno di Napoli, Filippo IV di Spagna, 3 Cavalli, zecca di Napoli (1626)
D/ PHILI[PP · IIII ·] D [· G · R]
Busto drappeggiato e radiato di Filippo IV a destra; dietro, M / C.
R/ [A]NTE · FE[RIT]
Acciarino con fiamme; sotto, 1626.
AE; 20 mm; 2,49 g; 2 h
Regno di Sicilia, Ferdinando III, grano, zecca di Palermo (1814)
D/ FERD . III . P . F . A . SIC . ET . HIER . REX .
Testa di Ferdinando III, con lunghi capelli e corona radiata, a destra; sotto, 1814.
R/ Grappolo d’uva; nel campo, ai lati, V. - B. ; sotto, G.1.
AE; 18 mm; 3,24 g; 12 h
Regno delle due Sicilie, Ferdinando II, 10 tornesi, zecca di Napoli (1833)
D/ FERDINANDVS II . D . G . REGNI VTR . SIC . ET . HIER REX
Testa giovanile, senza barba, di Ferdinando II, a destra; sotto, ✶.
R/ Nel campo, TORNESI / DIECI; sopra, corona; in esergo, 1833.
AE; 38 mm; 31,61 g; 6 h
Regno Lombardo Veneto, Tallero di convenzione con millesimo 1780, zecca di Venezia (1840-1866)
D/ M · THERESIA · D · G · - R · IMP · HU · BO · REG ·
Busto di Maria Teresa d’Asburgo, drappeggiato, diademato e velato, a destra; in basso, sotto al busto, S · F · .
R/ ARCHID · AVST · DVX · BURG · CO · TYR · 1780 · X ·
Aquila bicipite coronata ad ali spiegate con stemma degli Asburgo caricato in petto.
AR; 42 mm; 28,08 g; 12 h
Impero Austriaco, Francesco Giuseppe I, 3 kreuzer, zecca di Vienna (1851)
D/ K· K· OESTERREICHISCHE SCHEIDEMÜNZE·
Aquila bicipite con entrambe le teste coronate e lo scudo d’Austria sul petto, tiene nella zampa destra una spada e nella sinistra un globo crucigero; sopra, corona.
R/ Nel campo, su quattro righe, 3 / KREUZER / 1851 / A.
AE; 30 mm; 16,36 g; 12 h
Uno dei termini dialettali più usati nell’ambito dell’Italia nord-orientale per indicare genericamente la moneta di basso valore è scheo/schei. Nasce da una lettura travisata della legenda SCHEIDEMÜNZE presente su numerose emissioni in rame dell’Impero Austriaco che, dopo il 1822, presero a diffondersi anche nei territori del regno Lombardo-Veneto. La parola tedesca, il cui significato letterale è "moneta spicciola", era pronunciata secondo l’uso locale ("scheidemunze") anziché tedesco ("sciaidemunze") ed era intesa come un’espressione composita, in cui le lettere "DE" erano percepite come una preposizione in veneto (= di); la prima parte del vocabolo tedesco, dunque, iniziò ad essere usata autonomamente per identificare il concetto di moneta spicciola e quindi genericamente di denaro, soldi. Già nell’edizione del 1829 del Dizionario del dialetto veneto di Giuseppe Boerio il termine scheo compare associato alla seguente definizione: "Voce nuova. Chiamasi dal basso volgo il Centesimo della lira austriaca per distinguerlo da quello della lira italiana che avea qualche piccolo valore di più. Dicesi altrimenti CENTESIMÌN".
Unione Monetaria Latina
Nonostante le differenziazioni regionali il XIX secolo fu caratterizzato da tentativi di unificare più sistemi monetari. In questo senso molto importante fu l’Unione Monetaria Latina, sia per le proporzioni geografiche assunte, sia per il ruolo di principale antesignano dell’Euro. Nel 1865, Francia, Italia, Belgio e Svizzera, le cui monetazioni si basavano sul sistema bimetallico avviato da Napoleone, in cui oro e argento erano in un rapporto fisso di 1:15,5, si riunirono a Parigi impegnandosi ad adottare un piede monetario comune che permettesse la libera circolazione delle monete nei territori dell’Unione. In seguito aderì anche la Grecia, mentre altre nazioni europee, come la Spagna e l’Austria, e d’oltre oceano, vi si associarono con accordi bilaterali o vi si allinearono senza sottoscrivere un’adesione formale. Sotto nomi diversi circolavano così monete identiche nella sostanza, ossia nel valore, pur con effigi diverse: 5 lire italiane, 5 franchi francesi, 5 dracme greche, 5 leva bulgari, 5 peseta spagnoli si potevano perciò spendere indistintamente e liberamente a Roma, Parigi piuttosto che ad Atene.
L’Unione così creata superò, nonostante profonde crisi, la Prima Guerra Mondiale, per sciogliersi il 1° gennaio 1927.
CST_2964: Regno del Belgio, Leopoldo II, 5 Franchi belgi, zecca di Bruxelles, 1867.
CST_3145: Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, 5 Lire, zecca di Roma, 1876.
Regno d’Italia, Vittorio Emanuele III, 10 centesimi, zecca di Roma (1924)
D/ VITTORIO EMANVELE III RE D’ITALIA
Testa nuda di Vittorio Emanuele III a sinistra; sotto, A· MOTTI.
R/ Ape su fiore; nel campo, in basso a destra, il valore C·10; in basso, a sinistra, R; sotto, 1924; lungo il bordo, dal basso a destra, R· BROZZI.
AE; 22 mm; 5,29 g; 6 h
Regno d’Italia, Vittorio Emanuele III, 20 lire, zecca di Roma (1927)
D/ • VITTORIO • EMANVELE • III • RE
Testa nuda di Vittorio Emanuele III a destra.
R/ L’Italia, drappeggiata, seduta verso sinistra mentre tiene nella mano destra una fiaccola e appoggia il braccio sinistro su uno scudo sabaudo, viene salutata da un littore, stante nudo verso destra, con il fascio nella mano destra; nel campo, in alto, ITALIA; a sinistra, A.VI; a destra, 1927 / R; in esergo, L.20; subito sotto la linea di esergo, a destra, G·ROMAGNOLI / A·MOTTI·INC· .
AR; 35 mm; 14,84 g; 6 h