Teopisto Strolin fu un collezionista atipico: della sua raccolta fanno sicuramente parte anche monete provenienti da ritrovamenti che egli stesso fece sul territorio, oppure donategli da altri rinvenitori locali. Purtroppo, in assenza di documentazione scritta, si è persa la nozione dell’origine della quasi totalità delle monete della collezione, anche se è possibile fare alcune ipotesi, dettate dallo stato di conservazione e dal confronto con la circolazione monetaria documentata localmente grazie a numerose pubblicazioni. I rinvenimenti territoriali non sono limitati ad un breve arco cronologico, ma si estendono con continuità dall’età greca a quella contemporanea.
Il nucleo sicuramente più interessante è quello costituito dalle sei dracme padane d’imitazione massaliota, caratterizzate al dritto dalla testa di una divinità femminile (Artemide?) e al rovescio dalla figura stilizzata di un leone. Questi esemplari, che prendono a modello il numerario argenteo della colonia greca di Massalia (Marsiglia), sono frequenti nei rinvenimenti archeologici della pianura padana e delle regioni prealpine e si differenziano tra loro in relazione sia al luogo sia al momento in cui furono prodotti. Tra i sei pezzi della collezione Strolin, quattro sono attribuibili ai Veneti e per questi l’eventualità di una provenienza locale, già relativamente certa, è avvalorata anche da una condizione omogenea di conservazione, che permette persino di ipotizzare la pertinenza ad un ripostiglio. Da ritrovamenti locali potrebbero essere anche le altre quattro monete di epoca preromana: un bronzo magno greco di Neapolis (Napoli); due esemplari greci in bronzo, rispettivamente delle zecche di Corcyra (Corfù) e di Pergamum (Pergamo); infine, un bronzo sardo-punico con Tanit/protome equina. Pezzi da queste medesime aree non sono infrequenti nella circolazione monetaria antica dell’Italia centro-settentrionale, come dimostrano altri ritrovamenti dal territorio veneto.
Per quel che riguarda l’epoca romana imperiale, diversi potrebbero essere i pezzi rinvenuti localmente, tra cui alcuni assi e sesterzi di III secolo d.C. riferibili ad un probabile ripostiglio.
Passando all’epoca tardo antica, rientrerebbe perfettamente in un quadro di rinvenimenti locali l’asse di Vespasiano con al dritto la contromarca graffita XLII. Questo esemplare fa infatti parte di una serie di monete d’epoca alto-imperiale, per lo più flavia, caratterizzate da particolari contromarche: sui sesterzi compare il valore numerico LXXXIII, mentre su assi e dupondi, come in questo caso, il valore XLII. Il quadro dei rinvenimenti di queste monete contromarcate si concentra, appunto, per lo più in Italia centro-settentrionale e sono noti vari esempi dall’area veneta. Pur essendo condivisa tra gli studiosi la cronologia alto-medievale di queste contromarche, l’attribuzione ad una autorità, al contrario, è ancora dibattuta.
Per le monete bizantine, invece, possiamo annoverare in questo gruppo i mezzi folles e i decanummi della zecca militare di Salona, in Dalmazia, sorprendentemente numerosi. La diffusione di questo particolare tipo di bronzi in area adriatica nord-occidentale è assai evidente, tanto da aver fatto ipotizzare ad alcuni studiosi che la zecca di produzione potesse invece essere Ravenna. Non sono poi da escludere da questa categoria anche alcuni dei folles anonimi di X-XI secolo, anch’essi frequentemente presenti nei rinvenimenti della regione.
Infine, venendo alle epoche più recenti il quadro dei possibili ritrovamenti locali continua, pur facendosi, da un punto di vista storico-numismatico, meno interessante: si possono menzionare il piccolo nucleo di soldi e di bagattini anonimi veneziani di XVI-XVII secolo, spesso in condizioni di conservazione talmente pessime da risultare quasi illeggibili; o il nutrito gruppo dei soldi asburgici di Gorizia; o ancora, alcuni degli esemplari sette- e ottocenteschi di matrice austriaca o tedesca. Ovviamente non mancano anche alcuni esemplari dei papi, visto che G. Lora, in una delle sue lettere a Strolin giunte insieme alla collezione, ricorda: "Teopisto carissimo, pensi con quale piacere ho ricevuto la sua del 13 c.m., nella quale sento che ha potuto trovare un quartino di Benedetto XIV, trovato nelle vicinanze del Santuario di Monte Summano".
Domini cartaginesi, bronzo, zecca sarda incerta (300-264 a.C.)
D/ Testa di Tanit a sinistra, con corona formata da spighe di grano, orecchini a pendente e collana.
R/ Testa di cavallo a destra.
AE; 20 mm; 4,46 g; 3 h
Neapolis - Campania, bronzo (275-250 a.C.)
D/ Testa laureata di Apollo, a sinistra; dietro, lettera illeggibile; davanti, in senso orario dal basso verso l’alto, [ΝΕΟΠΟΛΙΤΩΝ].
R/ Toro androprosopo (= con volto di uomo) stante verso destra, con la testa frontale, coronato da una Nike in volo verso destra sopra di lui; nel campo, sotto al toro, ΙΣ; in esergo, lettera illeggibile.
AE; 17 mm; 3,48 g; 11 h
Corcyra - Illyria, bronzo (fine III-inizi II sec. a.C.)
D/ Testa di Eracle, con la pelle del leone nemeo sul capo, volta verso destra.
R/ Prua di nave a destra; sopra, su due righe, monogramma / ΦΙΛWN.
AE; 21 mm; 7,26 g; 6 h
Pergamum - Mysia, bronzo (200-133 a.C.)
D/ Testa laureata di Asclepio, a destra.
R/ Aquila retrospiciente, stante verso sinistra su un fascio di fulmini; nel campo, ai lati su due righe [Π - ΕΡ] / Γ - Α; sotto, ΜΗΝΩ[Ν].
AE; 20 mm; 7,84 g; 12 h
Popolazioni preromane padane, Cisalpini?, dracma d’imitazione massaliota (II sec. a.C.)
D/ Testa di divinità femminile (Artemide?) a destra, ornata da collana e orecchino a tre pendenti.
R/ Leone stilizzato, rivolto verso destra; sopra, imitazione molto prossima all’originale greco della legenda ΜΑΣΣΑ.
AR; 17 mm; 3,26 g; 9 h
Popolazioni preromane padane, Insubri, dracma d’imitazione massaliota (II-I sec. a.C.)
D/ Testa di divinità femminile (Artemide?) a destra, ornata da collana e orecchino a tre pendenti.
R/ Leone stilizzato, rivolto verso destra, con grossa testa a fauci spalancate, da cui fuoriesce la lingua; sopra, imitazione dell’originale legenda ΜΑΣΣΑ, caratterizzata da segni verticali e orizzontali variamente accoppiati.
AR; 15 mm; 3,32 g; 8 h
Popolazioni preromane padane, Veneti, quattro dracme d’imitazione massaliota (II sec. a.C.)
D/ Testa di divinità femminile (Artemide?) a destra, con occhio visto di prospetto e capigliatura caratterizzata da grandi boccoli.
R/ Leone stilizzato, rivolto verso destra, con lunghi artigli e muso appuntito; sopra, imitazione dell’originale legenda ΜΑΣΣΑ, caratterizzata da segni scomposti, affiancati e sovrapposti .
CST_0005: AR; 15 mm; 2,81 g; 5 h
CST_0006: AR; 14 mm; 2,80 g; 8
CST_0007: AR; 15 mm; 3,01 g; 9 h
CST_0008: AR; 15 mm; 2,84 g; 2 h
Roma Impero, Vespasiano, asse, zecca di Roma (77/78 d.C., con contromarca XLII di epoca tardoantica)
D/ IMP CAESAR VESPASIAN COS VIII
Testa laureata di Vespasiano, a sinistra. Davanti alla testa, contromarca incisa XLII.
R/ VICTORIA AVGVST
Vittoria, drappeggiata, stante verso destra su di una prua, tiene nella mano sinistra un ramo di palma appoggiato sulla spalla e nella destra sollevata una corona d’alloro; nel campo, ai lati, S - C.
AE; 27 mm; 10,41 g; 6 h
Un ripostiglio di III secolo d.C.
Tra i probabili rinvenimenti di livello locale si deve registrare anche un nucleo di esemplari di epoca romana imperiale risalenti al III secolo d.C., costituito quasi esclusivamente da sesterzi, cui si assommano anche uno o due assi. Queste monete, che vanno da Severo Alessandro (222-235) a Filippo I (244-249), sono caratterizzate da una patina omogenea, di colore marrone con ossidazioni più o meno uniformi di verde intenso, e da condizioni di conservazione buone; queste caratteristiche permettono di ipotizzare che le monete provengano da un nucleo unitario, ossia da un tesoretto, plausibilmente interrato attorno alla metà del III secolo.
La tesaurizzazione della moneta bronzea nel corso di questo secolo, e più specificamente nei decenni a cavallo della metà, si colloca in un periodo di crisi politica, militare, economica, ma anche finanziaria e monetale dell’impero di Roma; si tratta di un fenomeno oggi ben noto, dovuto soprattutto alla caduta del valore intrinseco della moneta d’argento che rese sempre più preziosi in proporzione i nominali di bronzo, fino a renderne sconveniente e quindi a farne interrompere la produzione. Per questo motivo la tesaurizzazione si è concentrata particolarmente sui sesterzi, ossia sul taglio più grande e pesante della scala dei valori monetati bronzei.
Tale forma di tesaurizzazione fu ampiamente diffusa in diverse aree dell’Impero romano, ma interessò con evidente frequenza l’Italia settentrionale e la Sardegna, coinvolgendo ampiamente anche il Veneto, dove si ricordano altri ripostigli con una data di nascondimento prossima a quella ipotizzabile per il tesoretto della collezione Strolin, ossia i gruzzoli di Bassano (VI), Mussolente (VI), Santorso (VI), Martellago (VE), Ca’ Noghera (VE), Camin (PD), Altino (VE) e San Polo di Piave (TV).
Dati delle singole monete
CST_0623: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (225 d.C.) [Æ; 29,5 mm; 22,17 g; 12 h]
CST_0624: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (225 d.C.) [Æ; 31 mm; 20,58 g; 12 h]
CST_0628: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (230 d.C.) [Æ; 32 mm; 20,74 g; 12 h]
CST_0629: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (230 d.C.) [Æ; 29 mm; 15,07 g; 6 h]
CST_0631: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (233 d.C.) [Æ; 29 mm; 13,22 g; 12 h]
CST_0633: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (234 d.C.) [Æ; 30 mm; 17,49 g; 12 h]
CST_0638: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (222-231 d.C.) [Æ; 32 mm; 20,68 g; 1 h]
CST_0646: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (231-235 d.C.) [Æ; 30 mm; 19,03 g; 2 h]
CST_0648: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (231-235 d.C.) [Æ; 32 mm; 21,64 g; 12 h]
CST_0655: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (231-235 d.C.) [Æ; 30 mm; 19,71 g; 12 h]
CST_0659: Severo Alessandro, sesterzio, zecca di Roma (231-235 d.C.) [Æ; 30 mm; 14,18 g; 12 h]
CST_0669: Severo Alessandro per Giulia Mamea, sesterzio, zecca di Roma (222-235 d.C.) [Æ; 30 mm; 21,52 g; 1 h]
CST_0671: Severo Alessandro per Giulia Mamea, sesterzio, zecca di Roma (222-235 d.C.) [Æ; 30 mm; 20,49 g; 12 h]
CST_0713: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (238-239 d.C.) [Æ; 29 mm; 19,41 g; 12 h]
CST_0723: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (240 d.C.) [Æ; 29,5 mm; 18,59 g; 1 h]
CST_0725: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 30 mm; 23,31 g; 6 h]
CST_0726: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 28 mm; 19,93 g; 6 h]
CST_0728: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 30 mm; 17,67 g; 12 h]
CST_0731: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 32 mm; 18,64 g; 12 h]
CST_0735: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 31 mm; 15,86 g; 12 h]
CST_0765: Gordiano III, asse, zecca di Roma (241-244 d.C.) [Æ; 24 mm; 7,92 g; 12 h]
CST_0754: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (244 d.C.) [Æ; 32 mm; 22,39 g; 12 h]
CST_0757: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (244 d.C.) [Æ; 31 mm; 16,27 g; 12 h]
CST_0762: Gordiano III, sesterzio, zecca di Roma (244 d.C.) [Æ; 28,5 mm; 18,25 g; 12 h]
CST_0770: Filippo I, sesterzio, zecca di Roma (247 d.C.) [Æ; 28 mm; 17,13 g; 12 h]
CST_0776: Filippo I, sesterzio, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 29,5 mm; 18,49 g; 12 h]
CST_0794: Filippo I, asse, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 25 mm; 9,07 g; 6 h]
CST_0779: Filippo I, sesterzio, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 29 mm; 19,13 g; 12 h]
CST_0784: Filippo I, sesterzio, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 30 mm; 22,21 g; 12 h]
CST_0789: Filippo I, sesterzio, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 28 mm; 16,93 g; 12 h]
CST_0800: Filippo I per Marcia Otacilia Severa, sesterzio, zecca di Roma (244-249 d.C.) [Æ; 28 mm; 19,05 g; 1 h]
Impero bizantino, Giustiniano I, 20 nummi, zecca di Salona (552/553 d.C.)
D/ [D N IV]STINI-ANVS P P
Busto di Giustiniano I, drappeggiato, corazzato e diademato, a destra.
R/ Nel campo, il segno di valore, K.
AE; 15 mm; 2,30 g; 7 h
Impero Bizantino, Emissioni anonime, follis, zecca di Costantinopoli (1065-1070 d.C.)
D/ Busto frontale di Cristo, con nimbo a croce, tunica e himation (mantello drappeggiato); tiene la mano destra sollevata nell’atto di benedizione e nella sinistra la pergamena; nel campo, ai lati, IC - XC.
R/ Busto frontale nimbato della Vergine, orante, con tunica e maphorion; nel campo, ai lati, ΜΗΡ - ΘV.
AE; 26 mm; 6,48 g; 7 h