La collezione numismatica

Teopisto Strolin iniziò a costituire la sua collezione di monete e medaglie quando frequentava la scuola elementare; dopo un breve periodo di abbandono, la riprese con maggior convinzione e fervore ("Una passione che torna è la più tremenda", confida lui stesso), e giunse ad avere, nel 1935, un numero superiore ai 12000 pezzi, suddivisi in varie serie, conservati e disposti all’interno di un medagliere amatoriale e in diversi scatoloni.

La citazione della sua collezione nel manuale dei fratelli Gnecchi del 1903 e in quello del Cagiati del 1925 gli garantì notorietà ben oltre la provincia vicentina. I suoi interessi spaziavano dall’antichità all’età moderna, ma si concentrarono soprattutto sulla monetazione dell’antica Roma, sia repubblicana che imperiale, e sulla serie papale, testimoniata nella sua raccolta sia da monete sia da medaglie.

Diverse furono le sue modalità di acquisizione delle monete, ben sintetizzate da questo ricordo che di lui ci è rimasto in un articolo dell’epoca redatto da mons. Tagliaferro: "Il buon Teopisto di denari non ne ebbe mai tanti! Le monete gli venivano regalate; egli stesso correva a raccoglierle quando sapeva di qualche scavo nei dintorni di Schio; altre sono frutto di grossi sacrifici, altre di prestazioni date". Doni, compensi, acquisti ma soprattutto ritrovamenti diretti sul territorio che fanno della collezione un’importante testimonianza storico-archeologica sull’economia monetaria dell’area in età antica e moderna.

Di questa importante collezione, nell’aprile 2014 sono giunti al Comune di Schio 3484 esemplari conservati, all’interno di un vecchio mobile, in plateaux di cartone amatoriali, oppure ancora nelle bustine di vendita dei commercianti, ma talvolta anche sparsi in varie scatole e sacchetti senza divisione di sorta.

Monete della Collezione Strolin ancora conservate dentro le bustine di vendita               Uno dei plateaux di cartone della Collezione Strolin

Si tratta quasi esclusivamente di pezzi in bronzo, anche se non mancano esemplari argentei, come alcuni denari romani repubblicani e un gruppo di monete papali, per lo più a nome di Pio VI (1775-1799).

La raccolta può essere definita enciclopedica, visto che non si concentra su di un particolare settore della numismatica, ma varia sia dal punto di vista cronologico che geografico: da esemplari greci e romani si giunge fino alle monete del secolo scorso e, accanto alle emissioni dei pontefici, si trovano quelle di re e regnanti non solo di alcuni degli stati italiani preunitari, ma anche di altre nazioni.

La principale sezione, pari a poco meno della metà dell’intera raccolta, è rappresentata dalle monete romane imperiali: costituite quasi esclusivamente da nominali bronzei, si distribuiscono tra l’età di Augusto (27 a.C. - 14 d.C.) e l’epoca di Valentiniano III (425-455 d.C.). A questa sezione si affianca poi, sempre per il periodo romano, quella delle monete della precedente epoca repubblicana.

Meno cospicua, ma altrettanto significativa, è la sezione delle emissioni pontificie (circa 500 pezzi). L’arco cronologico coperto è piuttosto ampio, da Leone X (1513-1521) fino alle monete contemporanee. Accanto alle monete va segnalato poi un nucleo di una cinquantina di medaglie papali in bronzo dei secoli XVI-XVIII, tra cui anche alcuni interessanti riconi di medaglie dei secoli precedenti.

Piuttosto ricca, con poco meno di 500 pezzi, è anche la sezione delle monete bizantine. Anche in questo caso, le emissioni sono comprese in un ampio periodo, da Anastasio I (491-518 d.C.), fino a Giovanni V Paleologo (1341-1391) e si tratta esclusivamente di pezzi bronzei. Queste monete si trovavano, per lo più, non ancora sistemate, talvolta addirittura all’interno delle bustine cartacee di vendita dei vari commercianti.

Da ultima, ma altrettanto considerevole, è la sezione delle monete moderne e contemporanee, in cui la parte più interessante è rappresentata dagli esemplari delle zecche italiane. Parte delle monete moderne, inoltre, sono state sicuramente aggiunte dagli eredi (dal momento che sono state coniate dopo la morte dello Strolin), forse per ricordare o rinnovare la passione che tanto animava il loro parente.