Roma Repubblica

Rispetto al mondo greco, dove la moneta venne introdotta già agli inizi del VI secolo a.C., Roma diede vita ad una produzione monetaria propria solo al termine del IV secolo a.C., basandosi inizialmente su monete coniate in bronzo e argento di modello magnogreco e su grossi nominali in bronzo di tradizione centro-italica, ottenuti per fusione, del peso anche oltre i 330 grammi (aes grave). Fu solamente dopo la Seconda Guerra Punica (218-202 a.C.), però, che si giunse alla definizione di un sistema monetario di totale ispirazione romana, impostato sull’asse in bronzo e sul denario in argento. Quest’ultimo, introdotto attorno al 214-211 a.C., divenne la moneta più importante e più diffusa nel mondo mediterraneo e rimase il fondamento portante del sistema monetario romano almeno fino al III secolo d.C., lasciando un’eredità tale che ancora oggi nelle lingue romanze il suo nome identifica il concetto stesso di moneta.

Inizialmente il denario presentava da un lato la testa della dea Roma e dall’altro i Dioscuri a cavallo, elementi identitari del popolo dei Romani per indicarne chiaramente l’origine a nemici e ad alleati. In seguito, quando Roma era divenuta una potenza mediterranea e la sua valuta era ormai riconosciuta pressoché ovunque, le stesse autorità romane non giudicarono più necessario continuare a porre i soggetti tradizionali e fu dunque lasciata ai magistrati monetari libertà di scegliere le tipologie da proporre. Ne derivò una galleria di raffigurazioni che celebravano la gens di appartenenza e il prestigio dei magistrati monetari attraverso immagini di divinità tutelari, d’imprese o miti legati alle tradizioni familiari, di episodi di vita pubblica. A questa nuova moneta Roma affiancò, sempre in argento, due sottomultipli, il quinario (= 1⁄2 denario) e il sesterzio (= 1⁄4 di denario), e un nominale d’ispirazione greca, il vittoriato (= 3⁄4 di denario), così denominato per la presenza sul retro della Vittoria che incorona un trofeo d’armi.

Negli ultimi anni della Repubblica, la turbolenta situazione politica portò allo sviluppo della monetazione detta “imperatoria”, battuta nei luoghi dove si spostavano le legioni per pagare le truppe e provvedere agli approvvigionamenti: ne sono un esempio i denari “legionari” di Marco Antonio, caratterizzati al rovescio dall’indicazione della legione cui erano destinati. Le raffigurazioni proposte presero a diventare espressione personale dei singoli comandanti militari, iniziando a riprodurre anche personaggi ed eventi contemporanei: Cesare fu il primo a proporre il proprio ritratto da vivente su di una moneta romana, poco tempo prima che, anche per questa scelta, venisse ucciso.

La sezione di monete romane repubblicane della collezione Strolin è sicuramente una di quelle di maggior pregio all’interno dell’intera raccolta, data la discreta quantità di esemplari in argento presenti. I numerosi denari, spesso in ottime condizioni di conservazione, offrono una panoramica di soggetti varia e molto interessante sugli usi, la religione e la mitologia di Roma repubblicana.