"Nato nella stessa città e nella stessa contrada del venerato Nicolò Tommaseo, e stretto con lui di santa, immutabile amicizia, venuti insieme in Italia per averne l'educazione scientifica, l'uno nella giurisprudenza, l'altro nella medicina, solevano allietare con dispute letterarie e linguistiche le ore, che non impiegavano nei più severi studi."
— Francesco Marzolo, Commemorazione del socio emerito P.re Roberto De Visiani…, 1878.
Nel 1802 nasce a Sebenico Niccolò Tommaseo da padre italiano, Girolamo Tommaseo, autorevole mercante della città, e madre croata Caterina Chevessich. Riceve un'educazione fortemente cattolica e umanistica dallo zio frate Antonio Tommaseo dell'Ordine dei Minori Conventuali, maestro elementare anche di Roberto De Visiani
Dal suo ambiente familiare, Tommaseo eredita una profonda devozione alla vita cristiana e il culto delle tradizioni domestiche, delle memorie familiari e della patria.
Nel 1823 lascia la Dalmazia, viaggiando per Padova e Milano. Quando si trasferisce a Firenze scrive per la rivista L'Antologia e un suo articolo considerato antiasburgico, gli causa il primo esilio in Francia nel 1834.
Torna di nuovo sotto l'attenzione della polizia asburgica quando nel 1847 lo arresta a Venezia per aver chiesto al governo libertà di stampa. Liberato durante l'insurrezione popolare, riceve la nomina di Ministro della Pubblica istruzione e ambasciatore a Parigi della Nuova Repubblica Veneziana.
Legati da un duraturo e profondo affetto, Roberto De Visiani e Niccolò Tommaseo si conoscono presso il Seminario di Spalato, rinomato per gli studi di filosofia, retorica e lettere classiche.
In questo ambiente, Tommaseo attinge da ogni fonte del sapere antico e moderno mentre De Visiani sviluppa il senso del bello e la passione per le lettere. Tale dedizione contribuisce a rendere i suoi lavori scientifici ricchi di "forme corrette e pure" (Marzolo 1878) nonché ad approfondire gli studi linguistici, pubblicare e illustrare testi antichi nei quali l'amico Tommaseo svolge il ruolo di revisore e critico letterario.
Gli scritti giovanili
La formazione retorico-classica ricevuta e l'amicizia con Tommaseo ispirano De Visiani a ricercare nei codici antichi, comporre sia poesie originali che testi teatrali e scrivere alcune traduzioni.
Tra il 1817 e il 1818 abbozza i suoi primi componimenti che sono rimasti inediti, alcuni completi e altri incompleti. Si tratta di manoscritti rilegati assieme in cartoncino contenente anche otto carte sciolte, conservati nell'Archivio dell'Orto Botanico di Padova dal titolo De Visiani. Scritti giovanili.
Tra le carte sciolte è presente una poesia giocosa dedicata all'amico Tommaseo, scritta durante le vacanze di Natale, in cui lo invita a festeggiare insieme con un "prelibato pasticcio" e la mostarda preparata col pepe per l'arrosto. Si parla di amicizia e della passione condivisa per il cibo.
In questa raccolta si trova anche una poesia intitolata Congedo dalla Dalmazia - Scritto in Poglizze nel maggio 1817 in cui De Visiani ricorda il primo addio a Sebenico per raggiungere il Seminario di Spalato dove incontra il maestro vicentino Bernardino Bicego, insegnante di lingua italiana anche di Tommaseo, ed il maestro Niccolò Didos al quale De Visiani manderà la minuta del suo componimento per farlo correggere.
Dai versi trapela l'interesse di De Visiani per i temi classici e romantici ed il suo tentativo di adottare modelli poetici prestabiliti che possano compiacere il suo maestro. L'intera poesia si costruisce su una dicotomia tra la vita passata, spensierata ed ingenua, e l'avvenire misterioso ed incerto.
Secondo Tommaseo si tratta perlopiù di "esercizi di scolaro" poiché alcuni testi sono scritti in modo chiaro e leggibile mentre altri sono brutte copie con macchie d'inchiostro e correzioni.
La raccolta De Visiani. Scritti giovanili dell'illustre dalmata nel pieno della sua attività di botanico comprende un sonetto datato gennaio 1867 a tema religioso in cui De Visiani scrive con un linguaggio poetico permeato di latinismi ed evocazioni dell'epoca classica che risultano comprensibili solo ad un lettore dotato di un'alta formazione.
Gli anni universitari
Il periodo di studi presso il Seminario di Spalato è ricordato anche da Tommaseo, che nelle sue Memorie Poetiche parla della prova di latino, nella quale "nello spazio d'un ora s'aveva a comporre latino sopra un dato tema" (Tommaseo 1838). Il giovane Tommaseo considerato uno studente prodigio, tenne delle lezioni di retorica sotto la spinta del maestro Bernardino Bicego.
Terminati gli esami nell'estate del 1814, Tommaseo si imbarca per raggiungere l'Italia. Allo stesso modo fece De Visiani, allontanandosi dalla Dalmazia per intraprendere gli studi di medicina presso l'Università di Padova, e Tommaseo quelli di legge.
Nel 1822 conseguono la laurea, e De Visiani si afferma nella botanica e sistematica ma non trascura l'amore per le lettere. Possiede una profonda conoscenza del greco antico e del latino, quest'ultimo da lui ritenuto la lingua della scienza, che è anche la lingua di molte delle sue opere, come il celebre saggio Flora Dalmatica pubblicato a Lipsia nel 1842.
Pochi anni dopo pubblica altri due volumi di quest'opera, le cui bozze vengono riviste dal re Federico Augusto di Sassonia. Per dirla con Tommaseo, fu un onore paragonabile all'episodio in cui Carlo V si chinò per raccogliere il pennello di Tiziano.
Le qualità del botanico dalmata sono riconosciute da Giosuè Carducci che lo ritiene "scrittore italiano più preciso del secolo". Della stessa opinione è l'illustre politico Andrea Cittadella Vigodarzere che lo considera "una penna industre per cui lo scritto si faceva pittura" (Mazzoleni 1900).
Non può certo mancare il riconoscimento del fedele compagno di studi Tommaseo, uno tra i suoi più cari corrispondenti che gli dedica tantissime lettere; in una di queste, pubblicata anche a stampa nell'opera tommaseiana Dizionario Estetico, lo informa sulle condizioni della loro patria e onora "l'amore perseverante" di De Visiani per le lettere che "resse a lunghe e difficili prove, e fu meritamente coronato di premio" (Tommaseo 1867).
Il contributo di Tommaseo nelle opere di De Visiani
Nell'anno 1847, Tommaseo collabora alla rivista Strenna dalmata e invita De Visiani a scrivere di un breve resoconto di un suo viaggio lungo la costa dalmata, intitolato Una corsa botanica sul battello a vapore lungo la costa della Dalmazia. È un bell'esempio di prosa scientifica dal linguaggio curato e raffinato, e parla della "tiepida e variata spiaggia della Dalmazia" (Knežić 2021) da Zara a Cattaro con brevi soste a Sebenico, Scardona, Spalato, Salona, Traù, Lesina, Ragusa e Curzola. Tommaseo in una lettera del 10 dicembre 1846 scrive: "Grazie di quel che mandasti alla Strenna, e le sarà, credo, il miglior ornamento" (Tommaseo 1846).
De Visiani riceve anche correzioni e suggerimenti da parte di Tommaseo per la pubblicazione del 1864 di Accenni alle cognizioni botaniche nella Divina Commedia nella rivista La Gioventù, poi ripubblicato l'anno seguente in Dante e il suo secolo sotto il titolo Accenni alle scienze botaniche nella Divina Commedia. In due lettere datate tra marzo e aprile del 1865, Tommaseo scrive: "i versi di Dante li puoi tralasciare, citando il principio e il Canto in nota additando" (Tommaseo 1865a), e aggiunge "quanto al titolo vedi di abbreviarlo tu stesso" (Tommaseo 1865b).
Già nel 1845, in un'altra lettera Tommaseo consiglia a De Visiani di evitare "quell'inelegante parola giardinaggio, che non dice più di giardini" dopo aver ricevuto la notizia della nascita della Società del Giardinaggio.
Gli ultimi anni
In onore della loro amicizia, nel 1869 De Visiani pubblica vari codici, tra cui uno dei più antichi conosciuti del Tesoro di Brunetto Latini che, come ricorda Mazzoleni in occasione del centenario della morte del botanico "è dedicato al suo concittadino, condiscepolo e amico Niccolò Tommaseo" (Mazzoleni 1900).
De Visiani continua ad arricchire la sua opera principale Flora Dalmatica di ulteriori supplementi man mano che arrivano nuove piante dalla Dalmazia. Infatti, nel 1872 pubblica il quarto volume e invia la parte introduttiva all'amico Tommaseo che riscontra "due locuzioni di dubbia latinità" (Tommaseo 1872) e lo invita a correggerle prima che sia qualcun'altro a farlo.
In quegli anni intensifica la sua attività di scrittore e studioso, nonostante la salute cagionevole testimoniata dalle ultime lettere scambiate con Tommaseo.
In una lettera inviata a De Visiani, in occasione della festa di Santa Lucia del 13 dicembre 1870 da Firenze, si fa riferimento allo stato di malattia di De Visiani e di Tommaseo che scrive: "A ogni modo, rassegniamoci, e prepariamoci. Io sono più accasciato di te". Ci sono inoltre commenti sulle ulteriori aggiunte alla Flora Dalmatica che hanno spesso seminato "discordia, spine e germi velenosi" (Tommaseo 1870). Si vedono anche riferimenti ai quaderni del Dizionario, inviati a De Visiani, che Tommaseo avrebbe di lì a poco pubblicato.
La loro corrispondenza perdura per tutta la vita e si arresta solo con la morte di Tommaseo.
In quell'occasione De Visiani incarica Paolo Mazzoleni di acquistare una fotografia del linguista dalmata da mettere in una cornice fiorentina con la dedica: "Questa effige del maggiore de' suoi figli donava alla patria Roberto De Visiani", dono consegnato alla città di Sebenico.
Invia anche del denaro per la realizzazione di un monumento dedicato a Tommaseo in patria.
Durante la conferenza per il primo centenario della nascita di De Visiani, Mazzoleni ricorda anche la visita fatta al botanico tre mesi prima della sua morte, e lo trova immerso nella lettura dei Vangeli donati dal suo amico scomparso.