Il De situ orbis o De Chorographia di Pomponio Mela, opera redatta intorno al 44 d.C., è la più antica opera geografica in latino che sia giunta fino a noi. Basata su fonti precedenti sia greche che romane, era destinata a un pubblico non specialistico e in origine, con buona probabilità, non conteneva mappe. La Terra vi è concepita come una sfera suddivisa in cinque regioni climatiche, solo due delle quali abitabili. La regione abitabile a sud è chiamata, con un termine derivato dai pitagorici, Antichthon o “antimondo”, ma l’autore stesso appare incerto circa la sua effettiva esistenza. Per questo, oggetto della sua descrizione è invece la regione abitabile settentrionale a lui nota, o meglio le sue zone ritenute più importanti e interessanti.
Nel XVIII secolo il libro era utilizzato per lo studio del latino e conobbe molte edizioni. Quella che John Reynolds pubblicò a Exeter nel 1711 fu riproposta da diversi editori per oltre un secolo: della donazione Morbiato fa parte quella uscita a Eton nel 1761 per i tipi di Editio Altera. Pur limitandosi a mostrare le regioni note all’autore latino, le carte aggiornano alla luce delle nozioni settecentesche sia le forme dei continenti e che gli elementi base dell’idrografia e del rilievo, reso con la tecnica dei cosiddetti "mucchi di talpa".
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Pagine in viaggio: gli itinerari
Una nota di possesso rivela che nel 1844 il libro si trovava a Liverpool, nella biblioteca di un certo Daniel Whyte. La successiva etichetta della libreria antiquaria Gaisser Books localizza invece il volume, sicuramente dopo il 1940, a Maumee, in Ohio.