L'inno

Tra le varie novità che portò il Settimo Centenario vi fu anche l’inno goliardico.

Il rettore Lucatello contattò inizialmente Pietro Mascagni, notissimo compositore, che nel 1922 era però impegnato in una tournée in Sud America. L’attenzione fu spostata allora su Riccardo Zandonai, che aveva appena finito di mettere in scena una delle sue opere di maggior successo, Romeo e Giulietta. L’incarico gli fu affidato alla fine del marzo del 1922 prospettandogli un compenso di sole 4.000 lire: il Comitato Generale si rammaricò di non potergli offrire una cifra maggiore, ma il maestro accettò comunque volentieri e già il 25 aprile consegnò il lavoro.

Il testo musicato era opera di Giovanni Bertacchi, nel 1916 nominato professore di letteratura italiana presso l’Università di Padova e, a partire dell’anno accademico 1917-18, professore ordinario. La sua attività poetica lo avvicinava alle tematiche pascoliane, di cui era grande conoscitore.

Con il componimento che scrisse per il Settimo Centenario cercò di esaltare l’orgoglio e la forza dell’Università e dei suoi studenti, pieni di coraggio e pronti alla difesa dei propri ideali. In una nota allegata a una bozza del testo, il professore espose il suo desiderio di «dare alla cantica una certa solennità e, pur intercalandola di strofe più leggere, affidai la chiusura ad una strofa dal ritmo largo come quello delle altre strofe principali».

Il nuovo inno sarebbe stato presentato a Vittorio Emmanuele III in occasione della Cerimonia Solenne del 15 maggio che, per motivi di spazio, era stata spostata a Palazzo della Ragione. Proprio grazie a questa notizia, riportata nella brutta copia di un telegramma, sappiamo che fu lo stesso Zandonai a dirigere il coro di studenti che eseguì l’inno. È possibile risalire ai nomi di diversi coristi grazie ad alcuni inviti loro riservati in platea: tra gli uomini, Pasqualini, Segrenzi, Cornelio, Marrolla, Voghera, Borzola, Zannini, Magnante; tra le donne Franco, Lovani, Levi, Cordenoni, Mora, Sorge, Savoia, Tosarelli, Leseni, Fornari, Zalocotta, Pizzul e Pesari.

Nel corso delle prove, nei giorni immediatamente precedenti la ricorrenza, si manifestò un'improvvisa ondata di caldo che rese difficile la permanenza all’interno del Salone. Risolutivo fu l'intervento dei vigili del fuoco, chiamati dal sindaco Milani, che con i potenti getti degli idranti riuscirono a rinfrescare il tetto del palazzo.

Ad accompagnare la voce degli studenti universitari fu l’orchestra formata dagli allievi del Conservatorio Pollini. Come tutti gli istituti delle Tre Venezie, anche il conservatorio aveva ricevuto la lettera in cui l’Ateneo chiedeva un contribuito economico per i festeggiamenti: trovandosi in difficoltà economiche, il Pollini poté comunque offrire un concerto per i delegati. 

L’inno fu accolto positivamente dagli ospiti tanto che molti ne chiesero una copia nei giorni successivi al loro ritorno a casa.