Gli eventi programmati per festeggiare la fondazione dell'Università interessarono tutti i luoghi principali della città, e arrivarono persino a toccare Venezia nell'ultima giornata.
Molti padovani offrirono le loro case per ospitare delegati rimasti senza alloggi; con una sottoscrizione aperta alla cittadinanza i più abbienti poterono offrire anche un contributo economico. Le adesioni furono numerose e le donazioni cospicue, tanto che i contributori furono lodati nei quotidiani locali.
Molti giornali, con l'avvicinarsi del maggio 1922, mostrarono un interesse via via maggiore per la vita e la storia dell'Università e per i preparativi. Tra di essi vi furono anche testate cattoliche, come La difesa del popolo fondata da Luigi Pellizzo, vescovo di Padova, proprio negli anni Venti, e l'Osservatore romano, mostrando in tal modo un nuovo senso di apertura della Chiesa nei confronti dello Stato.
Per coinvolgere di più la popolazione, l'Università, servendosi di un aereo militare, fece piovere sulla città volantini con il testo del nuovo inno goliardico, così che tutti potessero unirsi al coro studentesco durante la celebrazione solenne.
Le donne di Trieste, Trento, Fiume, Udine, Verona e Vicenza risposero all'appello del comitato degli studenti in cui si chiedeva loro di contribuire alle celebrazioni tessendo i labari per le diverse Facoltà e per la Scuola per gli ingegneri. I labari furono consegnati al rettore il 13 maggio, subito prima che prendessero il via i festeggiamenti.
Molta parte del successo dei festeggiamenti deve essere attribuito all'attività del sindaco Giovanni Milani.
Il 15 febbraio 1921 il Comitato Generale discusse il testo di una lettera da inviare ai sindaci delle Tre Venezie in cui si chiedeva che i Comuni contribuissero alla costruzione di una Casa dello Studente, che avrebbe costituito per i giovani un'opzione d'alloggio più economica rispetto agli appartamenti in affitto. Le donazioni giunsero non solo dai Comuni, ma anche da enti bancari e culturali. Il primo cittadino di Padova, sempre interessato ad aiutare coloro che erano in difficoltà, donò 200.000 lire, una grossa somma all'epoca, e si impegnò a coinvolgere il maggior numero possibile di colleghi. Questo suo interessamento e impegno convinse il Comitato Generale a istituire la Commissione per la Casa dello Studente, con Milani come presidente.
La Casa vide la luce solo nel 1932, ma lo Statuto era stato approvato già nell'aprile del 1922.
Oltre alla sua attività come presidente del Comitato della Casa dello Studente, Milani si impegnò perché i delegati fossero accolti nel migliore dei modi: potenziò la linea Padova-Abano Terme per permettere agli ospiti che risiedevano nella città termale di raggiungere comodamente i luoghi dei festeggiamenti ed organizzò un banchetto presso l'Hotel Corso per la sera del 16 maggio.
Il Palazzo della Ragione, antico simbolo del potere comunale della città, fu concesso dal sindaco quando il Comitato Generale si rese conto che l'Aula Magna non aveva capienza sufficiente ad ospitare gli oltre cinquecento ospiti invitati alla celebrazione solenne. Quando un'improvvisa "bomba di calore" interessò la città a ridosso dell'evento, rendendo penosa la permanenza all'interno del Salone, diede ordine che i pompieri ne rinfrescassero il tetto di piombo. Questo accorgimento, consigliato peraltro dallo stesso Lucatello, permise che la grande cerimonia si svolgesse nel migliore dei modi.
Milani sottolineò nel suo discorso, nella cerimonia solenne del 15 maggio, come il legame tra città e Università fosse indissolubile: il palazzo della Ragione era stato costruito poco dopo la nascita dello Studio «a perenne, glorioso ricordo dei suoi liberi ordinamenti». Quello che stava accadendo, quindi, non era altro che un'ulteriore conferma di questa inscindibile unità.