Le tecniche di stampa delle immagini

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L'invenzione della stampa a caratteri mobili costituisce certamente un punto di svolta fondamentale nella storia del libro.

Dal punto di vista della stampa delle immagini, nel corso dei secoli si sono succedute e sono state utilizzate tecniche diverse, attraverso l'utilizzo di materiali e strumenti differenti.

Si presentano qui alcune delle tecniche più utilizzate, che trovano esempi anche tra i libri della Biblioteca dell'Orto Botanico.

Xilografia / silografia (o “stampa alta”) 

Da xylon = legno + graphos = segno -> segno prodotto da una matrice di legno.

Si può eseguire mediante intaglio con l’utilizzo di strumenti come coltelli, scalpelli o sgorbie o mediante incisione, con strumenti come bulini.

È il metodo di incisione più antico, praticato in Cina fin dall’ VIII secolo d.C. e utilizzato in Europa dal XIII secolo per la decorazione di tessuti, immagini sacre e carte da gioco. È anche la prima tecnica di stampa di caratteri testuali.

Realizzazione: la lastra di legno, che può provenire da diversi tipi di alberi, viene lavorata attraverso l’asportazione di tutte le parti che non devono ospitare disegno ma rimanere bianche, ottenendo un rilievo dell’immagine; su tale rilievo viene distribuito uniformemente l’inchiostro utilizzando tamponi o, dal XIX secolo in poi, rulli. La realizzazione del disegno è limitata dalla mancanza di uniformità di durezza del legno dovuta alle venature, oltre che dalla sua fragilità meccanica, elementi che non permettono di ottenere un grado di dettaglio troppo elevato.

Preparing_a_Woodcut_Design

Preparazione di una matrice per xilografia (da Wikimedia).

In una prima fase venivano utilizzate esclusivamente matrici in legno di filo (ricavate cioè da taglio del tronco in verticale di un albero dolce come il ciliegio), che causavano maggiori difficoltà di lavorazione a causa della presenza delle venature. A partire dalla seconda metà del 1700 (ma esistono esempi più antichi) queste furono sostituite da matrici su legno di testa (ricavate cioè da taglio del tronco in orizzontale di un albero di legno più duro ma di grana fine, come il bosso), che grazie alla maggiore uniformità nella resistenza offerta dalle fibre permettevano una lavorazione più dettagliata e l’uso del bulino, con il quale si ottengono segni più precisi e sottili.

Già a partire dagli inizi del Cinquecento iniziarono i primi esperimenti di calcografie a colori attraverso l'utilizzo di più matrici lignee con il medesimo disegno, inchiostrate con diverse gradazioni dello stesso colore e poi impresse in successione sul medesimo foglio. Si trattava di un procedimento molto complesso e spesso poco preciso e nella maggior parte dei casi le immagini venivano stampate in bianco e nero e poi dipinte a mano.


Video realizzato dall'Associazione culturale La Luna, in cui l'incisore Alfredo Bartolomeoli esegue una xilografia.

 

Questa tecnica è utilizzata in alcuni volumi presenti alla Biblioteca, come: Incipit herbarium Apulei Platonici ad Marcum AgrippamHerbarum vivae eicones ad naturae imitationemPrimi de stirpium historia commentariorum tomi vivae imaginesI discorsi di M. Pietro Andrea MatthioliTheatrum florae in quo ex toto orbe selecti.


Litografia

Da lithos= pietra + graphos = segno -> segno ricavato dalla pietra

Tecnica di stampa elaborata nel 1796 o 1798 da Alois Senefelder, basata sulla capacità di alcune pietre di trattenere un sottile velo d’acqua e, al contrario, sulla repulsione che sostanze grasse e oleose hanno nei confronti dell’acqua.

Procedimento: la lastra di pietra (che dev’essere una pietra calcarea in carbonato di calcio) viene accuratamente levigata e successivamente disegnata (in modo speculare rispetto all'immagine che si vuole ottenere) con una matita grassa; la lastra viene poi trattata con una miscela a base di acido nitrico, gomma arabica acidificata e acqua, che agisce solo sulle parti non protette dalle tracce di matita, rendendole idrofile. La matrice viene infine bagnata e inchiostrata: l’inchiostro aderisce alle parti grasse e viene respinto dalle parti bagnate e l’immagine può così essere impressa mediante l’uso di un torchio tipografico.

File:Litography negative stone and positive paper.jpg

Pietra per litografia disegnata al negativo (sinistra) e risultante immagine stampata al positivo (destra) - Immagine tratta da Chris 73 / Wikimedia Commons

Questa tecnica è utilizzata in alcuni volumi presenti alla Biblioteca, come: Description des plantes rares cultivées a Malmaison et a Navarre.

 

Calcografia

Da calcos = rame + graphos = segno -> segno prodotto da una matrice di rame (o più genericamente da una matrice metallica).

È una tecnica definita anche “stampa a cavo” dal momento che la matrice viene lavorata per ottenere un disegno incavato, destinato ad ospitare poi l’inchiostro da trasferire sulla carta. Il disegno sulla matrice può essere ottenuto in due modi:

  • Azione diretta = utilizzo di uno strumento meccanico, in particolare il bulino, attraverso il quale l’incisore asporta direttamente il metallo
  • Azione indiretta = è la tecnica su cui si basa l’acquaforte, ottenuta attraverso l’azione controllata di agenti chimici corrosivi: la matrice metallica viene protetta da una vernice, incisa con una punta metallica e poi immersa in una soluzione di acqua e acido che agisce solo sulle parti incise (quindi non più protette dalla vernice)

Prima dell’impressione è necessario procedere ad un’accurata azione di pulizia dell’inchiostro dal piano superficiale della matrice.

L'immagine rappresenta i diversi momenti di realizzazione di una calcografia ottenuta mediante azione indiretta:

  1. alla lastra di metallo viene applicato un fondo protettivo, sul quale va poi disegnata l'immagine da stampare (al rovescio);
  2. la lastra metallica viene immersa in una soluzione acida, che corrode le parti disegnate e, quindi, rimaste senza protezione;
  3. la lastra viene pulita e lavata per rimuovere sia la soluzione acida sia il fondo protettivo e trattata con una soluzione che contrasta l'azione dell'acido, per fermarla;
  4. la lastra metallica viene infine inchiostrata (l'inchiostro entra nelle cavità del disegno), pulita e poi stampata con l'uso di torchio o rulli.

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Passaggi tipici per eseguire una calcografia (immagine di Carola Barnaba, DensityDesign Research Lab, da Wikipedia)

Le lastre metalliche utilizzate sono generalmente di rame, ma non mancano esempi di utilizzo di altri metalli come il bronzo.

Questa tecnica è utilizzata in alcuni volumi presenti alla Biblioteca, come: Variae ac multiformes florum speciesHortus botanicus Vindobonensis.


Impressione

La tecnica, simile per molti aspetti a quella dell'impressione a fumo, consisteva nel cospargere di inchiostro la superficie della pianta, per poi imprimerla su un foglio bianco in modo tale che lasciasse la sua impronta.

Si tratta di una tecnica in uso almeno fino dalla prima metà del 1400 (l'esempio più antico è conservato presso la Biblioteca universitaria di Salisburgo ed è databile agli anni appena precedenti il 1425), che si colloca un po' a metà tra la scelta di raccogliere le piante secche (quindi gli esemplari veri) e quella di rappresentarli attraverso illustrazioni.

Questa tecnica non trova esempi tra i libri presentati in questa mostra.


Impressione a fumo

Tecnica utilizzata a partire almeno dal XV secolo fino all’inizio dal XIX. Consisteva nell’esporre le piante asciutte al fumo di una candela o di una lampada ad olio finché non si erano uniformemente cosparse di fuliggine, poi vi si posizionava sopra una carta morbida, che veniva schiacciata con una stecca fino a far passare la fuliggine alla carta.

È una tecnica di stampa diretta, dal momento che non prevede la realizzazione di una matrice.

Nel corso degli anni, la fuliggine fu sostituita dall’inchiostro, che dava origine a stampe meno soggette a deterioramento.

La tecnica della stampa diretta con inchiostro poteva essere utilizzata anche per imprimere le lastre di legno da intagliare per il procedimento xilografico (con lo sviluppo dei procedimenti fotografici verrà poi utilizzata una pellicola fotosensibile applicata alla matrice, che veniva impressionata e l’impronta fungeva da guida all’incisione).

Una prima testimonianza sull’uso dell’impressione a fumo si trova nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci (tra 1490 e 1519, foglio 197 verso), anche se il metodo descritto permette di ottenere una stampa “in positivo”, ovvero sporcando di nero la carta e poi imprimendoci sopra l'oggetto da stampare, in modo che rimuova il colore dalla parte di foglio corrispondente alla sua superficie, lasciando una zona bianca. Questo il testo di Leonardo: “Questa carta si debbe tignere di fumo di candela temperato con colla dolce e poi imbrattare sottilmente la foglia di biacca a olio, come si fa alle lettere in istampa, e poi stampire in modo comune. E così la foglia parrà aombrata ne’ cavi e alluminata nelli rilievi. Il che interviene qui il contrario”. Il testo è accompagnato dall’immagine di una foglia di salvia stampata in negativo quindi cospargendo il nero sull’oggetto e non sulla carta (da qui il riferimento al “contrario” contenuto nell’ultima frase).

Questa tecnica è utilizzata in alcuni volumi presenti alla Biblioteca, come: Stirpium specimina calcataFlora Berolinensis.

 

Fisiotipia o Fisiografia

Nota anche come “stampa naturale” (in tedesco “naturselbstdruck”), è una tecnica calcografica che ha visto diverse sperimentazioni già nel corso del medioevo ed è stata con buona probabilità elaborata verso la metà del XIX secolo in area viennese grazie ad Alois Auer. Consiste nell'impressione per mezzo di un torchio o di un rullo di un oggetto piano (foglia, pizzo, piuma...) sulla superficie di una lastra di piombo: il piombo, essendo un metallo molto morbido, conserva l'impronta dell'oggetto, che viene poi riempita di inchiostro dando origine ad una matrice utilizzabile per la stampa.

pipistrello

Esempio di stampa fisiotipica di un pipistrello (da Brandbook.de)

 

Procedimento, così come descritto dall’autore: “Collocando l’originale, siasi una pianta, un fiore, un insetto […] fra una lamina di rame ed un’altra di piombo e facendolo passare poi fra due cilindri ben stretti. L’originale lascia, mercé la pressione, l’impronta della sua immagine con tutti i dettagli del suo tessuto, e per così dire tutta la sua superficie, sulla lamina di piombo. Applicando su questa lamina di piombo impronta dei colori, come nella stampa di rami, se ne ottiene ogni volta coll’impressione d’una piastra la copia di sorprendente rassomiglianza all’originale, e coi colori i più varj” (da Esposizione letta nella classe di matematica e di storia naturale dell’Accademia imperiale delle scienze a Vienna da Luigi Auer i.r. Consigliere di Reggenza… - privilegiata con rescritto del 12 ottobre 1852, n. 7698, Vienna).

Questa tecnica è utilizzata in alcuni volumi presenti alla Biblioteca, come: Flora dell'Italia settentrionale rappresentata colla fisiotipia.



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