Per aumentare la possibilità di sopravvivenza dei suoi discendenti, ogni pianta deve allontanare da sé i semi prodotti per evitare che, cadendo tutti a breve distanza, entrino in competizione per l'acqua, la luce, le sostanze nutritive e lo spazio. Questo può essere fatto in modo diverso. Alcune piante hanno scelto di utilizzare il vento per cui producono frutti leggeri e dotati di ali, come l'olmo e l'acero, o con ciuffi di peli variamente disposti come nel caso dell'oleandro o della clematide. A volte, come il papavero, producono semi molto piccoli che escono un po' alla volta dal frutto maturo che, scosso dal vento, oscilla avanti e indietro. Certe piante utlizzano invece gli animali che passano nelle immediate vicinanze. Ecco quindi che la bardana, la carota e molte altre, sviluppano una serie di uncini, aculei o dentelli per aggrapparsi al pelo dei mammiferi o alle penne di un uccello e percorrere, così, diversi chilometri. Una strategia presente nei gerani ma non particolarmente diffusa nella flora italiana, sfrutta la presenza di tessuti contrattili nel frutto che, a maturità, lancia i propri semi a distanza di alcuni metri come se venissero tirati da una fionda. Ancora, molte piante avvolgono i semi con un rivestimento carnoso, profumato e colorato che attrae mammiferi, uccelli e alcuni rettili. Sono i cosidetti "frutti carnosi" come albicocche, ciliegie, uva, mirtilli e numerosi altri che vengono mangiati dagli animali che eliminano poi i semi negli escrementi anche a grandissima distanza dalla pianta madre. Una strategia non considerata nel tabellone tedesco, ma tipica di molte piante che vivono lungo le coste, sfrutta l'acqua producendo frutti con guscio spugnoso o sugheroso che possono galleggiare per lunghi periodi senza marcire.