Nel Museo sono presenti circa 180 modellini di funghi, parte in cera e parte in creta. Molto simili tra loro, ad un più attento esame mostrano delle piccole differenze nella forma del sostegno che in un caso risulta essere cilindrico mentre nell'altro ha la parte superiore arrotondata. Di conseguenza é possibile distinguere due gruppi di modelli, uno con 62 esemplari in creta e l'altro con 123 esemplari in cera.
La collezione in creta é opera del fiorentino Egisto Tortori, apprendista e in seguito direttore del laboratorio delle cere del Museo di storia naturale di Firenze, autore di numerosi lavori in cera ma anche in creta. Il lavoro viene commissionato dal Prefetto dell'Orto botanico dell'epoca, Roberto de Visiani, come risulta da una lettera del febbraio 1868 depositata in archivio mentre, negli inventari di fine 1870, appare la notizia dell'avvenuto pagamento di 300 lire. Questi modellini, probabilmente inizialmente presenti in numero maggiore rispetto all'attuale, riproducono i corpi fruttiferi di molti macrofunghi e con buona probabilità alcune copie sono conservate anche presso altre istituzioni.
Se nella prima raccolta tutti gli esemplari poggiano su una base verde, nella seconda compaiono anche il rosso e il nero. Il materiale utilizzato per la costruzione dei modellini è la cera d'api ma l'autore è incerto. Nella seconda parte de "La botanica in Italia" pubblicata nel 1901 (2), Pier Andrea Saccardo riporta alcune notizie sul conte Carlo Avogadro degli Azzoni specificando che una raccolta di funghi modellati da lui é presente nell'Istituto Botanico di Padova mentre, in un comunicato pubblicato sulla rivista "Biblioteca Italiana"del gennaio 1825 (3), Ignazio Pizzagalli scrive di aver quasi ultimato la produzione di una serie di 150 funghi rappresentativi del regno Lombardo-Veneto. Nella descrizione che segue, dice di aver dipinto in verde le specie innocue, in rosso quelle dubbie o pericolose e in nero quelle mortali. Questo é proprio ciò che si osserva nella collezione in cera in nostro possesso. Se da un lato appare quindi verosimile l'attribuzione della raccolta ad Avogadro degli Azzoni, così come riportato da Saccardo, sempre preciso nelle sue osservazioni e contemporaneo ai fatti, non si può tralasciare l'esatta corrispondenza tra la serie prodotta da Pizzagalli e quanto conservato da noi.
A complicare la situazione vi é il fatto che, negli inventari presenti, quando viene citato il numero di modellini, questo è sempre complessivo delle due raccolte.