L'Algario Forti: un archivio di biodiversità e storia

La collezione di macroalghe di Forti non è solo un "bell'oggetto" da ammirare. I suoi fogli, infatti, conservano testimonianza della biodiversità delle acque del passato e delle storie che hanno visto protagonisti uomini e donne dediti alla raccolta e allo studio di campioni algologici. Per questo è di fondamentale importanza approfondire lo studio, già iniziato in questi anni, di una raccolta, in cui potrebbero nascondersi preziosi esemplari.

In questa ricchissima collezione sono presenti circa un migliaio di generi diversi provenienti sia da acque dolci che salate. Gli esemplari sono montati su fogli o inseriti in buste spillate e quindi riuniti in camicie sulla base del genere di appartenenza.

Armadio Algario Forti

Le alghe, raccolte tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, provengono da molte località europee, ma non mancano specie trovate nelle Americhe, in Asia, Africa o Australia.

L'Algario Forti è frutto sia delle raccolte eseguite personalmente dal botanico veronese nel nord Europa e in diversi Paesi affacciati sul Mediterraneo sia dall'acquisizione di collezioni di altri illustri studiosi dell'epoca. Tra il materiale non raccolto personalmente da Achille Forti, si ricordano le collezioni del naturalista e politico italiano Giacomo Doria (1840–1913), del medico e botanico svizzero Levier (1839–1911), dell'italiano Ardissone (1837–1910), dell'ungherese Pantocsek (1846–1916), di Lodovico Caldesi (1821–1884), coautore della Flora Italiana, e di Carlo Spegazzini (1858–1926), botanico e micologo italiano che visse buona parte della sua vita in Argentina (1).
Ma nella raccolta sono incorporate anche le collezioni di Angelo Mazza (1844–1929) e Antonio Piccone (1844–1901), due appassionati algologi.

Poche invece le donne, ma ciò non deve sorprendere in quanto riflette un periodo storico in cui si incontrano raramente donne dedite allo studio delle scienze naturali. Alcune eccezioni sono rappresentate dall'algologa americana Josephine Tilden (1869–1957) e dalla marchesa Vittoria Toscanelli (1837–1896), una nobildonna che in vita coltivò una grande passione naturalistica.

I dati associati agli esemplari, riportano generalmente non solo i nomi dei raccoglitori ma i luoghi di provenienza, informazione importante per poter fare studi sulla distribuzione e diffusione delle specie nel tempo. Ma dalle alghe essiccate è anche possibile l'estrazione del DNA che può essere messo a confronto con quello di altre specie per meglio definire i rapporti tra i vari taxa.

Questa collezione è anche testimone di rischiose spedizioni geografiche in cui lo svolgimento di missioni diplomatiche o lo studio topografico si affiancava alla raccolta di esemplari nei vari luoghi visitati. Particolarmente interessanti sono alcuni campioni provenienti dalle note spedizioni oceanografiche ottocentesche del cutter "Corsaro" (1882) e della pirocorvetta "Vettor Pisani" (1882–1885) che permettono anche di fare la conoscenza di personaggi come Enrico D'Albertis (1846–1932), avventuriero, scrittore, fotografo e giovanissimo capitano e Gaetano Chierchia (1850–1922), tenente di vascello della Vettor Pisani.