L’opera di Kounellis si imposta all’interno del Cortile Nuovo di Palazzo del Bo. Inizialmente denominato “Cortile Littorio”, il Cortile Nuovo viene progettato da Ettore Fagiuoli e realizzato tra 1938 e 1942 per celebrare l’adesione al regime da parte dell’Università, allora rappresentata dal Rettore Carlo Anti. Oltre all’architettura, l’impronta della retorica celebrativa fascista si esprime anche tramite il rilievo di Attilio Selva realizzato nel 1939, che presentava originariamente quattro date importanti per il regime, oggi cancellate: 1848, 1918, 1922, 1936.
Cortile Nuovo o Littorio, Palazzo del Bo, Padova.
Fonte: Phaidra
Questo contesto caratterizzato da elementi fortemente fascisti, dall’architettura fino alle decorazioni, a partire dal 1995 ospita, nella parete opposta al monumentale altorilievo di Selva, Resistenza e Liberazione di Jannis Kounellis. Il colore grigio-bruno delle assi si adegua perfettamente al tono neutro dell’intonaco del portico, facendo risaltare ancora di più
il tricolore delle bandiere.
Nonostante ciò, posto dietro alle arcate a tutto sesto del loggiato, il monumento sembra celarsi all’occhio dell’osservatore: da lontano viene nascosto dalle arcate, da vicino è difficile osservarlo nella sua interezza. Per questa ragione, e per la sua costituzione volutamente deperibile, si potrebbe definire Resistenza e Liberazione un “anti- monumento”, che coscientemente si contrappone all’altorilievo di Selva, perfettamente visibile da ogni angolo del Cortile Nuovo.
L’opera a parete si allinea concettualmente ad altri lavori realizzati da Kounellis a partire dalla fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, caratterizzati dalla centralità del tema del frammento. Il frammento, caricato di un’importante potenza poetica ed evocativa, viene inteso come il catalizzatore di un significato più grande: è l’elemento centrale dal quale si giunge al tutto. Le opere realizzate da Kounellis in questo periodo assumono generalmente la denominazione di blocked floors (o doors) e sono costituite dalla stratificazione di vari materiali saldati su telai d'acciaio, incassati nei muri oppure nelle porte. In questa serie di opere si rispecchia molto il monumento di Palazzo del Bo, che rappresenta anch’esso, come sostiene Kounellis stesso, una “apertura negata”, ossia “aperture” o “chiusure” che costituiscono una metafora della Storia, ciclicamente soggetta all’attraversamento di momenti di sbarramento e di emarginazione.
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