Marco Mantova Benavides nacque a Padova il 25 novembre 1489 da famiglia di origine spagnola, trasferitasi in Italia a Mantova e quindi a Padova, dove giunse forse prima dell’avvento della signoria dei Carraresi. Il padre di Marco, Giampietro, e il fratello Giovanni Andrea furono medici. Marco invece intraprese gli studi giuridici e a soli 26 anni fu chiamato presso l’Ateneo patavino dove insegnò per oltre 60 anni. Fu giurista di fama internazionale: tra i suoi discepoli si annoverano Giovanangelo dei Medici, futuro papa Pio IV, il cardinale Antonio Carafa, il principe vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo. Ambito da molte prestigiose università quali Bologna, Pisa, Lisbona, gli furono tributati alti onori: fu Uditore della Sacra Rota nominato da papa Paolo III e fu insignito del titolo di conte palatino dall’imperatore Carlo V. Nulla tuttavia lo allontanò dall’Ateneo di Padova e dalla sua professione che esercitò tanto per personaggi di alto rango quanto per i meno abbienti. Morì a Padova il 2 aprile 1582 ed è sepolto nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, nella tomba monumentale ideata da Bartolomeo Ammannati.
L’attività di Marco si esplicò non solo nel campo giuridico bensì anche in quello delle lettere, delle arti e del collezionismo. Celebrato umanista, ebbe particolarmente vicini Pietro Bembo, Alessandro Maggi da Bassano, Pietro Aretino e molti altri dotti e artisti del tempo. Nel suo palazzo di via Porciglia, dove risiedette dal 1540, lavorarono artisti quali Bartolomeo Ammannati e Domenico Campagnola. Qui raccolse anche il suo “museo”, forse partendo da alcuni oggetti già posseduti dalla famiglia. Nei suoi scritti si ritrovano talvolta indicazioni riguardo alla loro provenienza, tuttavia l’intera collezione e la sua disposizione sono noti solo grazie al pronipote Andrea che nel 1695 stese un accurato Inventario. Da esso sappiamo che il “museo” di Marco appariva come un insieme di opere di antichità e d’arte accanto a conchiglie, fossili, minerali, curiosità della natura e opere dell’uomo, strumenti musicali, monete e medaglie, dove non si trascurava alcun aspetto del sapere del tempo. Un tipo di raccolta che non era lontana dalle Kunst-und Wunderkammern di stampo mitteleuropeo, anche se predominanti erano pur sempre gli oggetti d’arte antica e rinascimentale, di certo una modalità collezionistica non usuale nel Veneto del Cinquecento e un unicum nel panorama padovano del tempo. Salvo alcune perdite per questioni ereditarie, la collezione di Marco mantenne la sua consistenza fino alla fine del sec.XVII trovando nel pronipote Andrea un grande cultore e uno strenuo difensore. Tuttavia alla sua morte nel 1711 il figlio ed erede Gaspare trovò il modo di alienare questi beni e in particolare trasferì circa un terzo degli oggetti, composto da sculture e vasi antichi e rinascimentali, al medico e naturalista Antonio Vallisneri sr.
Fonti: Favaretto, Menegazzi 2013; Gorini, Menegazzi 1996; Rippa Bonati 1996a; Rippa Bonati 1996b; Rippa Bonati 2000.