Il diario di guerra di Abele Lago

Abele Lago, padre del giornalista Giorgio, nasce a Tombolo (PD) il 15 settembre 1898. Partecipa giovanissimo al primo conflitto mondiale e, terminata la guerra, comincia a svolgere il lavoro di segretario comunale in diverse località del Trevigiano. Nel 1928 sposa Emma Giovanna Francescon, maestra elementare, con la quale avrà quattro figli: Sauro, Maria Grazia, Giorgio e Giuliana. Si sposta per lavoro con tutta la famiglia al seguito finché, verso la fine della sua carriera, si stabilisce a Castelfranco Veneto (TV), dove morirà il 28 maggio 1996.

 

Abele Lago (fonte: Famiglia Lago) Abele Lago (fonte: Famiglia Lago)
Abele Lago con la moglie Emma Giovanna Francescon (fonte: Famiglia Lago) Abele Lago con la moglie Emma Giovanna Francescon (fonte: Famiglia Lago)

Il Diario è costituito di appunti dattiloscritti tra il novembre e il dicembre 1987. Abele Lago vi racconta la sua esperienza del primo conflitto mondiale, dai mesi precedenti lo scoppio fino alla partecipazione alla guerra come soldato semplice nel biennio 1917–1918, assegnato al 44° autoreparto.

Dalle pagine emerge chiaro il passaggio repentino da un generico entusiasmo iniziale a una più matura consapevolezza del dramma della guerra. Lago sperimenta in prima persona l'inadeguatezza dei mezzi in dotazione e talvolta la poca perizia dei comandi militari, come quando racconta della fallita azione a nord di Borgo Valsugana. Era accaduto che ufficiali austriaci di nazionalità romena e cecoslovacca, facenti parte di reparti occupanti i trinceramenti nella zona di Carzano, avevano dato la possibilità alle nostre truppe di passare le linee nemiche senza combattere attraverso un varco da essi predisposto, rendendo così inoffensivi i reparti dell'esercito austriaco. Ma i comandi italiani non riuscirono ad approfittarne ed anche alla vigilia di Caporetto, sempre secondo Lago, dimostrarono la medesima imperizia - quando il mancato sostegno della nostra artiglieria alla fanteria permise all'esercito austro-ungarico di sbaragliare l'esercito italiano e di spingere la linea del fronte fino al Piave.

Terribile il racconto della rotta di Caporetto, dell'esasperazione degli sbandati e della disperazione dei civili. Ma piena di speranza poi la descrizione della strenue resistenza sul Piave e sui monti e l'incontro con il fratello, assegnato allo stesso autoreparto. L'esercito italiano riacquista a poco a poco efficienza e fiducia, fino alla vittoria finale cui però Abele non parteciperà direttamente: colpito dalla febbre spagnola e ricoverato in un ospedale militare di Tribano (PD). Supererà anche quest'ultima prova, ma ricorderà con amarezza l'enorme numero di giovani morti a causa di questa epidemia - proprio quando l'arrivo della pace era imminente.



Il diario fa parte del cosiddetto Fondo Lago: insieme di libri e di materiale archivistico appartenuti al figlio Giorgio (1937 - 2005) e donato dagli eredi al Centro interdipartimentale di Studi regionali "Giorgio Lago" (Università di Padova) dopo la morte del giornalista.



Sulla base degli appunti del padre, Giorgio Lago scriverà un articolo sulla Grande Guerra intitolato Mio padre - conferito al Fondo Lago dai figli Francesco e Paolo.