Ambrogio Ballini, il segretario generale

Autocritico e severo, Ambrogio Ballini fu l'anima dell'organizzazione del Settimo Centenario: il rettore Luigi Lucatello lo volle al suo fianco come segretario generale delle celebrazioni.

Nato a Mantova nel 1879, si iscrisse alla Facoltà di Lettere di Bologna, dove si formò sotto la guida di Giosuè Carducci e dell’archeologo Edoardo Brizio: sarà però l’incontro con Carlo Formichi, noto orientalista, a far emergere l'interesse per storia della cultura e delle lingue indiane, cui dedicò tutta la sua attività di studioso.

Dopo la laurea si trasferì in Germania per perfezionarsi sotto la guida di Hermann Jacobi. Rientrato in Italia iniziò la propria carriera presso l’Università di Roma, dove nel 1904 ottenne, in qualità di libero docente, il ruolo di segretario della Scuola Orientale della Facoltà di Lettere. Nel 1913 divenne ordinario di sanscrito a Padova.

Nella veste di segretario generale per il Centenario rilasciò una simpatica intervista ad Agostino Faggiotto, pubblicata sul quotidiano «Il Popolo Veneto» del 9 marzo 1922.

Nel 1924 si trasferì all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, senza però interrompere i rapporti con Padova, in particolare con Lucatello. Dal 1936 al 1941 affiancò all'insegnamento milanese un incarico presso l'Università patavina. Per facilitare l’ormai anziano professore il rettore dell'epoca, Carlo Anti, stipulò un accordo speciale con l'albergo Regina, presso il quale Ballini alloggiava.

Nel 1941 successe a Formichi all’Università di Roma: nella capitale morì il 20 marzo 1950. I funerali si svolsero a Montagnana (Padova).

Ballini amò lo studio e la lingua sanscrita, e si impegnò “affinché la disciplina cui aveva dedicato ogni sua attività potesse trovare rispondenza nei giovani”.

Quando lo colse la morte, stava completando lo studio sul rapporto tra l’agiografia del cristianesimo e del buddhismo, e la stesura di un dizionario dei dialetti pracriti, che rimasero inediti per volontà degli eredi.