La fondazione del monastero di Santa Caterina, destinato all'accoglienza delle fanciulle povere e moralmente in pericolo, dette «pericolanti» o «pericolate» nel linguaggio dell'epoca, si inserisce in una serie di iniziative di intento benefico, educativo e spirituale, rivolte soprattutto alla parte femminile della popolazione, che ebbero particolare vigore a Padova e nei territori limitrofi nel corso dei secoli XVI e XVII.
Alla fine del Cinquecento, ad esempio, erano state fondate in città due opere di assistenza alle fanciulle: la prima nel 1576, sorta per volere del vescovo di Padova Federico Cornaro con il sostegno di alcuni nobili cittadini, era denominata Pio luogo di Santa Maria del Soccorso, o semplicemente Soccorso, e aveva sede nei pressi della chiesa omonima nella contrada di Pontecorvo, dove - racconta Portenari (1623, p. 484) - «si ricevono quelle male avventurate fanciulle che lasciandosi ingannare da huomini scelerati perdono il loro fiore virginale». Il secondo ente, il Conservatorio delle Zitelle Gasparine, era stato fondato con legato testamentario dal cittadino padovano Francesco Gasparini (1598), dapprima come ricovero di giovani misere e d'infima condizione, quindi innalzato a collegio «per educarvi fanciulle nobili o almeno civili» (Guida di Padova, 1842, p. 371).
Pochi anni più tardi, nel 1615, grazie all'azione di alcune donne dirette da Maria Alberghetti (1578–1664), fu istituito il Collegio delle Dimesse nella villa di Morosina Bollani, sita nella «amena contrada di Vanzo», che fu donata alla comunità appena giunta in città con lo scopo di dare «a fanciulle di nobili e agiate famiglie una forbita educazione» (De Vivo 1994, p. 481).
Verso la fine del secolo, un altro istituto benefico con finalità filantropiche e educative fu il cosiddetto «Loco delle Vergini» di Piazzola sul Brenta (istituito prima del 1680), con sede nella villa di Marco Contarini procuratore di San Marco, dove venivano accolte giovani orfane o provenienti da famiglie povere, che ricevevano un'istruzione di base (leggere, scrivere e far di conto) intrisa di religiosità e acquisivano abilità pratiche e «amore per l'operosità», tutto a spese del nobile veneziano (Donvito 1995, p. 85).
Come si comprende, si tratta di istituti - il più delle volte a carattere religioso - con finalità in parte assimilabili, impegnati nel recupero delle giovani dalla strada e nell'indirizzarle a una vita moralmente accettata (in questo si distinsero soprattutto i luoghi di Santa Caterina e del Soccorso, almeno nel primo periodo della loro storia) e anche nell'insegnamento dei primi rudimenti del sapere, comprensivi di scrittura, lettura e conoscenza del catechismo, oltre che del «saper fare» in relazione all'ambito domestico.
Quello dell'educazione diffusa e impartita il più possibile a tutti gli strati della popolazione femminile era, del resto, un tema molto sentito in quegli anni di passaggio tra Cinque e Seicento nell'intero continente europeo, dove accendeva le discussioni tra quanti la ritenevano impossibile, inutile, o addirittura pericolosa, e quanti invece la sostenevano e la promuovevano (Sonnet 1991). In questo dibattito la città di Padova seppe porsi fin da subito in linea con le più aggiornate istanze culturali e sociali dell'epoca come dimostrato sia dalla fioritura dei numerosi istituti più sopra menzionati destinati all'accoglienza e all'istruzione delle giovani sia, al più alto grado, dal conferimento della laurea a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia il 25 giugno 1678, prima donna nella storia dell'Università a ricevere le insegne dottorali.
È sullo sfondo di queste vicende che va letta l'istituzione del monastero, in seguito Pio Conservatorio di Santa Caterina. Nelle prossime pagine ripercorreremo la sua storia.