Il "turbine napoleonico"
Il decreto del 25 aprile 1810 introdusse un cambiamento epocale nella società e nella storia culturale del Regno d'Italia, ossia di quella parte della penisola compresa tra la Lombardia e il Veneto e, a sud, le Marche, di cui Napoleone Bonaparte si era fatto incoronare re nel 1805. La legge prescriveva la soppressione di tutti gli istituti, corporazioni e associazioni ecclesiastiche e il divieto di indossare l'abito di alcun ordine religioso. Gli uomini e le donne che fino a quel momento avevano trascorso la vita tra le mura del chiostro si ritrovarono d'improvviso senza un'abitazione e furono costretti a ritornare presso le loro famiglie oppure, se forestieri, a rientrare nei loro paesi d'origine.
Le conseguenze del "turbine napoleonico" si fecero sentire anche a Padova e, nello specifico, colpirono anche la comunità di monache agostiniane di Santa Caterina: la congregazione fu sciolta, la chiesa divenne sussidiaria di Santa Sofia e le giovani che avevano trovato ospitalità nel complesso ritornarono a carico dei genitori o, più spesso, finirono a elemosinare agli angoli delle strade. Il loro numero crebbe di anno in anno, fino a rendere la situazione insostenibile: fu così deciso di porvi rimedio con la fondazione di nuovi istituti di accoglienza.
L'azione del sacerdote Antonio Malucello
In questa fase della storia di Santa Caterina si distinse in particolare l'azione di Antonio Malucello, un ex religioso che, come molti, aveva visto lo scioglimento della sua congregazione nel 1810. Rimasto a Padova come sacerdote secolare, dapprima raccolse le fanciulle di strada presso famiglie oneste e le sostentò con il tramite della sua pensione, quindi fondò tre istituti per dare loro ospitalità:
- il Conservatorio di Santa Rosa (1813), nella via omonima all'interno dell'ex monastero di monache domenicane, destinato all'«accoglimento di giovanette istruite nella religione e nei femminili lavori»;
- il Conservatorio di Santa Caterina (1815), nell'ex monastero di via C. Battisti, per l'«educazione di fanciulle abbandonate»: questo era il ricovero per le giovani più povere;
- il Conservatorio di Vanzo (1822), nell'ex convento delle Vergini di Vanzo, per l'«educazione di giovanette civili e giovani chiamate a ritiro spirituale senza voto» (Casarini, 1846, pp. 56-57)
e pose a capo di ciascuno una comunità di religiose dirette da un'unica superiora, Rosa Agosto, dimorante nel Conservatorio di Santa Rosa (Sorgato 1856, pp. 300-302).
Nel frattempo, il sacerdote si adoperò anche per recuperare finanziamenti ricorrendo alle elemosine delle famiglie della città, attraverso l'invio di lettere di richiesta di offerte sul modello di questa qui presentata.
Tale fu l'azione di Malucello a beneficio di Padova attraverso questi istituti, che nel 1825 gli venne conferita la medaglia del merito civile dall'imperatore d'Austria e re del Lombardo-Veneto Francesco I d'Asburgo-Lorena e dalla moglie Carolina Carlotta Augusta di Baviera, allora in visita nelle province venete.
Negli anni seguenti l'attenzione del sacerdote fu diretta all'acquisto del complesso di Santa Caterina, fino a quel momento di proprietà del Reale Governo e utilizzato dal Conservatorio dietro corresponsione di un affitto. Le trattative sul prezzo furono lunghe: inizialmente Malucello propose la cifra di 8.400 lire, ma una perizia di stima fatta eseguire dalla Reale Intendenza di Finanza del governo all'ing. Pivetta stabiliva il suo valore in 11.606,22 lire. Alla fine le due parti si accordarono sul prezzo di 9.000 lire, che venne ulteriormente ridotto a 7.500 in seguito ai danni causati da una tempesta nell'agosto del 1834. Dunque, l'anno seguente, Malucello fu sul punto di ultimare l'acquisto dello stabile di Santa Caterina, che sarebbe andato ad aggiungersi alle sue proprietà, già comprensive dei Conservatori di Santa Rosa e del Vanzo: e, tuttavia, questo patrimonio non venne mai a costituirsi.
La morte di Rosa Agosto e sopraggiunti problemi economici costrinsero il sacerdote a tergiversare sull'acquisto fino al 1837: il 6 settembre di quell'anno l'accordo venne concluso velocemente e lo stesso giorno, dopo un contratto preliminare stilato il 30 agosto precedente, il complesso di Santa Caterina fu rivenduto. Nuova proprietaria, come risulta dal Catasto Austriaco del 1838, divenne Maddalena Franceschini del fu Angelo, che entrò in possesso dello stabile in nome e per conto di mons. Jacopo De Foretti, direttore del Pio Luogo del Soccorso.
Mons. Jacopo De Foretti e la fondazione dei Pii Luoghi di Santa Caterina e del Soccorso
Fu così che, a partire dal 1837, la storia del Conservatorio di Santa Caterina venne a intrecciarsi con quelle del Soccorso e del Soccorsetto siti nei pressi di Pontecorvo: enti con la medesima finalità di assistenza alle giovani, fondato il primo nel 1576, il secondo nel 1743 e destinato, nello specifico, alle giovinette che «per età non conveniva mettere in contatto con le giovani penitenti, però non mancando esse del bisogno di essere raccolte per pericolo di corruzione cui erano esposte» (Un'opera di redenzione, 1931, p. 10).
Le vicende di questi due istituti seguirono passo passo quelle dell'ex monastero di Santa Caterina: chiusi durante le soppressioni napoleoniche, furono riaperti subito dopo nella stessa sede in forma privata, grazie alle elemosine della popolazione e al sostegno economico dei nuovi fondatori, Giovanni Battista da Chiarano, deceduto poco dopo (1814), e il sacerdote Jacopo De Foretti.
Costui fu un personaggio cardine sia nella storia dell'assistenza a Padova che, nello specifico, dei luoghi di cui ci stiamo occupando, e alla sua azione si deve la loro riunificazione in un unico ente, i Pii Luoghi (o Conservatori) di Santa Caterina e del Soccorso, allora ancora divisi in due sedi separate: il Soccorso-Soccorsetto in via San Francesco (che le targhe antiche ricordano appunto come via del Soccorso) per le ragazze di maggiore età; il complesso di Santa Caterina riservato a quelle con meno di 15 anni. Questo divenne il centro principale dell'istituto, la cui direzione fu affidata, come ricordato più sopra, a Maddalena Franceschini del fu Angelo.
La Franceschini collaborò con De Foretti fin dal 1826 in qualità di donna laica del Terz'Ordine secolare; quando fu posta a dirigere i due Conservatori di Santa Caterina e del Soccorso decise, in accordo con il sacerdote, di fondare una nuova comunità religiosa di clausura, le Terziarie Collegiali, osservanti la regola di san Francesco e aggregate all'ordine dei Frati Minori del Santo: la cerimonia della vestizione dell'abito religioso avvenne il 12 agosto 1840.
Gli anni tra il 1840 e il 1850 furono di intensa attività per il De Foretti, che si dedicò non solo alla cura religiosa e amministrativa dei Pii Conservatori, ma anche alla loro riorganizzazione spaziale: in quel decennio, infatti, egli acquistò alcune case e orti siti nei pressi della chiesa di Santa Caterina per trasportare qui il Soccorso, che all'epoca si trovava ancora in via San Francesco. Conoscendo i nomi dei privati che vendettero a De Foretti e aiutandoci con il Catasto Austriaco del 1838, è possibile capire con precisione l'estensione dell'area destinata alla costruzione del nuovo Soccorso, che andò a occupare:
- le particelle 2740 e 2739, una casa con portico a uso pubblico e un orto appartenenti a Giuseppe Cristofori (vendita del 26 luglio 1841);
- la particella 2742, una casa con portico pubblico di proprietà della vedova di Nicolò De Lazzara, Caterina Degli Oddi (vendita del 14 marzo 1849);
- le particelle 2743 e 2746, case con i rispettivi orti retrostanti (2744 e 2745) di Giovanni Troiano (vendita del 24 settembre 1845).
Tra il 1852 e il 1853 fu quindi avviata la costruzione dell'edificio, ad un solo piano, che venne abitato a partire dal maggio del 1854: da quel momento e fino a anni recenti, le sedi dei Conservatori di Santa Caterina e del Soccorso furono riunite in un'unica area che inglobava la chiesa di Santa Caterina su tre lati, come si capisce bene da questa pianta.
La seconda metà dell'Ottocento si aprì con una disputa tra l'autorità civile e quella ecclesiastica, nella quale oggetto del contendere furono proprio i Pii Conservatori. Da una parte la Congregazione Provinciale mirava a renderli soggetti alla sua giurisdizione quali Istituti di beneficienza, suscitando l'opposizione di De Foretti, che nel frattempo si era allontanato da Padova per ricoprire la carica di vescovo di Chioggia. Dall'altra lo stesso De Foretti, in accordo col il vescovo di Padova Federico Manfredini, utilizzò la situazione a suo vantaggio per emanare l'atto di fondazione dei Pii Conservatori quali enti ecclesiastici (2 agosto 1862), sottoposti all'autorità vescovile e affidati alle Terziarie Collegiali in materia di educazione e direzione. Tuttavia, tale atto non risolse subito le vertenze con l'autorità civile, che continuarono anche negli anni seguenti e, anzi, furono rinvigorite dal cambiamento di governo avvenuto nel 1866: ma alla fine le istanze ecclesiastiche furono ufficialmente riconosciute con decreto reale anche dal governo italiano (Un'opera di redenzione, 1931, pp. 27-34).
Al di là di queste controversie, in quegli anni la vita negli istituti continuò fiorente, anche grazie al sostentamento economico offerto dalle elemosine dei padovani, come provano queste testimonianze rinvenute negli archivi.