Santa Caterina, la chiesa e il complesso che da essa prende il nome, sorge nel settore sud-orientale della città, all'esterno della cinta muraria più antica; solo nel Cinquecento il sito venne compreso all'interno di un nuovo circuito murario, fatto costruire dai veneziani dopo la sconfitta della battaglia di Agnadello, nel 1509.
L'area, abitata fin dalle fasi più antiche dell'insediamento patavino, venne quindi progressivamente inclusa all'interno del perimetro della città in espansione; fenomeno a cui corrispose, nei secoli del Basso Medioevo, una progressiva specializzazione funzionale (Zaggia 1999, pp. 85, 88).
Qui, infatti, vennero a concentrarsi istituti caritativi dediti all'ospitalità e a servizi assistenziali di vario tipo, come i collegi universitari (per approfondire: Del Negro 2010): il Pratense, fondato dal cardinale Pileo da Prata nel 1390 nella contrada del Santo; il Da Rio, istituito nella casa di Nicolò Da Rio nella contrada di Pontecorvo nel 1398, per gli scolari artisti; e l'Engleschi, costituito per legato testamentario da Francesco Engleschi nel 1446, nella contrada di Pontecorvo, per studenti d'arti o medicina. Tra di essi, uno è ricordato dalle fonti proprio nei pressi di Santa Caterina, voluto da Giacomo Arquà nel 1390 «per sovvenire a dieci scolari di ogni nazione fuorché padovani».
Vi si trovavano inoltre la Ca' di Dio; Ca' Lando; l'Ospedale di San Francesco e la Fraglia della Carità; nonché i Conservatori delle Zitelle Gasparine e del Soccorso, quest'ultimo parte integrante, a partire dall'Ottocento, della storia fin qui narrata.
Nelle prossime pagine approfondiremo le vicende di alcuni di questi enti, allargando lo sguardo a indagare la topografia urbana della zona in cui nel Seicento venne costruito il complesso di Santa Caterina.