Il complesso di cui ci siamo occupati finora prende il nome dalla vicina chiesa di Santa Caterina, un edificio religioso d'età medievale (la sua prima menzione risale al 1239, quando era definito oratorium) a cui furono addossate nel Seicento le strutture destinate a ospitare le monache di Santa Maria Maddalena delle Illuminate.
Ben prima di essere una chiesa monastica, all'inizio della sua storia Santa Caterina svolse quindi la funzione di "cappella del vicinato" (Gallo 1999, p. 65), ossia punto di riferimento per le messe e la preghiera quotidiana della popolazione del circondario, venendo elevata allo stato di parrocchia solo successivamente (1308). Da quel momento la chiesa acquisì sempre maggiore importanza tra le parrocchie padovane, anche in virtù dell'essere stata scelta come sede dall'Università dei Giuristi che, a partire dal 1377, vi compivano ogni anno una processione solenne il 25 novembre, appunto nel giorno della festa liturgica di santa Caterina, loro patrona.
A partire dal Seicento, come già ricordato, l'edificio religioso svolse la doppia funzione di parrocchia per i fedeli della contrada e di chiesa monastica per le madri agostiniane: una condizione che fu mantenuta fino alle soppressioni napoleoniche del 1810, quando Santa Caterina divenne sussidiaria di Santa Sofia. Attualmente è rettoria indipendente, gestita del Centro Universitario Padovano.
Purtroppo della fase più antica dell'edificio non sono sopravvissute testimonianze artistiche, se non alcuni lacerti di affresco di difficile lettura, apparsi nel 1992 al di sotto di ridipinture più recenti che fingono un colonnato con un parato tessile, probabilmente cinquecentesco.
Tra questi, il frammento più antico si riconosce in una figura di vescovo, San Massimo con un cartiglio in mano e il committente inginocchiato ai suoi piedi, della seconda metà del XIII secolo, presente sul lato meridionale della navata (Cozzi 1999, pp. 98-100).
Lungo la stessa parete è un'altra figura di Santo, di cui però non si riesce a indovinare l'identità: la fotografia risulta interessante soprattutto perché permette di comprendere come alla pittura medievale furono sovrammessi nel tempo ulteriori strati d'intonaco, destinati ad accogliere una decorazione di gusto più moderno.
Sul lato opposto si trovano altri dettagli frammentari, da datarsi in un momento avanzato del Trecento: una testa coronata, forse appartenente a una Santa Caterina, un San Cristoforo con il Gesù Bambino in spalla e il gruppo con Sant'Anna, la Vergine e il Bambino, accompagnati da due santi francescani, verosimilmente San Francesco e Sant'Antonio (Cozzi 1999, pp. 101-108).
Tutte queste testimonianze non facevano parte di un ciclo unitario, ma costituivano riquadri isolati realizzati per volere di singoli fedeli della parrocchia, che manifestarono il loro attaccamento all'edificio religioso abbellendolo di decorazioni pittoriche fin dai tempi più antichi.