Strychnos nux-vomica L. è un albero originario dell’Asia sud-orientale con fiori bianco- verdastri e grossi frutti tondeggianti con numerosi semi piatti e rotondi immersi in una polpa gelatinosa (1). Questi semi contengono diversi alcaloidi tra cui la stricnina, una sostanza bianca, inodore e molto amara che, se ingerita o iniettata, determina convulsioni e morte rapida per insufficienza respiratoria (7, 12). In passato la stricnina fu utilizzata in ambito medico come tonico rigenerante, per stimolare l’appetito (5) o per contrastare varie forme di paralisi (12); era anche frequente l’impiego del veleno contro roditori, uccelli e predatori (1s).
Pianta importata in Europa nel XVI secolo, la prima illustrazione nota della noce vomica, o albero della stricnina, si trova in “Hortus Malabaricus” di Hendrik van Rheede (1636-1691), un’opera in dodici volumi sulle proprietà medicinali delle piante della costa sud-occidentale indiana (6). Il veleno è però presente anche in un'altra specie, un arbusto di origine filippina i cui semi, caratterizzati da elevate concentrazioni in stricnina, vengono popolarmente chiamati "fave di S.Ignazio" (Strychnos ignatii P.J. Bergius) (7). A causa del sapore molto amaro della sostanza, anche a minime dosi, gli avvelenamenti criminali da stricnina sono estremamente difficili ma spesso i romanzieri l’hanno iniettata nelle vittime delle loro storie poliziesche.