Libri in antiquariato
print this pageGiovanni Marsili fu attento bibliofilo e collezionista in assidua ricerca dell'esemplare prezioso da assicurare alla sua collezione; i suoi viaggi all'estero soprattutto i soggiorni a Parigi e Londra gli valsero l'acquisto di volumi importanti, spesso appartenuti a personaggi di spicco della cultura d'oltralpe dal Rinascimento al Settecento, ma il suo interesse per i libri preziosi continuò per tutta la vita come documentano anche le lettere ad amici e conoscenti in cui richiede e si fa a sua volta tramite per ottenere le edizioni straniere come i best-seller appena pubblicati.
INDICE DELLA PAGINA
FRANCIA
Jean Bigot (1588–1645)
Nipote di Étienne Bigot, signore di Fontaine, Sommesnie e Cleuvil, celebre collezionista di manoscritti e testi a stampa, contribuì a creare una biblioteca costituita da più di seimila libri fra i quali almeno cinquecento manoscritti; Louis Emery (1626–1689), uno dei suoi 19 figli, avuto da Barbe Groulart -figlia a sua volta del famoso filologo Claude- continuò ad ampliarne il numero portandolo a 40.000 unità per lasciarla poi in eredità al cugino Robert Bigot, signore di Montville (1633–1692). Pochi anni dopo la morte di quest'ultimo la biblioteca venne acquistata da tre librai parigini Jean Boudot, Charles Osmont e Gabriel Martin che affidarono a Prosper Marchand la redazione del catalogo: Bibliotheca Bigotiana. seu catalogus librorum, quos (dum viverent) summâ curâ & industriâ, ingentique sumptu congessêre Viri Clarissimi DD. uterque Joannes, Nicolaus, & Lud. Emericus Bigotii, Domini de Sommesnil & de Cleuville, alter Prætor, alii Senatores Rothomagenses, Parisiis, Jean Boudot, Charles Osmont et Gabriel Martin, 1706, cui seguì la vendita.
René François de Sluse (1622–1685)
Fra le molte opere scientifiche che Marsili raccolse, anche i Problemata physica di Thomas Hobbes, pubblicati a Londra da Crooke nel 1662; il libro era appartenuto ad uno dei più importanti matematici belgi del Seicento, René François de Sluse che lasciò la sua nota di possesso sul foglio di guardia anteriore. Il motto in greco - οιον το κενον "come il vuoto"- è certo un riferimento ad Aristotele e contemporaneamente forse, anche al dibattito che si aprì alla metà del secolo proprio sull'esistenza del vuoto. Mentre Aristotele lo negava, e così Descartes, Torricelli ne dimostrò l'esistenza, creando un vero scompiglio nel mondo scientifico dell'epoca, anche per le conseguenze teologiche che ciò determinava. Molto più semplicemente però, un immortale verso di Dante potrebbe aiutare a svelarne il significato: "fammi del tuo valor sì fatto vaso" (Par.I,14) e cioè che io sia vuoto, abbia spazio nella mente per accogliere la conoscenza.
Simon Boulduc (1652–1729)
Fu farmacista, medico reale della corte francese sia sotto il regno di Luigi XIV che del suo successore Luigi XV e farmacista personale di Elisabetta di Boemia oltre che di diverse famiglie nobili, in particolare quella di Saint-Simon. Demonstrator di Chimica presso il Jardin du Roi a Parigi e membro dell'Académie Royale des Sciences; la nota manoscritta recita: Ex Libris Simonis Boulduc | Pharmacop.(ei) Paris.(siensis)
François de Bremond (1713–1742)
Parigino, figlio di un avvocato e destinato alla carriera legale, ne traccia un ritratto Jean Jacques Dortous de Mairan nei suoi Éloges des académiciens de l'Académie royale des sciences dans les années 1741, 1742, 1743 (di cui Marsili possedeva una copia con dedica autografa): interessato alle lingue orientali e alla medicina come il nonno e uno zio riuscì a dedicarsi alla fine ad esse diventando anche segretario della Royal Society di Londra. Il volume, miscellaneo su cui si trova la nota: De l'inventaire de M. Bremont ce 17 avril 174[2 / ..]oqu avec M. Soye. super optica promota de Gregori achepl. ibi. comprende trattazioni diverse su temi astronomici, geometrici e di fisica e Marsili vi annota anche la data di acquisto e il prezzo pagato: 20 settembre 1754 a Parigi, per una L.(ivre) e 10 soldi
INGHILTERRA
Francis Blomefield (1705–1752)
Figlio del nobile Henry e di Alice Batch, nacque a Fersfield nel 1705 e intraprese la carriera ecclesiestica; grazie al cospicuo patrimonio, potè dedicarsi al collezionismo di manoscritti e volumi in vista dei suoi studi sulla storia del Norfolk iniziati nel 1733, che riuscì a pubblicare solo a partire dal 1739. Dopo diverse disavventure editoriali che lo portarono sul lastrico, morì di vaiolo nel 1752 e fra i beni messi all'asta per pagare i debiti ci fu anche la sua ricca biblioteca di cui resta il catalogo di vendita: A catalogue of a valuable collection of books. Amongst which is, the library of the Reverend Mr. Blomefield, author of the History of Norwich and Norfolk, ... Consisting of several thousand volumes ... Which will be sold very cheap, ... on Tuesday July 28th, 1752, and continue selling 'till Michaelmas next By William Chase, ... in the Cockey-Lane, Norwich, Norwich 1752. La tradizione gli assegna la scoperta delle Paston-Letters conservate nella biblioteca dell'ultimo conte di Yarmouth (cfr. James Paston).
Nel suo ex-libris, inciso da W.H. Toms, lo stemma: in cornice con volute al cui sommo si trova una tigre araldica che regge una spada spezzata: partito; al primo inquartato: il primo e quarto cantone, di nero allo scaglione d'oro con tre rami di ginestra fioriti di verde e al quartier franco d'oro, punta di lancia insanguinata; il secondo e terzo controinquartati, il primo, di verde alle tre mani calzato d'oro; il secondo, tre fasce d'oro caricate di 3,2,1 testa di leopardo alternate a due fasce di rosso; al terzo, di verde scaglione d'oro accompagnato da tre teste di leone d'oro, caricato di tre croci ricrociate d'azzurro; al quarto d'oro a tre teste di cervo d'oro in banda rossa; nel secondo d'argento al leone rampante di rosso. Sotto lo stemma in un cartiglio il motto PRO ARIS ET FOCIS. Più sotto: Francis Blomefield / Rector of Fersfield in Norfolk 1736.
William Cecil (1520–1598)
Un vero piccolo tesoro fra gli acquisti antiquari del Prefetto: un libro già appartenuto a Lord Cecil dal 1554 segretario di Stato della Regina Elisabetta I; bibliofilo e antiquario, raccolse una biblioteca considerevole (in cui era compresa parte di quella già appartenuta a Robert Glover) che come disposto nell'ultimo testamento del 1597 venne lasciata al figlio Thomas. La preziosa raccolta di stampati e manoscritti, attraverso passaggi successivi giunse infine nelle mani di Robert Bruce II conte Elgin grazie alla moglie Diana Grey (figlia di Anna Cecil), ma venne dispersa nel 1687: ne resta solo un catalogo di vendita, Bibliotheca illustris sive catalogus variorum librorum... bibliothecae viri cujusdam praenobilis... olim defuncti... quorum auctio habebitur Londini... Novemb. 21. 1687, Per T. Bentley, et B. Walford, Londini, Willis, (s. d.), in cui il volume risulta citato col n.182.
Richard Rawlinson (1690–1755)
Religioso, fellow della Royal Society (1690–1755), figlio di Sir Thomas Lord Mayor della città di Londra; bibliofilo e antiquario come il fratello Thomas, raccolse una consistente biblioteca di testi a stampa e manoscritti, lasciati alla Bodleian Library e contrassegnati dall'ex-libris (mm 88x83), stampato su carta che riporta il suo stemma: scudo rosso in cornice di festoni e foglie sormontato da un elmo con volpoca che tiene nel becco una conchiglia; all'interno dello scudo due fasce gemelle d'argento tra tre conchiglie e un crescente montante d'argento; su cartiglio superiore esterno: RICHARDUS RAWLINSON LLD (legum Doctor) è Coll:(egio) Di(vi) IOAN:(nis) BAPT:(istae) OXON:(ae) & R.(egiae) S.(ocietatis) S.(ocius); su cartiglio inferiore il motto: SUNT ANTIQUISSIMA QUAEQUE OPTIMA (Hor. Ep. 2, 1, 28).
Probabilmente il volume Petri Angelii Bargaei De priuatorum, publicorumque aedificiorum vrbis Romae euersoribus epistola ad Petrum Vsimbardum... (BOT.2.201) venne acquistato da Marsili nel corso del suo viaggio a Londra.
ITALIA
Pompeo Caimo (1568–1631)
Membro di una nobile famiglia di origini lombarde emigrata in Friuli da Piacenza nel Cinquecento, Pompeo figlio di Giacomo e Chiara del Merlo (Udine 1568 - Tissano, Santa Maria la Longa 1631), fu medico a Udine e poi a Roma per papa Gregorio XV, docente di medicina teorica a Padova dal 1624 al 1630; lasciò in dono per testamento tutti i 2500 volumi della sua biblioteca alla Repubblica, esclusi i manoscritti: il dono arricchito da un manoscritto donato dal fratello Eusebio, vescovo di Cittanova (poi passato in Biblioteca Marciana, Marc. Lat.XI 47/4151) venne accolto il 3 settembre 1636 e fu destinato alla "Publica Libraria" di Padova, l'attuale Biblioteca Universitaria; i volumi, che comprendono libri di medicina ma anche di altre materie, vennero però distribuiti nei magazzini insieme con gli altri secondo un criterio di economicità degli spazi, facendo perdere al fondo la sua fisionomia unitaria.
Ulisse Giuseppe Gozzadini (1650–1728)
Fra i numerosi libri di viaggi ed esplorazioni posseduti dal Prefetto si conserva ancora la Relation du voyage d'Adam Olearius en Moscouie, Tartarie, et Perse, augmentee ... d'vne seconde partie, contenant le voyage de Jean Albert de Mandelslo aux indes orientales... stampata a Parigi in due volumi nel 1666: l'opera però era appartenuta in origine al Card. Ulisse Giuseppe Gozzadini (1650–1728) che lascia il suo ex-libris su entrambi i volumi. Vescovo di Imola dal 1710 e professore di diritto presso l'Università di Bologna dal 1674 al 1728 e alla corte papale Avvocato Concistoriale, Segretario dei Memoriali e dei Brevi, fu anche membro di diverse accademie (dei Gelati, degli Arcadi, della Traccia o Filosofica, dell'Accademia Clementina cui donò i gessi e riproduzioni di famosi capolavori dell'antichità che aveva collezionato in vita).
Giacomo Filippo Tomasini (1595–1655)
Fra i volumi appartenuti al Prefetto anche il Petrarcha redivivus nella princeps del 1635, biografia fra le opere significative del religioso e poi vescovo Giacomo Filippo Tomasini. L'opera è particolarmente interessante perchè fu un dono che il Tomasini fece al teologo francescano Matija Ferkic, chiamato nel 1629 come professore di metafisica presso l'Università degli Studi di Padova, e poi, nel 1631, promosso alla cattedra di teologia; Insigni Theologo Mattheo Ferchio | Auctor recita infatti la nota sul frontespizio
Urbanus Papa VIII (1568–1644)
Splendida legatura "alle armi" così definita perchè porta al centro dei piatti lo stemma di Urbano VIII (1568–1644), e quindi posteriore al 1623 quando Maffeo Virginio Romolo Barberini venne eletto al soglio papale. Papa Barberini fu un importante committente di legature che si servì soprattutto delle botteghe Soresini, Andreoli e del "legatore enigmatico" (Quilici 1995, vol.I, p.17. Federici-Macchi 2014, p.131).
Il volume riporta anche la nota di possesso di un antiquario inglese del 18° secolo, William Thomas, e fu – forse – proprio a Londra che Marsili lo comprò.
Baccio Valori (1535–1606)
Il volume del Milione, prima di giungere alle mani di Giovanni Marsili, appartenne a Baccio Valori, ma non il politico e condottiero, quello invece soprannominato "il giovane" letterato e mecenate, bibliotecario della Laurenziana per la quale realizzò anche un inventario dei manoscritti e senatore sotto Ferdinando I de' Medici.
La nota tracciata in inchiostro chiaro dice:
Baccij Valorij κτήμα
Proprietà di Baccio Valori.
OLANDA
Johan van Broekhuizen (1649–1707)
Joan van Broekhuizen (1649–1707), qui ritratto da Ludolf Bakhuizen nelle sue vesti di ufficiale di marina, fu poeta e filologo olandese: sue due edizioni di poeti latini, Properzio (1702) e Tibullo (1708). La biblioteca di questo studioso dell'antichità, raffinato conoscitore della lingua latina e amico di Johann Georg Graeve (più noto col nome latino di Graevius), venne venduta il 7 maggio del 1708 ad Amsterdam e a p.100 del catalogo di vendita, n.577 della sezione Oratores & Epistolographi si può ancora vedere elencato proprio il volume che attraverso passaggi diversi giunse alle mani di Marsili. L'opera contiene le lettere dell'umanista e precettore di Francesco I, Christophe de Longueil che finì i suoi giorni a Padova come frate francescano e questo spiega forse l'interesse di Marsili per questa raccolta di lettere insieme alla quale venne pubblicato il De imitatione di Bartolomeo Ricci in cui l'autore consiglia agli scrittori di combinare arte e natura se vogliono creare un capolavoro.