Il Settecento libertino

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Marsili fu un assiduo frequentatore di teatri e feste, soprattutto durante il periodo del Carnevale, naturalmente nella sua Venezia. Qualche accenno in proposito trapela dalla corrispondenza con Gennari cui scrive, in una lettera del 9 gennaio 1750:

"Qui si è già data licenza alle maschere e si va in maschera a precipizio. Li Teatri sono aperti, e non si sente che discorrere di Comedie. Li Chiaristi di S.Samuele, e li Goldonisti di S.Angelo sono tuttavia in riotta. Gran cose si promettono, e si aspettano dall'una parte e dall'altra..."

E non solo! Gli piaceva giocare a carte e probabilmente anche scommettere; il 14 dicembre 1747 scrive a Gennari: "se solo avessi danari, comprerei de libri; ma pure, quando ho qualche Ducato, ve lo traffico volentieri, ma non per leggerli; che all'onorato gioco dell'Ombra si gioca talvolta, per star in esercizio..."

Casa da gioco Una casa da gioco nel sec. XVIII rappresentata nel dipinto di un discepolo di Pietro Longhi (da Rijksmuseum Amsterdam)

Costretto a casa per un raffreddore, il 5 febbraio del 1759 racconta a Gennari che "gli otto giuochi di carte comperati da Lazzero sono stati già posti in opera. Occorre dunque che voi abbiate la cortesia di provvedermene altri dieci o quindici...". Una passione quella per il gioco delle carte conservatasi negli anni e coltivata insieme agli amici di una vita:

"Ieri sera, a strida quiete, s'e fatto uno stravizzetto a casa Bresciani. Borromeo, Mussati, Uccelli, e l'abate Fovel furono meco de convitati. S'è fatta una buona mangiata, e s'è bevuto per il dovere. Non ci mancava che Voi per compier la festa" racconta a Gennari il 6 marzo 1752.

Per svelare questo aspetto meno ingessato e formale che lo fa figlio del suo tempo, membro a tutti gli effetti di quella società cosmopolita e frizzante raccontata da Goldoni e dipinta da Tiepolo e Longhi, che di lì a poco sarebbe stata travolta dalle Armate di Napoleone, una piccola rassegna di volumi che spaziano dalla provocazione religiosa a quella sociale attraverso il romanzo licenzioso, alla poesia burlesca, al resoconto a stampa di una festa barocca e che documentano una mente curiosa, aperta e senza pregiudizi.

INDICE DELLA PAGINA

Bonaventure Des Periers, Cymbalum mundi (1732)

Il Cymbalum mundi, precoce pamphlet in difesa della lingua francese contro il latino e satira anticristiana della Rivelazione fu messa all'indice già nel 1538, al punto da scomparire quasi dal panorama bibliografico fino a quando Marchand nel 1711, e poi nel 1732 lo ripresentò al pubblico: Mercurio protagonista dei primi tre dialoghi viene inviato da Giove sulla terra per consegnare il libro dei Destini, si confronta con dei filosofi sulla pietra filosofale, e si infuria dopo esere stato derubato del prezioso volume; due cani, avendo ottenuto la capacità di parlare dopo aver divorato la lingua di Atteone, chiudono la storia discutendo sulla sciocca curiosità degli uomini per le cose straordinarie.

Des Periers Des Periers Antiporta e frontespizio del Cymbalum mundi (da Phaidra)

Claude Prosper Jolyot de Crebillon, Le sopha (1742)

In mostra Le sopha di Claude Prosper Jolyot de Crébillon nella princeps del 1742 che sotto la finzione del racconto morale e la scusa della novella orientale racconta la strana mutazione di Amanzéï il quale trasformato in un sofà diventa suo malgrado scenario e testimone di diverse avventure e disavventure galanti di cui fa ampio e circostanziato racconto al Sultano Shah-Baham.

William Hogarth - The Toilette Le sopha è visibile come titolo di un libro in un minuscolo dettaglio del dipinto di William Hogarth "The Toilette", facente parte della serie satirica Marriage à-la-mode, 1743–1745 (da William Hogarth | Marriage A-la-Mode: 4, The Toilette | NG116 © The National Gallery, London") [File in alta definizione]

Bartolomeo Vitturi, La serenata di Ciapino e il lamento della Ghita. Stanze rusticali (1750)

Marsili fu membro della Accademia dei Granelleschi fondata dal 1747 dai fratelli Gozzi, Daniele Farsetti e altri letterati, con l'intento di combattere la retorica e difendere la purezza della lingua italiana soprattutto dai francesismi, e dove lui stesso ebbe occasione di coltivare la passione per i componimenti burleschi che componeva a imitazione del Berni: qui La serenata di Ciapino e il lamento della Ghita dell'amico e confratello Bartolomeo Vitturi cui partecipa con un'ottava conclusiva mentre Gaspare Gozzi ne scrive il sonetto d'apertura meravigliosamente illustrato con 2 tavole fuori testo incise da Francesco Bartolozzi (1727–1815), una vignetta incisa su rame al frontespizio, una testatina e 3 grandi finalini, di cui due da invenzioni di Piazzetta, incise da Fiorenza Marcello e Felicita Sartori che anticipano quella sensibilità tutta settecentesca e preromantica per la natura e per l'idillio. Il volume, miscellaneo contiene anche la risposta di Gozzi, La Ghita e il Piovano, e l'Epistola in versi di Giuseppe Gennari, come precisa l'indice manoscritto premesso al volume.

Le feste d'Apollo... (1732)

Questo volume documenta lo spettacolo allestito a Parma il 24 agosto 1769 per le nozze del duca Ferdinando I di Borbone e dell'arciduchessa Maria Amalia d'Asburgo-Lorena: spettacolo totale nella tradizione delle Feste Barocche, in cui sono comprese tutte le arti e momento teatrale in cui la Corte mette in scena se stessa.

Al prologo seguono tre azioni sceniche – Filemone e Bauci, Aristeo, Orfeo – che hanno per soggetto l'amore fedele capace di superare il tempo e la morte, musicate da Christoph Willibald Gluck, anche con brani già utilizzati, come la celeberrima aria "Che farò senz'Euridice, dove andrò senza il mio bene". Nel libretto ciascuna di esse è preceduta da un'incisione.

Feste di Apollo Feste di Apollo Due illustrazioni de Le feste d'Apollo (da Phaidra)