Oggigiorno siamo circondati da rappresentazioni visive. E’ facile dare per scontato e riconoscere il potere che le immagini hanno nella nostra società, specialmente quando pensiamo all’utilizzo delle immagini a scopo educativo e di formazione. Ai giorni nostri, nessuno penserebbe di impartire lezioni di scienze senza mostrare immagini o senza libri di testo contenenti immagini, poiché le illustrazioni semplificano la comprensione dei concetti di base.
Lo sviluppo dell’uso dell’illustrazione scientifica è stato influenzato, nei secoli, dall’avvento di tecnologie che hanno permesso una più facile diffusione delle immagini.
Prima dell’invenzione della stampa, i manoscritti venivano riprodotti a mano da scrivani. Anche se gli scienziati creavano immagini originali utili ad illustrare alcuni particolari aspetti del loro studio, gli scrivani che dovevano copiarli non avevano la preparazione sufficiente per realizzare a mano illustrazioni scientifiche fedeli agli originali e, a conseguenza di ciò, l’arte dell’illustrazione scientifica era poco diffusa. (Zurita, A.R., 2016, The Evolution and Influence of Art in Scientific
Illustration, pp. 1-9). )
Con l’avvento della stampa, a metà del quindicesimo secolo, la riproduzione fedele delle immagini non fu più un problema e l’arte del disegno scientifico si sviluppò, da allora in avanti, anche dopo l’avvento della fotografia. Infatti, la creazione di illustrazioni scientifiche permette di osservare dettagli e aspetti di un determinato soggetto che la fotografia non è in grado di duplicare (Zurita, A.R., 2016, The Evolution and Influence of Art in Scientific Illustration, p.99).
Nel caso specifico dei libri di chimica, oltre all’evoluzione delle tecniche di riproduzione delle immagini, sono stati gli enormi sviluppi nel campo della disciplina stessa ad influenzarne il contenuto grafico. I libri di chimica del Fondo Pecile contengono solo illustrazioni di strumenti, mentre nei moderni libri di chimica la grafica (ora computerizzata) viene utilizzata capillarmente per rappresentare i più diversi aspetti macroscopici, microscopici e simbolici peculiari della disciplina.
Poiché il libro di chimica più ‘recente’ della collezione è il Regnault (1850), per ovvi motivi cronologici i libri di chimica del Fondo Pecile non contengono riproduzioni della tavola periodica degli elementi (elaborata da Mendeleev nel 1869), sono presenti invece diverse tabelle che presentano in modo ordinato gli elementi allora conosciuti e, talvolta, le loro caratteristiche.
Un’ultima nota ‘di colore’: il Compendio elementare di chimica di Lassaigne (1839) contiene le uniche illustrazioni a colori della collezione Pecile. L’autore così dichiara in prefazione: “In seguito a queste [tavole] ne vengono quindici altre sinottiche, in cui sono stati dipinti coi loro colori naturali i precipitati formati dai reattivi nelle soluzioni de’ sali metallici usati in medicina. Queste tavole per tutto quanto mi fu possibile fedelmente dipinte puonno essere vantaggiosamente consultate in parecchie circostanze: esse offriranno sempre agli occhi le tinte così varie e così difficili a descriversi, che si manifestano mettendo que’ corpi in contatto coi reattivi, e presenteranno ad ogni opportunità agli allievi gli effetti di cui saranno stati testimonj nel corso degli studj, e potranno essere loro di guida quando si trattasse di pronunciare sulla natura di una preparazione metallica.”