"Una sola forza è vittoriosa del tempo: quella della sapienza, che francheggiata dagli aiuti della presente civiltà rompe il silenzio dei secoli, ne attraversa le nebbie, e segna una traccia profonda nel fuggevole cammin della vita."
— Andrea Cittadella Vigodarzere, Roberto De Visiani, Discorsi del presidente generale e del segretario generale…, 1843.
Durante l'Ottocento in Europa aumenta esponenzialmente l'interesse per i progressi scientifici e tecnologici legati alla prima rivoluzione industriale. In questo clima, intellettuali e uomini di scienza iniziano a riunirsi annualmente in congressi scientifici. È proprio in seno ad essi che incomincia a delinearsi la figura dello "scienziato moderno da amatore a professionista" (Fumian 1995).
In Italia i congressi si svolgono dal 1839 al 1847, vengono interrotti per i disordini politici e sociali del 1848 e riprendono dopo l'unità del paese, ovvero nel 1861 a Firenze e si concludono nel 1875 a Palermo. Vi prendono parte studiosi e appassionati provenienti da tutta la penisola italiana e dall'estero. Il merito dei Congressi italiani sta nel facilitare la nascita di una mentalità scientifica nazionale costruita intorno alla figura del moderno scienziato. Per contro, l'opinione pubblica ne critica lo sfarzo e le apparenze che spesso prevalgono sulla sostanza e la severità degli studi scientifici (Fumian 1995).
I congressi dell'Italia pre-unitaria sono tenuti sotto stretto controllo dei governi dei vari regni, allarmati dalla possibilità di uno sviluppo di idee liberali e nazionaliste volte all'unità della penisola. Per questo motivo viene imposto un regolamento molto rigido che manifesta il controllo totale da parte delle autorità governative; successivamente queste ingerenze verranno lette dalla storiografia come una "imbarazzante armonia con la memorialistica risorgimentale da un lato e le carte di polizia dall'altro" (Fumian 1995).
Il IV Congresso degli scienziati italiani
Nel 1842, Padova è la sede del IV congresso degli scienziati italiani. Il luogo che ospita il congresso è il caffè Pedrocchi, le cui "sale sono poesia, sono storia, e raggiungono il grande scopo dell'arte risvegliando ad un tempo sentimento e pensiero" (Cittadella Vigodarzere e De Visiani 1843).
A prendere parte alle adunanze del IV Congresso degli Scienziati Italiani sono 514 scienziati e studiosi, distinti in membri e amatori. I "membri" avevano già preso parte ai precedenti congressi, godono di una certa rinomanza per importanti opere pubbliche e invenzioni tecnologiche premiate e partecipano attivamente alla Riunione. Gli "amatori" non intervengono alle discussioni e ai lavori, ma assistono ai vari dibattiti e conferenze. Gli uni e gli altri sono tenuti a consegnare al Commissariato di Polizia il passaporto, mentre i Deputati dell'Ufficio Ammissioni giudicano i loro titoli accademici e assegnano il biglietto di membri o quello di amatori. Nello stesso Ufficio viene fornita una lista degli alloggi in affitto disponibili nei quartieri della città riservati a tutti gli ammessi che, dopo aver scelto la residenza, ricevono una carta di permanenza.
Nonostante il numero di partecipanti fosse minore rispetto a quello degli anni passati tra i membri di questo Congresso spiccano diverse figure di rilievo. Presidente di questa edizione è Andrea Cittadella Vigodarzere, membro onorario del Regio Istituto Veneto e segretario della Regia Accademia di Padova, mentre come segretario generale figura Roberto De Visiani.
Dall'intervento di apertura di Cittadella Vigodarzere si evincono numerose informazioni di interesse sullo svolgimento del congresso, sulla sua struttura e sull'organizzazione. Nel discorso di apertura di De Visiani invece, il botanico dalmata si esprime sul rapporto tra scienze fisiche e morali; le prime si caratterizzano per la ricerca di norme e cause allargandosi "sul campo della natura esteriore" (Cittadella Vigodarzere e De Visiani 1843) le seconde invece vanno a scandagliare le profondità dell'animo umano. Interessante è anche il suo discorso di chiusura in cui sottolinea l'importanza della specializzazione in un singolo ambito di studio, contro la figura di sapiente "onnisciente" del passato e loda i congressi degli scienziati per l'opportunità che danno di raccogliere diverse menti ed ingegni.
Per la sezione di botanica, tra le figure di spicco si possono citare il prefetto dell'Orto botanico di Pavia Giuseppe Moretti (presidente) e il botanico Lorenzo Berlese (vicepresidente). De Visiani prende parte attiva ai dibattiti e in questa occasione distribuisce alcuni dei suoi scritti ovvero: Illustrazioni delle piante nuove o rare dell'Orto botanico di Padova, L'Orto botanico di Padova nel 1842, Illustrazione di alcune piante nuove della Grecia e dell'Asia minore, Flora Dalmatica vol. I e Sulla Trevesia palmata, nuovo genere delle Araliacee, da lui letta al precedente Congresso di Torino del 1840, con la quale stabilisce la presenza delle stipole nelle Araliacee, descrivendo un nuovo genere delle medesime.
Un evento per tutta la città
In occasione del congresso il Municipio di Padova programma numerose iniziative sul territorio cittadino al fine di rendere più godibile il soggiorno degli scienziati.
Vengono organizzati spettacoli teatrali, tra cui l'esecuzione di Roberto il Diavolo di Giacomo Meyerbeer, accompagnato dalle danze di Maria Taglioni. Nella grande piazza di Prato della Valle hanno luogo tre diverse corse di cavalli e per l'occasione viene costruita una loggia sopraelevata per gli spettatori. "La piazza presentava uno spettàcolo press' a poco imponente come [...] il colosseo quando l'immaginazione lo riedifica" (Cantù 1842).
Oltre a questi intrattenimenti, ogni scienziato riceve in dono una Guida di Padova, alla cui stesura partecipa anche De Visiani, e il Prospetto della Flora Euganea di Vittore Trevisan.
Il contributo di Roberto De Visiani alla Guida di Padova si concentra sul tema della pubblica istruzione attraverso un elogio dell'Università patavina, dell'Accademia di Scienze, Lettere ed Arti e delle varie librerie presenti sul territorio. Racconta inoltre la storia dell'Orto botanico, la sua struttura e le raccolte dei vari esemplari vegetali presenti (Furlanetto et al. 1842).
Lo sventato scioglimento
Il IV Congresso di Padova si caratterizza anche per una vicenda che rischia di causare lo scioglimento della Riunione. Il motivo è legato all'inimicizia tra il prof. Francesco Orioli, presidente della Sezione di Fisica, e l'inventore greco Andreas Papadopoulos-Vretos (Papadópoulos Vretós 1869).
Papadopoulos-Vretos e Orioli si conoscono a Corfù, si rincontrano una prima volta al Congresso degli Scienziati italiani a Firenze (1841), qui Papadopoulos-Vretos presenta una sua invenzione, il corpetto antiproiettile chiamato Pilima (dal greco feltro), che però, al momento della dimostrazione fallisce. Precedentemente la sua invenzione è stata accolta con entusiasmo dal re Ferdinando II di Borbone. Questo entusiasmo gli causa l'inimicizia di Orioli e del gruppo degli ultra liberali. Inimicizia aggravata da contingenze politiche che impediscono a Orioli di sbarcare a Napoli in direzione del Congresso di Firenze e che causerà il mancato invito di Papadopoulos-Vretos al successivo congresso di Padova.
Nonostante il mancato invito Papadopoulos-Vretos si reca a Padova grazie a una lettera di raccomandazione del conte Aloisio Pálffy, governatore delle provincie venete. L'inventore greco giunge in città con una cassetta contenente il Pilima dove nasconde circa mille copie del suo opuscolo contro Orioli Fatti e non parole. Papadopoulos-Vretos partecipa alla prima seduta di fisica in una delle sale dell'Università di Padova e viene visto dal pubblico e da Orioli che "si turbò alquanto, e si mise a stropicciare i suoi capelli" (Papadópoulos Vretós 1869).
Qui distribuisce le copie del suo opuscolo che porterà a dividere l'opinione pubblica in due fazioni: alcuni dalla parte di Papadopoulos-Vretos e gli altri dalla parte del professor Orioli. Il clima teso del Congresso porta il presidente Andrea Cittadella Vigodarzere e il segretario generale Roberto De Visiani a far visita al greco in piena notte; in questa occasione gli chiedono di annullare il suo intervento contro Orioli poiché gran parte dei membri del Congresso vorrebbe l'esclusione dell'inventore greco. Papadopoulos-Vretos ribatte: "Ebbene sig. Conte, domani ripartirò per Parigi; ma giuntovi farò conoscere al mondo intero la condotta tenuta a mio riguardo al quarto Congresso degli Scienziati Italiani, e che in esso non si trova l'imparzialità ma lo spirito di parte, ed il soffocamento delle verità per favorire i suoi amici" (Papadópoulos Vretós 1869).
Dopo la visita, Papadopoulos-Vretos chiede di essere ricevuto dal conte Aloisio Pálffy, nominato dall'Impero Austriaco garante della libertà di discussione agli scienziati con potere di sciogliere il Congresso in caso di minaccia. Nonostante l'udienza Papadopoulos-Vretos accetta di ritirarsi pur di non essere considerato la causa di uno scompiglio all'interno del Congresso e comunica la sua intenzione a De Visiani all'Orto botanico. La partenza di Papadopoulos-Vretos consente la continuazione del Congresso senza ulteriori intoppi fino al 29 settembre 1842, data della sua chiusura.