La domanda è senza dubbio legittima. La risposta è complessa e meriterebbe approfondimenti specialistici. Senza voler ripercorrere le tappe della storia della falsificazione, una prima risposta giunge dai dati forniti dal Rapporto IPERICO, redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico, che pone particolare attenzione al valore della contraffazione di varie categorie merceologiche in Italia: esso è stimato attorno ai 6 miliardi di euro fra il 2008 e il 2019, con il sequestro di circa 570 milioni di beni contraffatti.
Se più nello specifico gettiamo lo sguardo all’ambito dei Beni Culturali, possiamo osservare una situazione analoga. Una fotografia aggiornata sui principali illeciti che coinvolgono il patrimonio culturale nazionale viene fornita annualmente dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, forza di polizia alle dipendenze del Ministero della Cultura: da tale documentazione si ricava che in Italia, negli ultimi dieci anni, sono state denunciate 641 persone per furto, 5697 per ricettazione, 1116 per scavo clandestino, 649 per illecita esportazione e 2123 per contraffazione di Beni Culturali, portando al sequestro di quasi 67000 oggetti falsi che, se immessi sul mercato, avrebbero comportato un danno economico stimato attorno ai 5 miliardi di euro, per non parlare dell’offesa stessa alla cultura e alla storia.
Il problema dunque è reale, attuale, ed è dovere di tutti operare al meglio per contrastare i fenomeni illeciti e tutelare il patrimonio culturale autentico. Ma per conoscere bene il fenomeno, in tutti i suoi risvolti, appare oggi opportuno affrontarlo anche dal punto di vista scientifico.
Negli ultimi anni il tema della falsificazione dei Beni Culturali è stato ampiamente indagato in seno al Progetto MemO (“La memoria degli oggetti. Un approccio multidisciplinare per lo studio, la digitalizzazione e la valorizzazione della ceramica greca e magnogreca in Veneto”), coordinato da Monica Salvadori (Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali) e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo attraverso il bando “Progetti di Eccellenza 2017”.
Molte sono le iniziative su questo specifico argomento sviluppate nell’ambito del Progetto MemO: due settimane di studi sull’analisi e sulla comprensione dei falsi archeologici (Anthropology of forgery. A multidisciplinary approach to the study of archaeological fakes, Padova 2017; Anthropology of forgery. Art Collecting, Authentication, and Innovative Tools for a Culture of Legality in Cultural Heritage, Padova-Vicenza-Castelfranco Veneto 2019); varie esperienze didattiche a livello universitario; la pubblicazione del volume La poliedricità del falso. Arte, cultura e mistificazioni nel mondo contemporaneo, a cura di M. Salvadori e L. Zamparo (Roma 2022) e la nascita della rivista scientifica “Authenticity Studies. International Journal of Archaeology and Art”.
Tutte queste iniziative si basano sulla consapevolezza che il materiale falsificato permette:
- una migliore comprensione del patrimonio autentico (attraverso l’aumento dell’attenzione che poniamo nello studio e nella ricerca della verità)
- la ridefinizione delle tecniche di indagine per lo studio dei beni autentici (e di conseguenza degli oggetti falsificati) in quanto non solo gli esperti si specializzano bensì anche i falsari migliorano le proprie conoscenze e modalità operative, obbligandoci a essere sempre un passo avanti (se possibile)
- di analizzare la ricezione del mondo antico nell’età moderna e contemporanea, ossia comprendere l’influenza della cultura materiale antica sulle produzioni più recenti e sulle loro applicazioni nella società
- di studiare il fenomeno del collezionismo e del connesso mercato dell’archeologia, dell’arte e dell’antiquariato, fortemente connessi per il meccanismo della domanda-offerta che regola anche questo settore
- di formare gli studenti al riconoscimento dei falsi e al contrasto dei fenomeni illeciti contro il patrimonio culturale
- di diffondere una cultura della legalità in ambito storico, artistico, archeologico nella società civile, facendo comprendere i rischi che si incorrono adottando soluzioni non lecite.