La collezione Mazzon comprende una dozzina di produzioni vascolari di imitazione greca e magnogreca: un aryballos (unguentario ad uso maschile), due lekythoi (contenitori di olii e unguenti profumati), un’anfora, un cratere a calice (vaso adoperato per mischiare l’acqua e il vino), un’oinochoe (brocca per servire il vino), una kylix (coppa per bere il vino), nonché due o tre trozzelle (vasi a destinazione funeraria tipici della civiltà messapica, nell'attuale Salento), un’hydria (brocca per l’acqua) e un rython (vaso adoperato nei banchetti), questi ultimi nello stile della ceramica di Gnathia (pure nell'attuale Puglia). A prima vista questi vasi potrebbero essere accostati, erroneamente, alle note produzioni greche - corinzie e attiche - a figure nere oppure, in alcuni casi, alle già citate ceramiche messapiche e di Gnathia. In realtà essi rappresentano però dei falsi.
Ma come si giustifica una tale affermazione? Quali sono gli aspetti che possono aiutare a riconoscere se un vaso è autentico o meno?
Il falsario è, a suo modo, un artista e come tutti gli artisti tende a lasciare traccia di sé nelle produzioni attraverso una firma. Una firma che, in certe produzioni vascolari, può concretizzarsi nell'aggiunta di una decorazione accessoria o di un dettaglio ricorrente, senza alcun confronto con i manufatti autentici. In questo modo il falsario si assicura di far circolare la sua merce con un marchio distintivo, di cui solamente lui è a conoscenza e che può facilmente riconoscere se il pezzo è esposto al pubblico.
Talora il falsario è meno accorto o meno abile e realizza delle produzioni con forme e/o dimensioni anomale rispetto a quelle del repertorio vascolare antico, creando quindi manufatti privi di confronto con gli originali greci e magnogreci. In altri casi inserisce invece scene figurate incoerenti rispetto al mito o alla produzione ceramica oggetto di imitazione.
A volte la realizzazione è poco attenta anche nell’impiego della tecnica, come incidere dei particolari anche se viene impiegata la tecnica a figure rosse oppure adoperare una decorazione accessoria non coerente con la cronologia del vaso falsificato. Ad esempio, la tecnica a figure nere prevedeva che il ceramografo realizzasse le scene figurate direttamente sul corpo del vaso, mentre nelle due lekythoi della collezione le figure nere non sono realizzate sul reale corpo ceramico, bensì su di una stesura di vernice rossa: questa appare diffusamente scrostata, lasciando intravedere, al di sotto, il reale colore del corpo ceramico e permettendo quindi di comprendere - già da questa prima analisi - che non si tratta di una produzione autentica.
Molti vasi realizzati dai falsari inoltre si caratterizzano per la presenza di incrostazioni artificiali aggiunte alla produzione vascolare con l’ausilio di colle. Queste incrostazioni vengono solitamente stese sul corpo ceramico mediante l’ausilio di un pennello, il quale può lasciare delle evidenti tracce date dalle setole e, laddove sia stata applicata una quantità eccessiva di incrostazione, il falsario adopera uno strumento abrasivo per eliminare la quantità in eccesso, lasciando però così dei segni riconducibili a questa azione. È inoltre possibile riconoscere la natura antropica di queste incrostazioni dato che spesso esse si concentrano solamente in punti privi di decorazioni, lasciando le scene figurate o i dettagli di maggior pregio liberi da ogni concrezione.
L’autenticazione dei reperti dunque non può che essere definita mediante un approfondito studio di confronto con altre opere di cui è stata già determinata l’autenticità e, più in generale, con reperti provenienti da scavi archeologici. Lo studio delle dimensioni, delle forme e dello stile, nonché di tutte le decorazioni accessorie e delle eventuali scene figurate può già determinare la natura dell’oggetto, onde evitare costose analisi di laboratorio, le quali comunque possono rivelarsi molto utili nel caso in cui sussistano dubbi che non possano essere sciolti solamente attraverso un confronto.
Si tenga presente che l’autenticazione non è rilevante soltanto per affermare se un vaso sia autentico o meno, ma anche per conoscere e contrastare un fenomeno sempre più in crescita.
Aryballos
Aryballos (alt. 10,4 cm; diam. orlo 5 cm), caratterizzato sulla superficie della pancia da un fregio figurato: esso rappresenta due animali alati (forse pantere), posti in posizione speculare, e sul lato opposto due cigni, pure affrontati. Gli animali si connotano per i dettagli resi con sovradipinture brunastre su vernice nera, ma anche ad incisione, così come le decorazioni accessorie che riempiono la scena. La decorazione può essere confrontata con alcune produzioni medio-tardo corinzie; tuttavia la presenza di segni lasciati da un pennello per una stesura di colla, al fine di ricreare una patina di finte incrostazioni, pone in dubbio l'autenticità del manufatto.
Lekythos a figure nere
Lekythos a figure nere (alt. 20,4 cm; diam. orlo 6,7 cm), rappresentante una probabile scena dionisiaca. Gran parte della pancia è occupata dalla scena figurata, rappresentante due satiri in posizione speculare rispetto a una donna, posta al centro. Le tre figure presentano dei dettagli incisi o realizzati a sovradipinture bianche e rosse. Si noti che le figure nere non sono realizzate direttamente sul corpo ceramico risparmiato, ma su una stesura di vernice rossa che si presenta diffusamente scrostata, permettendo di osservare il reale colore del corpo ceramico, esattamente come riscontrato nell'altra lekythos della collezione.
Lekythos ariballica a figure nere
Lekythos ariballica a figure nere (alt. 22,5 cm; diam. orlo 7 cm), caratterizzata da incrostazioni che si concentrano solamente in corrispondenza del collo, dell'ansa e nella congiunzione tra pancia e piede. La metopa figurata rappresenta una scena dionisiaca, con personaggi realizzati a figure nere, dettagli incisi o realizzati con sovradipinture bianche e rosse. Si noti che il fondo su cui sono realizzate le figure nere, o le decorazioni accessorie, non è il reale corpo ceramico, bensì una stesura di vernice rossa: questa appare diffusamente scrostata, lasciando intravedere, al di sotto, il reale colore del corpo ceramico e permettendo di comprendere già da questa prima analisi che si tratta di un oggetto falsificato.
Anfora a figure nere
Anfora a figure nere (alt. 44 cm; diam. orlo 16,5 cm), raffiguranti sia nel lato A che nel lato B guerrieri appiedati e a cavallo impegnati in una lotta contro delle fiere. Al di sotto di questa scena sono presenti tre fregi che occupano tutta la superficie della pancia del corpo ceramico: uno spesso fregio a vernice nera a tinta unita, un fregio a onde e un ultimo fregio rappresentante una corona radiata.
Cratere a calice a figure nere
Cratere a calice a figure nere (alt. 34,6 cm; diam. orlo 18,5 cm), caratterizzato da leggere e diffuse incrostazioni su tutto il corpo ceramico. Al di sotto dell'orlo, decorato da un primo fregio a meandro e un secondo con foglie d'edera, si concentrano due scene figurate: sul lato A un elogio al guerriero; sul lato B una scena di battaglia, probabilmente raffigurante uno scontro tra Centauri e Lapiti. Chiudono queste scene due fregi, uno di ovoli e uno decorato a palmette, concentrati entrambi nello spazio metopale tra le anse.
Oinochoe a figure nere
Oinochoe a figure nere (alt. 14 cm; diam. orlo 3,9 cm). L'orlo trilobato e parte del collo sono decorati da una stesura uniforme di vernice nera, al di sotto della quale si concentrano dei fregi sottili orizzontali, uno dei quali campito da punti neri. La pancia è occupata solo in parte dalla scena figurata, rappresentante una figura maschile e una figura femminile in corsa: in corrispondenza delle due figure e della porzione terminale della pancia, è possibile riconoscere dei segni lasciati da un pennello adoperato presumibilmente per la stesura di una colla, in modo tale da simulare un'incrostazione.
Kylix a figure nere
Kylix a figure nere (alt. 18 cm; diam. orlo 32,7 cm), con orlo a profilo concavo, vasca profonda, stelo cilindrico e piede a disco. La forma vascolare è caratterizzata da due fregi figurati: sul lato A una processione di personaggi che convergono verso una figura seduta, probabilmente Zeus; sul lato B una scena di combattimento tra cavalieri e soldati appiedati. La superficie interna della vasca presenta invece una figura maschile alata, inginocchiata per adattarsi allo spazio circolare in cui è inserita, e si caratterizza per le sovradipinture bianche e rosse.
Trozzella
Trozzella di grandi dimensioni (alt. 19 cm; diam. orlo 5,7 cm), caratterizzata da una forma affusolata e allungata. Il collo è decorato con un fregio a onde e sottili fregi orizzontali a vernice nera, mentre sulla spalla è presente un fregio con motivi a Z. Al di sotto delle anse corre una scena raffigurante dei cervi pascenti. La decorazione dell'intera trozzella inoltre si caratterizza per la scelta di adoperare la vernice nera per il lato B e vernice nera con sovradipinture brune per il lato A. Questo aspetto è evidente anche nella decorazione delle articolate anse, decorate per una metà da una vernice nera e per l'altra da una vernice bruna.
Trozzella
Trozzella (alt. 16 cm; diam. orlo 10,7 cm), decorata da un rivestimento sottile, facile a sfaldarsi e abraso in gran parte del corpo ceramico. Nello spazio metopale compreso tra le anse è presente un fregio figurato rappresentante una teoria di volatili. Al pari di quanto visto per l'altra trozzella pseudo-messapica della collezione, anche questa presenta una decorazione a vernice nera da un lato e nera con sovradipinture brune dall'altro.
Pseudo-trozzella
Vaso globulare di forma anomala rispetto al repertorio ceramico greco e magnogreco (alt. 15,7 cm; diam. orlo 6,2 cm), caratterizzato da una fitta e complessa decorazione geometrica e da una scena figurata rappresentante dei cervi pascenti dipinti in vernice nera con sovradipinture brune. L'orlo presenta una decorazione a triangoli campiti, seguita sul collo da un fregio a piccoli cerchi, mentre la spalla si caratterizza per un fregio di triangoli neri. Pur in assenza delle caratteristiche anse allungate (qui sostituite da due anse "a maniglia"), il profilo del vaso e le decorazioni geometriche sembrano ispirarsi alla tradizione delle trozzelle di produzione messapica.
Hydria
Hydria in ceramica a vernice nera (alt. 18,6 cm; diam. orlo 6,3 cm), contraddistinta da decorazioni fitoformi concentrate sulla spalla e realizzate mediante vernici bianche, gialle e rosse: tra queste spicca un volto femminile di profilo, realizzato mediante vernice bianca e sovradipinture arancioni di due differenti tonalità. Sulla pancia invece si concentrano un largo fregio costituito da costolature verticali e, al di sotto di questo, una decorazione fitoforme realizzata con vernici bianche e gialle. Sebbene la decorazione rimandi alla produzione di Gnathia (IV-III secolo a.C.), la presenza di incrostazioni visibilmente artificiali, concentrate in punti specifici, pone in dubbio l'autenticità del manufatto.
Rython
Rython in ceramica a vernice nera (alt. 24,3 cm; diam. orlo 14 cm), caratterizzato da una terminazione plastica raffigurante una protome taurina. L'orlo e la porzione iniziale del collo sono decorati con un fregio ad ovoli e uno a meandro, entrambi realizzati in vernice bianca, mentre la maggior parte dell'estensione del collo si distingue per una scena figurata. Questa rappresenta un uomo stante, accanto al quale spiccano festoni di edera, drappi ed elementi fitoformi, realizzati in vernice bianca e gialla. Sebbene le decorazioni appaiano simili a quelle della ceramica di Gnathia (IV-III secolo a.C.), il rivestimento del corpo ceramico non appare lucido, a imitazione del metallo, come avviene invece per gli esemplari di tale produzione. Inoltre, le diffuse incrostazioni visibilmente artificiali inducono a ritenere che si tratti di un oggetto falsificato.