... alla scoperta del vaccino

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La variolizzazione viene sostituita a fine Settecento dalla forma più sicura di inoculazione con pus del vaiolo vaccino. La scoperta spetta nel 1796 ad Edward Jenner (1749-1823), di cui la Biblioteca di Scienze del Farmaco dell'Università di Padova conserva un'edizione del 1799 con tavole a colori (copia digitale). Jenner aveva osservato che i contadini contagiati dal vaiolo vaccino, una forma più lieve della malattia contratta attraverso la mungitura che li esponeva alle pustole sulle mammelle delle vacche, sviluppavano l'immunità al vaiolo. Il successo e la sicurezza della nuova pratica la diffondono in breve tempo in tutta Europa, riducendo drasticamente il contagio. In Svezia si passa dai ca 5.000 morti del 1800 ai ca 500 successivi alla diffusione della vaccinazione (Fenner p. 272). Ci furono alcune recidive, con epidemie nel 1824-1829 e nel 1837-1840, per vari motivi. In parte la pratica ebbe minor diffusione parallelamente allla minor diffusione della malattia; in parte doveva essere ancora perfezionato il sistema dei richiami, cioè delle vaccinazioni successive per garantire l'immunità completa; in parte la guerra franco-prussiana favorì il contagio con i movimenti degli eserciti. Tutti questi fattori indussero gli Stati ad attuare delle politiche di vaccinazione obbligatoria, compreso l'esercito prussiano dal 1833. L'efficacia aumentò: in Germania si passa dai ca 1.000 morti del 1871 a sotto la decina pochi anni dopo che la vaccinazione fu resa obbligatoria (Fenner p. 273).

 

Nell'Avviso al pubblico sull’antidoto, ossia preservativo del vajuolo pubblicato a Venezia nel 1801 (copia digitale), il dottor Alessandro Moreschi si attribuisce "il primato di tale interessante operazione" (p. 5) che aveva appreso a Vienna durante l'epidemia del 1800 che produsse "un di presso 14 vittime al giorno" (p. 4). "Fu sotto gli auspici del dotto Medico Sig. Francesco Aglietti che innestai per il primo il fanciullo di mesi 15 del N.H. Sig. Co: Giuseppe Albrizzi Patrizio Veneto" (p. 5). Moretti auspica che "possano pertanto tutti li Governi seguir l'esempio delle Nazioni Inglese, e Francese, le quali stabilirono espressamente degl'Istituti nelle rispettive loro Capitali per l'esercizio di quest'innesto sotto l'immediato patrocinio di persone le più raguardevoli de' loro Stati" (p. 53). Come garanzia di qualità, l'autore propone l'acquisto da lui della "materia vaccina" (p. 55) e, sul modello estero, raccomanda la presenza dello speziale nell'istituto per la vaccinazione (p. 66). Allega il registro dell'Istituto di Londra per l'inoculazione vaccina del 1799, cioè la scheda per la rilevazione dell'andamento clinico dopo la vaccinazione.

Testimone dell'immediato successo anche in ambito locale è la Memoria storica e ragionata sopra l'innesto del vajuolo vaccino di Francesco Fanzago Letta all'Accademia di Padova nel febbrajo del 1801 (copia digitale).
Il Trattato delle malattie dei bambini del medico svizzero Christoph Girtanner (1760-1800) viene tradotto e pubblicato a Venezia in due tomi, nel 1802 e nel 1803 (copia digitale). E' interessante notare come nel primo volume si tratti solo dell'inoculazione, mentre al secondo viene allegato il Trattato sulla vaccina del dottor Gio. Enrico Lavather, con una Tavola cronologica dei progressi della vaccina in Europa, riprodotta qui.
Nel Prospetto de’ risultamenti ottenuti nella clinica medica dell’I.R. Universita di Padova nel corso dell’anno scolastico 1824-1825 da...Valeriano-Luigi Brera... coll’aggiunta di speciali cenni sul vajuolo de’ vaccinati detto varioloide... (copia digitale) si esaminano 4 casi di contagio da vaiolo all'Ospedale Civile di Padova nel 1825 in due soggetti vaccinati e in due no: nei vaccinati la malattia si presenta in forma attenuata. "Tutte queste osservazioni... ben lungi dal distruggere la ricevuta dottrina intorno alla virtù del vajolo vaccino, somministrano invece nuovi argomenti per confermarla" (p. 121).

Non mancarono, però, i detrattori anche per questa scoperta. Un esempio locale in Iacopo Penada (1748-1828), incisore dell'istituto anatomico di Padova e viceprotomedico della città, che nel 1801 pubblica i Riflessi sull'innesto della vaccina, conservati alla Biblioteca di Scienze del Farmaco dell'Università di Padova, in cui propone misure di isolamento per la prevenzione del contagio e lamenta una mancanza di spirito critico nell'adozione entusiastica della "vaccina" senza valutarne appieno i rischi e, citando l'Azzoguidi, sospetta una mancanza di obiettività nell'analisi delle controindicazioni e, tout court, dei dati: "Così non cercassero e pretesti e teorie per interpretare favorevolmente que' funesti accidenti che sopraggiungono alla Vaccina, ed osservati scrupolosamente i fenomeni, ne fossero semplici ed ingenui relatori!" (p. 14). Rispondendo a questo appello ai dati, allega una Tavola necrologica dei morti del vajuolo in Padova in tutto il Secolo Decimottavo, che qui si riproduce. Nel nono decennio del '700 c'è un aumento della mortalità per vaiolo, che l'autore collega all'introduzione della pratica del vaccino (p. 13).

Dalla variolizzazione...