Discussioni e adunanze del Consiglio Accademico, oltre a proposte di comitati studenteschi, autori di raccolte fondi per finanziare il monumento, portano alla definizione di un monumento per la commemorazione degli studenti caduti durante la Grande Guerra: la forma prescelta è quella di un portone bronzeo, da realizzarsi col bronzo fuso dei cannoni austriaci, con i nomi dei giovani eroi incisi sui suoi battenti. Il Portone sarebbe stato collocato all’ingresso principale del Palazzo del Bo, permettendo l’accesso al Cortile antico ed unendo idealmente il corpus di docenti e studenti con la comunità cittadina.
Viene bandito un primo concorso nazionale (saranno necessarie due edizioni prima di veder emergere un vincitore) tra il 4 settembre ed il 31 ottobre, poi prorogato sino al 30 novembre ed infine, dopo ulteriori richieste dei partecipanti, al 31 gennaio 1921. Tra i concorrenti, Arturo Prati, Paolo Boldrin e Fidia Palla.
Gli artisti devono inviare dei bozzetti o disegni acquarellati, oltre a un dettaglio a grandezza effettiva, progetti che vengono poi esposti in una mostra allestita nel loggiato del primo piano del Cortile antico del Palazzo del Bo.
Tra i venti progetti ammessi, figura anche quello contrassegnato dal motto “Alere Flammam”, identificato col disegno riprodotto su una cartolina conservata nella Raccolta iconografica padovana della Biblioteca Civica.
I protagonisti del progetto, la Fortitudo e la Sapientia, come due volti della dea Minerva, portatrice di vittoria nelle vesti di forza e saggezza, sono soggetti ricorrenti tra le proposte dei partecipanti, come si evince dalla consultazione delle relazioni spedite.
Nessuno dei concorrenti si aggiudica il primo posto, e si arriva pertanto ad un secondo concorso, dal 15 settembre sino al 15 dicembre 1921. L’esposizione dei progetti viene questa volta predisposta nel loggiato di Palazzo della Ragione, ma l’esito non cambia. La commissione giudicatrice non concorda infatti su un vincitore, ma propone infine di prendere in considerazione uno dei due bozzetti che non erano stati ammessi alla competizione, sui 18 in gara. Tale decisione, che porta all’assegnazione della vittoria a “Pacis”, viene accolta con svariate perplessità e proteste da parte di giornalisti ed artisti partecipanti, dovute alla mancata squalifica del bozzetto dalla rosa dei candidati, prevista dal bando per essere giunti dopo il termine. Lo si vede, per esempio, in una lettera anonima, firmata "un buon amico dell'Università" che minaccia di denunciare alla stampa la condotta della Commissione.
Malgrado queste voci contrarie, il progetto presentato dallo scultore Gaetano Orsolini (Montegiorgio 1884 - Torino 1954) e dall’architetto-decoratore Giulio Casanova (Minerbio 1875 - Bologna 1961) viene decretato vincitore all'unanimità. Unica condizione: la modifica di alcune sue parti.