Il dopoguerra, sancito dalla firma dell’armistizio del 3 novembre 1918, evento storico avvenuto tra le pareti di Villa Giusti, che stabilisce la resa dell’esercito austro-ungarico e l’italianità di Trento e Trieste, vede cambiare nuovamente il ruolo dell’Università sul territorio padovano.
I principali elementi costituenti la nuova veste sono celebrazione e commemorazione. Si tratta di due aspetti che l’Ateneo individua nell’azione degli studenti e dei docenti che, arruolatisi per la maggior parte volontari, hanno portato avanti nel conflitto armato contro il nemico, e che si pongono ora come valori da onorare e da esaltare anche attraverso la realizzazione di una serie di opere, di cerimonie e di riconoscimenti, quali il conferimento della laurea ad honorem e della medaglia al valore.
La celebrazione della vittoria passa attraverso la glorificazione del “sacrificio eroico” degli universitari, in difesa della propria nazione; un tema che viene ricordato ed immortalato nel monumento che apre visivamente il nostro percorso, il Portone del palazzo universitario. Esso nasce dal bisogno di dar vita ad un monumento che commemorasse i caduti, un desiderio sentito fortemente sia dall'Ateneo sia dagli allievi, come testimonia il Manifesto del Comitato per le onoranze agli studenti caduti:
Il Portone, come già si è menzionato, non è solo un ricordo, ma diviene un vero e proprio simbolo del dialogo vitale che si instaura tra il contesto universitario, rappresentato dal Cortile antico del palazzo, ed il tessuto urbano vivente. Un emblema sia nell'apertura, quando i battenti schiudono alla vista le colonne ed il loggiato interno, sia in chiusura, dove le ante mostrano il perno di questa relazione: la consacrazione dei giovani caduti e di un tributo di sangue su cui fondare idealmente la Padova del dopoguerra.