Sala delle Storie Romane

Nel palazzo nobiliare dei Cavalli le due sale contigue all’ingresso svolgevano funzione di camera da letto e da ricevimento per gli amici o piccoli gruppi di visitatori: oltre ai “cassaletti” destinati al riposo notturno e gli armadi per il contenimento del guardaroba, trovavano posto diversi tavolini con i loro “careghini” e tavoli anche da gioco, presso cui i padroni di casa potevano trattenersi in conversazione con i loro ospiti e trattare gli affari più riservati.  

Non stupisce quindi la profusione decorativa di questi ambienti, con pavimenti in terrazzo veneziano, soffitti lignei alla sansovina dipinti a motivi vegetali e pareti completamente affrescate.

Ritorna il gusto illusionistico del salone d’ingresso, con però varianti significative che rendono unica ciascuna sala, così da generare una continua sorpresa nel visitatore che le percorre. In questo ambiente otto gigantesche figure in finta pietra, i cosiddetti Telamoni, sembrano sorreggere il peso del soffitto sulle possenti spalle. I giganti sono parzialmente panneggiati con eleganti tendaggi verdi, che putti alati scostano per rivelare la presenza di ricche cornici dorate. Al loro interno Michele Primon ha raffigurato sei episodi di storia romana, ispirati ai racconti degli storici Tito Livio e Valerio Massimo.

A sinistra della porta d’ingresso trova posto la vicenda che ha per protagonista la Vestale Tuccia, sacerdotessa ingiustamente accusata di aver violato il voto di castità: per dimostrare la propria innocenza, Tuccia compie un vero miracolo e trasporta dell’acqua raccolta presso il fiume Tevere fino all’altare di Vesta impiegando un semplice setaccio, da cui però non fuoriesce neppure una goccia.

Alla sua destra un altro episodio miracoloso, che vede protagonista la Vestale Emilia, capace di riaccendere il fuoco sacro accostando al braciere un lembo della sua veste.

Sulla parete settentrionale è affrescato l’episodio di Muzio Scevola, che davanti al re etrusco Porsenna brucia all’interno di un braciere la mano destra, colpevole di aver sbagliato bersaglio. Grazie ad un astuto stratagemma e a una “fake news”, l’eroico giovane riuscì comunque a scongiurare l’attacco degli Etruschi contro Roma.

Segue l’episodio della nobile romana Volumnia, che insieme ai figli e alla vecchia suocera Veturia si schiera alle porte di Roma per impedire al marito Coriolano di marciare contro il suo stesso popolo.

A destra la leggendaria regina assira Semiramide, che viene interrotta durante la sua toletta dall’annuncio della rivolta di Babilonia: si racconta che la regina indossò le armi e partì alla riconquista della città con i capelli ancora per metà sciolti, giurando avrebbe finito di acconciarli solo dopo che l’insurrezione fosse stata domata.

Sull’ultima parete chiude la serie una vicenda dai risvolti cupamente tragici: Tullia Minore, dopo aver congiurato con il marito della sorella Tarquinio il Superbo per l’assassinio del proprio padre Servio Tullio, lo investe con il suo carro, oltraggiando il cadavere.

La compresenza di modelli virtuosi ed exempla di comportamenti immorali induce a interpretare il ciclo in chiave didascalica, come una sorta di enciclopedia visiva finalizzata all’educazione delle giovani di casa Cavalli. Dagli inizi del Cinquecento la condizione delle donne è infatti al centro di una intensa riflessione teorica, che mette in discussione ruoli, compiti e la stessa natura femminile e penetra tanto nelle arti figurative quanto nella letteratura e nella produzione teatrale.

Nella bidimensionalità delle architetture, che ricordano delle instabili quinte sceniche, e nelle pose esagerate dei protagonisti possiamo individuare precisi rimandi al teatro: probabile che i committenti nella scelta degli episodi da rappresentare in questa sala si siano ispirati alle tragedie e le opere in musica allora più in voga.