Vittoria Accoramboni

Studiosi iuvenes Gymnasii Patavini spectaculum per quàm horribile viderunt, quod Patavij factum est propter crudelissimam caedem Virginiae Acorambonae, mulieris venustissimae, & ingeniosissimae, atq. altissima mente praeditae; cuius maximum infortunium, tacere non possum

Testamento di Paolo Giordano Orsini (ASPd)

22 dicembre 1585

Pochi anni dopo la sua edificazione, Palazzo Cavalli è teatro di un delitto che lo impone all’attenzione pubblica internazionale. L'interesse per l'episodio sembra dato non tanto dall’efferatezza dell’omicidio, quanto dalle tante anime coinvolte nel caso: la potente famiglia degli Orsini, i Medici, la corte spagnola e quella papale.

Immediatamente trascritto nelle cronache e narrato nella corrispondenza diplomatica, l'episodio viene via via arricchito di nuovi (fantasiosi) dettagli e più volte travisato, fino a diventare soggetto di una tragedia dell'inglese John Webster, The White Devil (1612). 

Nell'Ottocento la storia è raccontata da autori del calibro di Stendhal e Tieck, da Domenico Gnoli e da Gustavo Brigante Colonna, che ne trae un romanzo ancor oggi di piacevole lettura. Gli studi più recenti hanno invece cercato, attraverso documentate ricerche d'archivio, di separare i fatti dalla finzione, e restituire finalmente nel suo autentico sviluppo la tragica vicenda di Vittoria Accoramboni.