Pur non essendo state inserite nel corpus stretto delle fotografie surrealiste, poiché non mettono in atto alcun processo di spaesamento tipico dell'opera surrealista, esse rappresentano un punto di incontro delle due principali tendenze del surrealismo negli anni Trenta: la riflessione sul significato di "oggetto" e le scoperte della scienza moderna. È lo stesso André Breton, padre del surrealismo, a proporre questa interpretazione nella sua opera Crise de l'objet. È con questo significato che essi sono integrati nel 1937 nell'esposizione L'Art et la Science, al Palais de la Découverte di Parigi.
In questo senso, lo statuto e la funzione di questi modelli matematici sono considerevolmente cambiati nel corso di qualche decennio. Realizzati come abbiamo visto con un intento puramente didattico, diventano oggetti di divulgazione scientifica, con lo scopo di presentare al grande pubblico le scoperte scientifiche in una maniera più accattivante. Infine, diventano un oggetto d'ispirazione per molti artisti. E nelle sue fotografie, per mezzo della luce e del piano riavvicinato, Man Ray accentua in modo particolare tutto il potenziale di meraviglia di questi modelli.
Le fotografie di Man Ray e anche alcuni modelli vennero esposti nel corso di tre manifestazioni surrealiste nel 1936: all'esposizione surrealista di oggetti presso Charles Ratton a Parigi, alle New Burlington Galleries a Londra e a Fantastic Art, Dada, Surrealism a New York. Dodici di queste fotografie vennero poi pubblicate nel numero speciale dei Cahiers d'art consacrato all'oggetto, che accompagnò l'esposizione presso Charles Ratton. In un articolo all'interno della rivista, Breton sottolinea come gli oggetti matematici rispondano alla volontà di tradurre in immagine un'astrazione scientifica: si tratta ad esempio di mostrare "l'allure de la fonction elliptique P' [U] pour G [2] = 0 et G [3] = 4". In questo modo, per i surrealisti, si riesce ad accedere all'esistenza concreta dell'oggetto.