"Sushi and New Year's Sake". Illustrazione risalente al Periodo Edo (1615–1868) realizzata dall'artista giapponese Ryūryūkyo Shinsai che raffigura un tipico pasto a base di sushi e sake. H. O. Havemeyer Collection, Bequest of Mrs. H. O. Havemeyer. 1929. Fonte: The Metropolitan Museum of Art.
Con il termine giapponese "Nori", s'intendono varie specie del genere Porphyra, Pyropia e Neopyropia, alghe marine con elevato contenuto in proteine, vitamine, sali minerali (tra cui zinco, manganese, iodio e ferro) e acidi grassi Omega3. Usate nella medicina tradizionale per curare diversi problemi, tra cui carenza di vitamina C e gotta, dal XVII secolo sono coltivate a scopo alimentare in diversi Paesi asiatici e attualmente rappresentano una delle principali colture industriali in Cina e Corea. Attualmente, il consumo di "Nori", sotto forma di rivestimento dei noti rotoli di sushi, si è diffuso in diverse parti del mondo (9).
Dalle alghe rosse si estraggono anche alcune sostanze di importanza commerciale come agar e carragenina. In particolare l'agar, ricavato principalmente da specie degli ordini Gelidiales e Gracilariales, viene utilizzato come addensante in dolci e zuppe, nell'industria farmaceutica e nella realizzazione di terreni di coltura in ricerche microbiologiche e batteriologiche (10).
Illustrazione del 1843 - 1857 realizzata dall'artista giapponese Utagawa Hiroshige in cui figurano due donne dedite alla raccolta di alghe. Clarence Buckingham Collection. Fonte: Art Institute of Chicago
Da anni si sta indagando il potenziale delle alghe rosse anche nella produzione di carburanti a minor impatto ambientale e nel biorisanamento delle acque.
I biocarburanti vengono prodotti a partire da scarti e residui dell'attività agricola e forestale ma anche dalla componente biodegradabile dei rifiuti industriali e domestici. Fonti comunemente usate sono il grano, la canna da zucchero, l'olio di colza e di palma, ma anche alcune alghe, soprattutto quelle marine tra cui Dilsea edulis (= Dilsea carnosa).
Alcune specie del genere Porphyra si sono invece rivelate dei promettenti biofiltri in grado di sequestrare nei propri tessuti non solo i nutrienti presenti nelle acque circostanti, ma anche alcuni metalli pesanti di cui talvolta sono ricche le acque di scarto di molte attività industriali. La specie Porphyra leucosticta (= Neopyropia leucosticta) si è rivelata particolarmente promettente nella purificazione delle acque da cadmio e piombo, estremamente dannosi per la salute umana (11).
Anche le acque provenienti dagli allevamenti di pesce, eccessivamente ricche di nutrienti (come azoto e fosforo), possono essere purificate dalle alghe. Alcune specie di Porphyra si sono infatti rivelate in grado di utilizzare questi nutrienti per la loro crescita eliminandoli, di conseguenza, dalle acque reflue degli allevamenti. Questo è importante perché effluenti eccessivamente ricchi causerebbero seri danni alle acque costiere tra cui eutrofizzazione (bloom di fitoplancton e macroalghe), ipossia, anossia, morte e allontanamento di specie animali e vegetali ecologicamente ed economicamente importanti (12).