Le Rhodophyta, o alghe rosse, devono il loro nome alla presenza, nelle cellule, di pigmenti accessori idrosolubili della famiglia delle ficobiliproteine. Grazie alla capacità di assorbire la luce verde, blu e violetta, prosperano in acque oceaniche profonde e preferibilmente tiepide. Tuttavia, sono anche diffuse in acque dolci ed estuarine. I loro cicli vitali sono molto complessi, variando spesso da specie a specie. Rappresentano forse il gruppo più primitivo sia per la somiglianza dei pigmenti accessori con quelli dei cianobatteri che per la completa mancanza di cellule mobili (7).
Illustrazione di Ballia mariana inserita in una riproduzione di Phycologia Australica di Harvey realizzata dall'algologo Angelo Mazza e donata ad Achille Forti.
Tra i generi più noti di alghe rosse si annoverano Chondrus, Gelidium e Gracilaria che trovano impiego per l'estrazione di polisaccaridi a scopi farmaceutici e industriali.
Alcune alghe del genere Porphyra, Pyropia e Neopyropia, invece, vengono utilizzate come alimento, soprattutto in estremo Oriente dove sono conosciute con il nome di "Nori" e vengono impiegate nella produzione dei rivestimenti dei noti rotoli di sushi.
Questi organismi sono anche di notevole interesse per un futuro più sostenibile del nostro pianeta. Alcuni generi e specie di alghe rosse, infatti, sembrerebbero promettenti per la produzione di biocarburanti e per il biorisanamento delle acque di scarto provenienti dagli allevamenti ittici e da attività industriali.
Mix di alghe rosse (tra cui Porphyra sp.) e brune per condire insalate. Attualmente questa tipologia di prodotti si è diffusa anche in Occidente ed è facilmente acquistabile in diversi supermercati