Biografia

print this page

Enrico Catellani Ritratto di Enrico Catellani, contenuto in: I professori della R. Università di Padova nel 1922, Bologna, Stabilimenti poligrafici riuniti, 1922

Enrico Catellani nacque a Padova il 12 giugno 1856 da Giacomo Levi Cattelan, noto avvocato patavino, e Rachel Carlotta (detta Carolina) Luzzatto che per lui scelsero il nome Enrico Abram Jechiel. Crebbe secondo la tradizione ebraica.

Studiò Giurisprudenza a Padova, tra i suoi maestri Antonio e Giambattista Pertile, Angelo Messedaglia, Francesco Schupfer, Luigi Bellavite, Francesco Bonatelli.

Si laureò nel dicembre del 1875 con una tesi in Diritto amministrativo dal titolo «Dell’espropriazione forzata per causa di pubblica utilità; i diversi tipi legislativi. Analisi delle principali norme della nostra legge». 

Amava la cultura classica e la letteratura, come testimoniano alcune opere degli anni della giovinezza: sono del 1879 la traduzione dell’Economico di Senofonte, la ballata l’Eremita di Oliver Goldsmith, tradotta dall’inglese e contenuta in Per le auspicatissime nozze Trieste-Treves e infine Venezia e le sue letterate, dove dimostra attenzione e interesse nei confronti della produzione poetica e letteraria femminile, raccontando la vita e le opere di alcune scrittrici e poetesse venete vissute tra Quattrocento e Seicento.

Era amico di Giorgio Colabich (1835-1897), bibliotecario e sottoconservatore dei manoscritti nella R. Biblioteca Universitaria. Questi, a quanto scrive Bettanini, ebbe un ruolo nell’orientare il giovane Enrico, già appassionato di cultura classica, allo studio del diritto. Documentano questa amicizia una dedica contenuta nel Compendio di geografia descrittiva e statistica …, Milano Gnocchi, 1863 e la commemorazione fatta da Catellani in onore dell'amico scomparso nell'opuscolo In memoria di Giorgio Colabich, Padova Tip. Fratelli Gallina, 1897.

 

tesi_01_jpeg

Tesi di laurea di Enrico Catellani.
Su concessione dell'Università degli Studi di Padova, Ufficio gestione documentale.
Settore Archivio di Ateneo, Facoltà di Giurisprudenza, Laureati,
Laureati dal 1873/74 al 1876/77, fasc. Levi Enrico

 

Si convertì al Cristianesimo unitariano. Si unì in matrimonio il 29 settembre 1898 a Mulhouse con l'alsaziana Carolina Bahy (1867-1945), detta Lina, dalla quale non ebbe figli.

Nel 1900 modificò il suo nome Enrico Abram Jechiel Levi Cattelan: tolse Levi e modificò Cattelan in Catellani.

A 59 anni partecipò alla Grande Guerra con il grado di tenente colonnello, divenendo prezioso consulente specializzato nelle questioni di diritto bellico al Comando supremo. Fu testimone delle atrocità della guerra e le tramandò ai posteri in un volume, l’Italia e l’Austria in guerra, pubblicato anche in lingua inglese e francese, per consentire una più ampia diffusione.

Raccolse, nel corso della sua esistenza, una ricca biblioteca, in seguito acquisita dall'Ateneo patavino: Bettanini lo definì “gelosissimo dei suoi libri”, ma sempre pronto a metterli a disposizione degli studenti (Commemorazione, p. 10).
L’importanza attribuita da Catellani alla funzione delle biblioteche si può cogliere anche dal fatto che era membro della commissione permanente della R. Biblioteca Universitaria e ad esse accennò, con dolore, nel già ricordato volume l’Italia e l’Austria in guerra (p. 108-110), nel quale scrisse della distruzione quasi integrale, avvenuta durante la Grande Guerra, delle biblioteche dell’altopiano dei Sette Comuni. Nel volume ricordò in particolare la biblioteca perduta di Giambattista Pertile – già suo maestro e Rettore dell’Ateneo patavino - e quella dell’abate Giovanni Costa: di quest’ultima furono recuperati appena 30 volumi, e tra essi forse quello donato allo stesso Catellani dal tenente Ugo Fano e riportato nella sezione dediche di questa mostra virtuale.

Nel 1920, a seguito delle onorificenze conseguite per aver perorato la causa della Patria, venne investito della carica di Senatore del Regno.

Fu presente nella vita culturale della propria città anche frequentando i più stimati salotti padovani.

La sua abitazione era in Via Marsala al civico 29b dell'epoca, ora Palazzo Nalin è al civico 49. 

Palazzo Nalin Palazzo Nalin

L’ultima fase della sua vita fu tristemente segnata e condizionata da tragici eventi storici: il secondo conflitto mondiale e le leggi razziali. Fu allontanato e isolato dal contesto accademico e culturale; nel 1944 gli furono confiscati i beni, dati in custodia alla  moglie dichiarata di “razza ariana”. A lui venne accordato il permesso di restare nella casa. Passò gli ultimi anni della sua vita chiuso nella sua abitazione occupata dalle truppe tedesche.

Poche visite di cari amici interrompevano la solitudine di quei giorni, tra i quali Anton Maria Bettanini, che così ricordò il profondo amore del Nostro per il suo Ateneo: “solo un pensiero  gli ritornava costante ed esprimeva a noi che, con affetto filiale ci recavamo a confortarGli le sue tristi giornate, il pensiero della Sua scuola, di questa Sua Università.” (Commemorazione, p. 11).
Morì in ospedale, 3 giorni dopo la morte della moglie Lina, all’età di 88 anni il 7 gennaio 1945.