Una dolce vita?

Il castello Orsini di Bracciano (stampa in L. Borsari-R. Ojetti,

La giovane e, si racconta, bellissima Vittoria, dagli occhi azzurri e i lunghi capelli biondi che tanto incantavano i romani da indurli a organizzare veri e propri crocicchi all’ora quotidiana della sua pettinata alla finestra di casa Accoramboni, era andata in sposa, sedicenenne, a Francesco Peretti, nipote del cardinale di cui portava il cognome.

“Vivace e un po’ vana, ma disinvolta e sorridente e nobilmente arguta”, come la ricordano le cronache, Vittoria “affascinava ogni cuore”, compreso quello dell’adiposo, ma potente duca di Bracciano Paolo Giordano Orsini, da quasi cinque anni vedovo della prima moglie: Isabella de’ Medici - a lungo si è creduto da lui stesso strangolata. Prima che il destino li separasse, Isabella e Paolo Giordano avevano avuto un figlio, Virginio, rimasto orfano ancora bambino e posto quindi sotto tutela dello zio, il Granduca di Toscana Francesco I.

Le fonti relative all'infausta passione di Paolo Giordano per la giovane Accoramboni sono contradditorie: stando ai racconti più diffusi, il duca avrebbe perso il cuore per la bella Vittoria quando la donna era ancora sposata con Francesco Peretti, che il duca di Bracciano si sarebbe prontamente tolto dai piedi, inviando i suoi sicari presso un campo poco fuori Roma. Un documento di recente ritrovato da Elisabetta Mori nell'Archivio Orsini di Bracciano attesta invece come il primo marito di Vittoria fosse già morto da almeno un paio d'anni quando lei e Paolo Giordano si conobbero per la prima volta. 

Per certo, trascorsero pochi giorni dal loro primo incontro che il duca la chiese in moglie. Forse per compiacere lo zio del defunto Peretti o piuttosto su pressione di un altro più potente cardinale, Ferdinando de’ Medici che non vedeva di buon occhio la relazione del cognato con una donna di rango inferiore, papa Gregorio XIII impose ai due il divieto di frequentarsi, figurarsi poi di convolare a nozze. Accecato dalla passione – alcuni dicono indotta da un filtro somministratogli dalla strega greca fedele di Vittoria – Paolo Giordano Orsini spregiò il precetto pontificio. E non potendo intervenire direttamente contro il potente duca, nel dicembre 1581 il papa fece arrestare Vittoria, confinata in Castel Sant’Angelo

Nelle prigioni pontificie, la reclusa sembrava in realtà una padrona: Vittoria non poteva uscire, ma, vestita sempre con grande eleganza, si recava a passeggiare in compagnia delle proprie ancielle sui camminamenti di ronda. Leggeva, scriveva poesie e faceva da madrina alle figlie dei suoi carcerieri, cui imponeva - ovviamente - il suo stesso nome. 

Trascorsero così quasi dodici mesi prima che Vittoria venisse finalmente liberata, ma confinata nella nativa Gubbio con licenza di “contrar matrimonio con qualsivoglia persona, eccetto quella che dalla Sua Santità sa esserle proibita”. La quale persona però, nell’aprile del 1583, la raggiunse per portarla con sé nella salda fortezza di Bracciano.

Nell’autunno Vittoria e Paolo Giordano contrassero matrimonio con regolare funzione religiosa, che venne però ancora tenuto nascosto ai Medici. Ancora il 31 gennaio 1584  l’“affetionatassimo” servitore e cognato Paolo Giordano esortava il cardinale Ferdinano a non credere alle voci “false e maligne” riguardanti le nozze o che “detta signora” fosse sua moglie: “Ma non puol manco essere, così per volontà di Nostro Signore il quale ha prohibito che si possa contrahere matrimonio fra me e lei, come perch’io porto fresca memoria della dichiaratione e promessa che per mie lettere ho fatto alla maestà del Re Cattolico, all’At. del Gran Duca et a V. S. Ill.ma di non mai pigliarla”.

Per mantenere la facciata, Vittoria fu dunque costretta a vivere segregata a Bracciano, rinchiusa nei suoi appartamenti privati nei giorni in cui sopraggiungevano ospiti altolocati.

Finché la farsa fu scoperta e il matrimonio venne annullato.

Il 10 aprile 1585 papa Gregorio XIII morì e, mentre il Conclave stava riunito a porte chiuse, i recidivi Vittoria e Paolo Giordano contrassero nuove nozze. La fumata non fu però loro favorevole: tra i due contendenti, il cardinal Alessandro Farnese e il cardinale Luigi d’Este, venne eletto pontefice il claudicante Cardinale Peretti, “zio” di Vittoria Accoramboni e ora Papa Sisto V, che subito con il nome abbandonò anche il bastone.

Non erano trascorse quarantotto ore dall’elezione, che Paolo Giordano e Vittoria ripararono a Bracciano. Da qui proseguirono la loro fuga precipitosa sulle galere veneziane fino in Laguna, dove però si trattennero poco: la pinguedine del Duca era infatti ulteriormente aumentata e si era riaperta una piaga alla gamba, per curare la quale egli premeva fare i bagni ad Abano