Martini all’opera

Un grande aiuto nella ricostruzione dell’iter progettuale percorso da Arturo Martini per la realizzazione del Palinuro è costituito dai bozzetti realizzati tra il 1945 e il 1946 e ancora oggi in parte conservati. Inizialmente la figura era stata pensata con la testa rivolta verso il basso, un atteggiamento sommesso che ben comunicava uno stato d’animo di sconfitta e di lutto proprio del personaggio virgiliano. In seguito Martini sceglie di far volgere lo sguardo di Palinuro verso il cielo e le stelle, evidenziando un aspetto del personaggio più riflessivo e “positivo” rispetto a quello precedentemente messo in luce. Anche la base, su cui si adagia la figura, cambia: da una semplice e fredda roccia, Palinuro viene spostato su una spiaggia, appena bagnata dall’acqua.

La difficoltà nell'elaborare il soggetto viene documentata anche dalle numerose lettere, che l'artista scrive agli amici, chiedendo di intercedere con la committenza perché gli conceda più tempo. Il 16 maggio 1946 si rivolge così a Riccarda Ferrari: “Se puoi cerca di trovare la signorina Povoledo e convincerla di pazientare” (Le lettere di Arturo Martini, Milano 1992, p. 280); mentre il 3 luglio 1946 scrive: “Se vedi quei tali tranquillizzali perché mi lascino il tempo necessario” (ivi, p. 282).

Dopo questi mesi di attesa, il 10 luglio 1946 Martini parte per Carrara per iniziare a lavorare al marmo: “Ora parto per Carrara ... per fare in marmo la statua del partigiano… Tra due mesi la potranno ritirare se proprio sono sempre furibondi” (ivi, p. 283). Giunto al laboratorio di Ruggero Nicoli, dove risiede in pianta stabile per tutto il tempo di realizzazione della scultura, Martini usa come modello il figlio dell'amico. Lavora "in un laboratorio quasi buio, illuminato solo da una finestra laterale", come rivelerà Egle Rosmini a Carlo Anti (Diari e altri scritti di Carlo Anti, a cura di G. Zampieri, Verona 2009, vol. I, pp. 669-670). 

Una volta conclusa, l'opera viene lasciata nel laboratorio carrarese, in attesa del trasferimento a Padova. 

 

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